Questi nomi, più armoniosi e veri di quelli umani in quanto plasmati sull'essenza imiterebbero l'armonia musicale del moto dei pianeti: con queste premesse un nome magico inciso su una pietra poteva riprodurre l'originaria forza creatrice, che sarebbe rimasta al servizio dell'incantatore.
Tuttavia la formula doveva essere pronunciata nella sua lingua d'origine, perchè si
conservasse l'originario rapporto tra la parola e l'essere ontologico tra lettere, suoni e cose, alla formula magica corrisponde un effettivo intervento sul mondo reale.
conservasse l'originario rapporto tra la parola e l'essere ontologico tra lettere, suoni e cose, alla formula magica corrisponde un effettivo intervento sul mondo reale.
La teurgia, presupponendo un rapporto ontologico tra la
divinit�, i movimenti astrali, i numeri e i suoni, secondo tale dottrina le lettere, intese come fonemi e come numeri al tempo stesso, si trovano a partecipare della stessa essenza del divino,
di cui diviene possibile appropriarsi.
I caratteri magici rispondono esattamente a questa logica in quanto intendono invocare l'entit� divina esprimendone la ous�a. Nel suo commento al Cratilo di Platone, Proclo sostiene che il Demiurgo, nel plasmare l'universo, avrebbe dato alle cose nomi segreti pronunciati nella lingua degli d�i.
Questi nomi, pi� armoniosi e veri di quelli umani in quanto plasmati sull'essenza (pn�mataphysik�), imiterebbero l'armonia musicale del moto dei pianeti: con queste premesse un nome magico
inciso su una pietra poteva riprodurre l'originaria forza creatrice, che sarebbe rimasta al servizio dell'incantatore. Tuttavia la formula doveva essere pronunciata nella sua lingua d'origine, perch� si
conservasse l'originario rapporto tra la parola e l'essere.
S
divinit�, i movimenti astrali, i numeri e i suoni, secondo tale dottrina le lettere, intese come fonemi e come numeri al tempo stesso, si trovano a partecipare della stessa essenza del divino,
di cui diviene possibile appropriarsi.
I caratteri magici rispondono esattamente a questa logica in quanto intendono invocare l'entit� divina esprimendone la ous�a. Nel suo commento al Cratilo di Platone, Proclo sostiene che il Demiurgo, nel plasmare l'universo, avrebbe dato alle cose nomi segreti pronunciati nella lingua degli d�i.
Questi nomi, pi� armoniosi e veri di quelli umani in quanto plasmati sull'essenza (pn�mataphysik�), imiterebbero l'armonia musicale del moto dei pianeti: con queste premesse un nome magico
inciso su una pietra poteva riprodurre l'originaria forza creatrice, che sarebbe rimasta al servizio dell'incantatore. Tuttavia la formula doveva essere pronunciata nella sua lingua d'origine, perch� si
conservasse l'originario rapporto tra la parola e l'essere.
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