Monday, September 14, 2020

Leopardi:poesia e filosofia - dolore-soffre



La difficoltà d'individuazione del percorso filosofico di Leopardi è  forse dovuto all'innovazione che egli apporta al modo di filosofare, di  pensare la filosofia e di considerare l'uomo. 

Questa difficoltà pare  insormontabile; se poi si guarda alla frammentarietà dello  Zibaldone, alle sue dimensioni, si resta sconfortati, nonostante gli indici. 

Non ci sono divisioni in capitoli, nei titoli, lo Zibaldone sfugge a
questo schema, appare piuttosto come un pensiero in movimento,
contraddittorio, razionalmente inafferrabile, definibile solamente  aggrappandosi alla poesia. 


Ed in parte è così. 
Qualunque tentativo di racchiuderlo è destinato a fallire, proprio per il fatto che è altro da  ciò che significava fare filosofia fino ad allora, ed anche oggi alcuni  storcerebbero il naso al pensare Leopardi tra il gotha del pensiero  contemporaneo.
Gi� davanti all'idea ricorrente del suo pensiero, in molti dovranno
ricredersi.

5
CAPITOLO I:
IL NULLA COME POSSIBILITA'

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terrificanti.
Il nulla in Leopardi � costitutivo, � l'apertura sulla quale si pone il
divenire, ed anche nella quale si dissolve.
E' proprio l'infinita possibilit� del nulla a rendere possibile
l'individuarsi di un essere contingente e, all'interno di esso,
l'apparire dell'essere pi� possibile che esista, l'uomo, con le sue
altrettanto possibili e infinite conformazioni sociali, culturali,
politiche, morali, estetiche. Non esistono contraddizioni nell'infinita
possibilit�, n� all'interno delle sue conformazioni, contraddizione si
avrebbe soltanto se l'uomo non si accettasse come essere possibile,
ed � una contraddizione interna alla ragione: Leopardi affronta fino
in fondo questa contraddizione, "nulla al ver detraendo"
2
superandola, andando sempre oltre dove lo si voleva cercare, o
trovare forzatamente.
Leopardi gi� presagiva che "obblio preme chi troppo all'et�
propria increbbe"
3
; Socrate aveva subito la stessa sorte.
L'Atene leopardiana � l'umanit�, la sua renitenza ad accettare che
solo la possibilit� � costitutiva del tutto.
Sergio Givone parla, con Leopardi, di ontologia del nulla,
2
Canti, La ginestra, v.115, pag.203, in Leopardi "Tutte le poesie e tutte le prose" a cura di Lucio Felici e
Emanuele Trevi, 1997, Newton & Compton editori, Roma. D'ora in poi TP.
3
Canti, La ginestra, vv.68-69, in TP, .pag. 202.

9
puro fatto reale"
5
.
Il principio delle cose � il nulla, tutte le cose sono possibili, e non
c'� differenza tra tutte le possibilit� n� tra tutte le perfezioni
possibili, la conoscenza sintetica � sempre "a posteriori". In un altro
passo Leopardi dir� che "Niente presiste alle cose. N� forme, o idee,
n� necessit� o ragione di essere, e di essere cos� o cos� ec. ec. Tutto �
posteriore all'esistenza"
6
.
Le nostre idee di assoluto, di perfezione, vengono a crollare;
l'unico assoluto � l'infinita possibilit�:
"
l'infinita possibilit� � l'unica
cosa assoluta. Ell'� necessaria, e preesiste alle cose"
7
, quindi se
anche Dio esistesse si conformerebbe a questa unica necessit�
8
. Alla
finitezza dell'esistenza si contrappone l'infinit� del nulla: "Il nulla
originario non � il alcun senso Grund, ma Abgrund, lo sfondo
`senza sfondo' di tutto"
9
.
Pare che il discorso leopardiano, il suo materialismo, non lasci
scampo, la durata delle cose "� un nulla rispetto all'eternit� del suo
non essere"
10
, ma proprio come ogni discorso razionalmente
impeccabile porta alla necessaria pazzia, cos� un pensiero senza
5
Zib., 1341-42, 18 Luglio 1821
6
Zib., 1616, 3 Settembre 1821
7
Zib., 1623, 3 Settembre 1821
8
Emanuele Severino, Cosa arcana e stupenda, cap.VI par. II, 1997, Rizzoli, Milano. Severino dedica un
capitolo al riguardo, analizzando il Cristianesimo come possibilit� infinita.
9
Gianni Scalia "Leopardi e la �cognizione del nulla�, pag.228, in "Leopardi e il pensiero moderno", a
cura di Carlo Ferrucci, 1989, Feltrinelli, Milano.
10
Zib., 4130, 5-6 Aprile 1825

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rende tutti gli esseri possibili assolutamente perfetti, cio� perfetti
per se, aventi la ragione della loro perfezione in se stessi, e in
questo, ch'essi esistono cos�, e sono cos� fatti; perfezione
indipendente da qualunque ragione o necessit� estrinseca, e da
qualunque preesistenza. Cos� tutte le perfezioni relative diventano
assolute, e gli assoluti in luogo di svanire, si moltiplicano"
15
.
Mi preme affermare la limpidezza del pensiero leopardiano, un
pensiero cristallino fino nei meandri pi� nascosti dell'essere e delle
nostre paure; una semplicit� spiazzante detta il ritmo delle sue
intuizioni e la profondit� della sua indagine:
"
Pare che solamente
quello che non esiste, la negazione dell'essere, il niente, possa essere
senza limiti, e che l'infinito venga in sostanza a esserlo stesso che il
nulla. Pare soprattutto che l'individualit� dell'esistenza importi
naturalmente una qualsivoglia circoscrizione, di modo che l'infinito
non ammetta individualit� e questi due termini sieno
contraddittorii; quindi non si possa supporre un ente individuo che
non abbia limiti"
16
. Lo stare, l'esistere, l'individuarsi dell'essere ne
annuncia la sua contingenza, la sua finitezza. L'essere di cui si
predicava infinit�, onnipotenza, necessit�, si ritrova contingente: da
universale (in senso metafisico, poich� anche "quest'universo" �
15
Zib., 1792, 25 Settembre 1821
16
Zib., 4178, 2 Maggio 1826

13
La contraddizione � viva e presente nella natura: "Non pu� una
cosa insieme essere e non essere, pare assolutamente falso quando
si considerino le contraddizioni palpabili che sono in natura"
19
.
All'immobilit� e alla finitezza dell'essere si contrappone l'infinit�
e la dinamicit� del nulla, ad un essere perfetto ma morto se ne
contrappone uno vivo ma mortale.
La rivoluzione copernicana � solo la continuazione di un rapporto
uomo-universo che si evolve sin dalle prime civilt�, forse Leopardi
sorriderebbe oggi al sapere che la maggior parte del nostro universo
� costituito da materia ed energia "oscura", chi pu� pi� considerare
pessimistica allora questa affermazione illuminante: "il tutto
esistente � infinitamente piccolo a paragone della infinit� vera, per
dir cos�, del non esistente, del nulla."
20
Certo, Leopardi travalica
l'universo fisico, i suoi universi sono fisici, sociali, estetici, morali,
politici ecc. ma questa corrispondenza postuma tra fisica e filosofia
non ci sorprende pi� di tanto, si � di nuovo alle origini della filosofia.
Dopo i "fisici" presocratici c'� il "fisico" Leopardi che identifica nella
infinita possibilit� l'unica (non) causa del (non) Tutto.
Il nulla di Leopardi � solido, tanto solido che ci circonda, si �
immersi in esso, ci si sta in mezzo: "Io era spaventato nel trovarmi
19
Zib., 4099, 3 Giugno 1824
20
Zib., 4174, 22 Aprile 1826
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14
in mezzo al nulla, un nulla io medesimo. Io mi sentiva come
soffocare considerando e sentendo che tutto � nulla, solido nulla."
21
E' un nulla fisico, che coinvolge tutti gli altri livelli dell'essere
umano. Dopo la fine dell'antropocentrismo � la stessa materia a
perdere il ruolo centrale nell'universo.
La materia � solo una possibilit� del nulla, che � la vera sostanza
di cui sono fatte tutte le cose. L'uomo � un colonizzatore del nulla,
colonizzatore nel senso fisico-architettonico, nel senso poetico-
artistico, nel senso del poter essere-vita: i nostri mondi si estendono
su quest'abisso, un abisso che ci rende possibili, e solo grazie a quel
vuoto � possibile la nostra poesia. Alberto Caracciolo in un paragrafo
del suo "Leopardi e il nichilismo"
22
coglie questo rapporto essenziale
che lega Leopardi ad Heidegger: "Il Nulla [heideggeriano], (...)
rivela il mondano nella sua mondanit� e lo nientifica, disgelando la
totalit� del reale nella sua struttura ultima (...) [Come in
Heidegger] Anche il Nulla leopardiano si trasforma in Essere,
anch'esso genera angoscia e pace; anch'esso (...) pu� essere
frainteso e confuso col "nulla" del pessimismo e del nichilismo"
23
.
21
Zib., 85
22
Alberto Caracciolo "Leopardi e il nichilismo"- par.3 "Il �Nulla� di Heidegger e il �nulla� di
Leopardi".1994 Bompiani. Questo testo � molto interessante per alcune interessanti intuizioni, che per�
in molti casi rimangono allo stato embrionale, lo stesso paragrafo citato � costituito da una sola pagina,
seppur densissima e illuminante.
23
C.s., pag.49.

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