Wednesday, September 16, 2020

sublyme di GIACINTO PLESCIA


 



Sul sentiero di una analitica dell'esserci o dasein-analytik assentemente presente in Kant, per interpretare l'analitica della transbellezza e l'analitica del sublime.

Si approderà nella sinuosa transontologia del sublime o sublyme quale bellezza-sublime plotiniana o sublime-nella-bellezza heideggeriana, già assentemente compresenti nella prima ermeneutica del sublime longiniana o burkeiana.



 

Si offrirà preliminarmente una panoramica delle contemplanze del sublime nella classicità, quale sublime della mathesis o pitagorico o platonico svelatenza di Anassimandro sia nell'apeiron sia nell'archè, quale sublime dei quanta infiniti o del senza-fine e del senza-limiti o transapeiron: presente assentemente nell'analitica kantiana quale sublime matematico o gegenstand sublime, ovvero quale transentità sublime in transcendenza, presente solo nell'evidenza ideale della transpurezza sublime quale eccelsa e nobile magnanimità o magnitudine kolossale, sempre al di là del sensibile e del percepibile quasi fosse l'alterezza proustiana.

 

 

L'apeiron dei quanta però non è mai irreversibile: c'è sempre un  senza fine infinitesimo o una abissalità senza fondale ove si dà diafanè la transvedenza del sublime quale klinamen o ab-scissa dell'archè o dell'evento in svelatenza o della transingolarità o    transereignis o transvedenza della splendenza sublime. A quella transvisione quantica si aggiunse nel corso del tempo una dinamica del sublime interpretata dal pensiero della dynamis aristotelica, quale concentranza o enucleanza o coniuganza kategorica del dynon o phyon eraklitiano, quale essere abissale che si transevidenzi in svelatenza senza fine, quale risplendenza  sublime o transplendenza sublime o tramontanza o splendenza sublime o splendezza: qui la transpurezza è transkatarsi e la sua transfenomenica o transmorfia suscita quel sentimento o quella transtensione o quella intermittenza che tanta fortuna avrà nel pensiero di Burke e di Kant, tanto da transevidenziare in diafanè il transfenomeno del sublime o il noumeno del sublime, ovvero il sublime fenomenico e il sublime noumenico. Ma nessuno si è mai chiesto del perchè esista una musa della bellezza e non ci sia una transmusa del sublime. Forse il pensiero  di Plotino viene in svelatenza: già Sul sublime-nella-bellezza o sublime-in-svelatezza Plotino inizia con il rifiutare la tradizionale classicità della bellezza come armonia e proporzione, sostenendo che quella pare riferirsi esclusivamente alla simmetria. Al contrario, la bellezza risiede innanzi tutto negli oggetti e nelle qualità , in quanto ogni allontanamento dalla transmonade verso la molteplicità equivale a una perdita di perfezione. Epigenesi della bellezza-sublime è l’imprimersi di una forma dell’idea pervasa da una luce spirituale soprasensibile o svelatenza del sublime-nella-bellezza. In quel primo trattato Plotino riprende la tematica dell' anagogica della bellezza Platonica ove il progressivo ritorno dell’anima verso la transfera delle idee avviene tramite la contemplanza rivolta a forme di bellezza spirituali e immateriali. Platone situa la contemplanza della bellezza in sé, divina e uniforme quale forma della bellezza transvisibile l'ideale della bellezza transvisibile dalla transmente quale armonia invisibile o transonanza musicale o musica della natura stessa o svelatenza della physis.

 

Ci sono stati platonici senza Platone, e una sorta di tradizionale

Platonismo nel mondo, indipendente, ma nel vero spirito, la

Platonismo [269] dei dialoghi platonici. Ora tale un pezzo di

platonismo tradizionali troviamo in alcune ipotesi di una stretta connessione

tra ciò che può essere chiamata la qualità estetiche del mondo circa

noi e la formazione di carattere morale, tra estetica ed etica.

Ovunque persone sono state inclini a porre l'accento sulla colorazione, per

esempio, allegro o di altro tipo, delle pareti della camera in cui

i bambini imparano a leggere, come se qualcosa che aveva a che fare con la

la colorazione delle loro menti; sul possibile effetto morale della bella

antichi edifici di alcune delle nostre scuole e università; sulla

edificio di carattere, in qualsiasi modo, attraverso l'occhio e orecchio; la Consulta

spirito di Platone è stato inteso per essere, e giustamente, anche da coloro

che forse non hanno letto Platone Repubblica, in cui tuttavia facciamo

trovare la connessione tra il carattere morale e le questioni di poesia e

arte fortemente affermato. Questo è da osservare in particolare nel terzo

libri e decimo della Repubblica. L'interesse principale di questi libri si trova

nel fatto che in essi leggiamo ciò che veramente ha detto Platone su un argomento

concernente le persone che sono state così pronto a mettersi sotto la sua

autorità.

 

Si dice con immediato riferimento alla metro e le sue diverse forme in

versetto, come un elemento in generale il trattamento di stile o modo

(lexis) + al contrario di materia (logoi) + nella fantasia

letteratura, con la quale, come in passato il tempo [270] istruzione dei

cittadini dell'Unione Perfect Città avrà inizio. E 'tuttavia a proprie

esprimere il suggerimento che si può applicare ciò che dice, in primo

esempio, circa il metro e in versi, a tutte le forme d'arte qualsiasi, alla musica

(mousik) + in generale, a tutte le questioni su cui le Muse di greco

mitologia presiedere, a tutte le produzioni in cui la forma conta ugualmente

a, o per più di, la questione. Supponendo quindi che dobbiamo

qui, con contorni e tendenza almeno, la mente di Platone per quanto riguarda

etiche influenza delle qualità estetiche, cerchiamo di distinguere

chiaramente le linee centrali di tale tendenza, del platonismo in arte, come

è veramente di essere trovati in Platone.

 

"Hai percepito non avete", osserva il platonico Socrate,

"che gli atti di imitazione, se iniziare ai primi di vita, e continuare,

stabilirsi in uno di natura e le abitudini, sia per quanto riguarda il corpo,

i toni della voce, le vie della propria mente. "

 

Sì, che potrebbe sembrare una questione di osservazione comune, e ciò che è

strettamente platonica qui e in quello che segue non è che l'accento del

affermazione. Cerchiamo di impostarlo tuttavia, per motivi di effetto decisivo,

immediata connessione con alcuni altri punti di Platone estetico

dottrina.

 

Poi imitazione, imitazione attraverso l'occhio e orecchio, è irresistibile in

la sua influenza sulla natura umana. E in secondo luogo, noi, i fondatori, i

persone, di Repubblica, della città che è di [271] perfetto, hanno

per la nostra peculiare finalità la semplificazione della natura umana: un obiettivo

un po 'costoso, per Ne consegue, in terzo luogo, che l'unico tipo di musica,

di arte e di poesia, ci permesso di noi stessi, i nostri cittadini, sarà di

un carattere austero, in forza di una sorta di "auto-negando l'ordinanza". Noi

deve essere una comunità con fervore estetico, se si, ma essa

anche molto fervida "renunciants," o asceti.

 

In primo luogo, le anime degli uomini sono, secondo Platone ritiene che il

creature di ciò che gli uomini vedere e sentire. Che cosa sarebbe probabilmente trovato in un

solo numero limitato di persone sensibili, un costante suscettibilità a

gli aspetti e le altre qualità sensibili delle cose e delle persone, alle

elemento di espressione o di forma in loro e dei loro movimenti, a fenomeni

in quanto tale - questo suscettibilità Platone presuppone, con gli uomini in generale. Esso è

non tanto la questione di un'opera d'arte, ciò che è trasportato in e di

il colore e la forma e il suono, che dice su di noi educativo --

soggetti, ad esempio, sviluppato dalle parole e scenario di un gioco - come

la forma e le sue qualità, concisione, semplicità, ritmo, o,

contrariwise, abbondanza, varietà, discordia. Tali "estetica" qualità,

di quella che potremmo chiamare a rigor di logica, la frase, metabasis eis allo genos, +

derivazione in un altro tipo di materia, si trasformano, nel

di temperare il paziente ascolta o spettatore, in termini di etica,

nella sfera dei desideri e la volontà, di morale del gusto,

engendering, infermieristica [272], strettamente morale effetti, ad esempio

condizioni di sentimento e la volontà, come Platone richiede nella sua Città di

La perfetta, o piuttosto il contrario, ma quasi in ogni caso indifferente,

condizioni.

 

Imitazione: - si entra nel fastnesses molto di carattere, e noi,

le nostre anime, noi stessi, sono per sempre imitare ciò che vede e sente, la

forme, suoni che ritrovo nostri ricordi, la nostra immaginazione. Noi

imitare non solo, se vogliamo svolgere un ruolo sul palco ma quando ci si siede come

spettatori, mentre i nostri pensieri seguire la delibera di un altro, quando si

leggere Omero e mettere in noi stessi, alla leggera, scorrevole, in luogo di

coloro che egli descrive: noi inconsciamente imitare la linea e il colore del

muri attorno a noi, gli alberi per strada, gli animali che per animali da compagnia o fare

l'uso di molto il vestito che indossa. Solo, Hina m ek ts mimses tou

einai apolaussin. + - Dobbiamo stare attenti gli uomini come raggiungere la verità molto di ciò che

essi imitare.

 

Che poi è il primo principio di Platone estetica, il suo primo

considerazione per quanto riguarda l'arte della città di La perfetta. Uomini,

bambini, sono esseri sensibili, in larga misura condizionata dalla

mero aspetto della loro "medio". Come quelle insetti, potremmo fantasia, di

naturalisti che ci dicono, tenendo colore dalle piante a presentare,

essi verranno a partita con molto servilismo gli aspetti del mondo

su di loro.

 

Ma il popolo della Città Ideale non [273] esserci a tutti i

fatta eccezione per mezzo di un rifugio, un esperimento, o il tour de force, nel morale

e filosofia sociale, e questa circostanza determina la seconda

costituente principio di Platone estetico regime. Noi, quindi, il

fondatori, i cittadini, della Repubblica hanno un particolare scopo. Noi

sono qui per sfuggire a, di resistere, un certo vizioso centrifughe

tendenza nella vita, in greco e in particolare in vita ateniese, che fa

ma si propagano come uno vizioso tendenza in noi stessi. Noi siamo a diventare --

come i pezzi di una macchina! è possibile che si lamentano n. .--, come esecutori

piuttosto, individualmente, può essere, più o meno importanza, ma ogni

con un necessario e inalienabile parte, in un perfetto esercizio musicale

che vale la pena, mentre, o in alcuni sacra liturgia, o come soldati

in un esercito invincibile, invincibile, perché si muove come un uomo. Noi siamo

di trovare, o essere messo in, e mantenere, ognuno la sua sede naturale; a

coltivare quelle qualità che garantisca la padronanza su noi stessi, la

subordinazione delle parti a tutto, musicali proporzione. A questo

fine, come abbiamo visto, Platone, un remorseless idealista, è pronta anche a

sopprimere le differenze di sesso maschile e femminile carattere, di fondere, a

perdere la famiglia in campo sociale aggregato.

 

Imitazione quindi, possiamo riprendere, imitazione attraverso l'occhio e orecchio, è

irresistibile nella sua influenza sulla natura umana. In secondo luogo, i fondatori

della Repubblica sono di sua finalità legato alla semplificazione delle

la natura umana: [274] e la nostra conclusione pratica segue a rigor di logica,

ordine. Mette a noi, e severamente mantenere, un "auto-negando" ordinanza in

questa materia, in materia d'arte, di poesia, di gusto e cultura in tutti i suoi

varietà; una regola, di cui Platone stesse parole, applicato da quest'ultimo nelle

primo grado a ritmo o metro, ma come tutti i egli dice in proposito

abbastanza applicabile a tutta la gamma musicale o di effetti estetici,

Sarà il breve riassunto: Alternations saranno pochi e lontani tra: --

diversamente da come i metodi di la poesia, l'arte, i cori,

abbiamo la maggior parte di noi ama così tanto, non necessariamente perché i nostri sensi sono

inapt o poco: - Smikrai hai metabolai. + non consente musicale

innovazioni, Aristophanic non grida, non imitazioni tuttavia intelligente di

"i suoni del flauto o la lira," non libero di imitazione umana

bestiali voce di suoni o meccanico, tali artisti come sono "come un

specchio svolta su tutti. "Ci sono stati vulgarities della natura, si vede,

nella gioventù di Atene, anche ideale. Tempo, naturalmente, in quanto tale, è di per sé

una sorta di artista, rifilatura piacevolmente per noi ciò che sopravvive dei rude

mondo del passato. Ora Platone metodo promuovere o anticipare le

lavoro del tempo che in materia di vulgarities del gusto. Sì, quando si

leggere la sua norme di precauzione, è diventato pienamente consapevole del fatto che anche in

Atene vi erano giovani uomini che ciò che è stato colpito meno fortunati ad

le abitudini, i piaceri, la sordida attività di classe sotto di loro.

[275] Ma essi non sarebbe consentito molto a modo loro nelle strade

o altrove in un mondo riformato, al cui scelto imperiale gioventù

(Basilik phyl) + non sarebbe consentito anche a pensare di una qualsiasi delle

quelle cose - oudeni prosechein tonnellata voun. + A loro, ciò che è stato illiberale,

il illiberale artigianato, sarebbe (grazie a loro ben formato di potenza

astrazione intellettuale!) come se non fosse. E se l'arte, come

legge, essere, come pensa Platone, "una creazione della mente, in conformità a destra

motivo, "noi non desideriamo per i nostri ragazzi cantare come mera uccelli.

 

Ma che prezzo non sarebbe musicale conoscitore pagare per gestire il

strumenti si può vedere nella fantasia che passa attraverso le porte della

La città di Perfetto, bandito, non perché non c'è nessuno nel suo

pareti che conosce l'uso o avrebbero piacere ricevere da loro (uno

delicata sensibilità in materia di Platone, come è stato detto,

presuppone), ma proprio perché sono così seducente, deve essere

quindi trasportato a qualche altra sostanza, meno favorite

vicinato, come veleno, direi! veleno morale, per i propri nemici '

l'acqua delle sorgenti termali. Tutta una classe di pittori, scultori, operai qualificati

di vario tipo come andare in bando - essi e le loro strumenti molto;

non, ancora una volta osservare con attenzione, perché sono cattivi artisti, ma molto

buone .-- Alla mn, Adeimante, hdys ge kai ho kekramenos. + art, come

tale, come Platone sa, non ha alcun scopo, ma per sé, la sua perfezione.

Il buon arte del [276] Perfect City è infatti l'arte di

disciplina. Musica (mousik) + tutte le varie forme di arte, sarà

ma gli strumenti di uno dei suoi più di mastering-sociale o politico

fine, irresistibilmente il suo modo conforme imitative oggetto di unità a

tipo: saranno né più né meno di tante varianti, in modo da

parlare, della tromba di guardia.

 

Oppure, supponiamo che ancora una volta che un poeta trova il suo modo per noi ", in grado di suo genio,

come egli sceglie, o come il suo pubblico sceglie, a diventare tutte le cose, o tutti i

persone che, a sua volta, e in grado di trasformare anche noi in tutte le cose e

persone che, a sua volta, come abbiamo ascoltare o leggere, con una fluidità, una versatilità

di umorismo quasi pari alla sua, un poeta miriade di spirito, come si dice,

quasi in Platone precise parole, come i nostri migliori tocco di lode, di

Shakespeare per esempio, o di Omero, di cui egli è stato il pensiero: - Beh!

ci sono stati fissati a la guardia. Non abbiamo spazio per lui. Divina,

delizioso, che, "se è venuto a nostra città con le sue opere, le sue poesie,

che desiderano fare una mostra di loro, dobbiamo certamente fare di lui

riverenza come un oggetto sacro, meraviglioso, delizioso, ma dovremmo

non lasciarlo soggiorno. Dobbiamo dirgli che non vi è, né può

essere, come uno che in mezzo a noi, e così inviare lui per il suo modo di alcuni

altre città, dopo aver unto la sua testa con mirra e coronato di lui con un

ghirlanda di lana, come qualcosa in se stesso mezzo-divina, e per noi stessi

dovrebbero avvalersi di alcuni di più austero e meno gradevoli specie di poeta,

per la sua pratica [277] usi. "T austroter kai adester poit,

Phelias heneka. + Non, come ho detto, che la Repubblica non più di

Lacedemone sarà un artless posto. Platone estetico regime è

effettivamente basato su un alto grado di sensibilità a tali influenze in

le persone che si occupa di .--

 

Diritto di parola, allora, e rettitudine di armonia e di forma e

ritmo ministro per la bontà della natura, non che di buon carattere

che così chiamata con un nome morbido, essendo veramente silliness,

ma il quadro d'animo che in verità è molto giustamente e

abbastanza ordine per quanto riguarda la morale abitudine .-- La maggior parte certamente

egli ha detto .-- Non deve queste qualità, quindi, essere ovunque

perseguito dai giovani uomini se vogliono fare ciascuno la propria

azienda? - perseguiti, certamente ora .-- pittura, suppongo, è

piena di queste (quelle qualità che sono in parte etico, in parte

estetico) e tutti i artigianale come quella; del tessitore arte

è pieno di loro, e la inlayer l'arte e la costruzione di

appartamenti, ville, e il lavoro di tutti gli altri apparecchi della vita;

inoltre la natura del nostro proprio corpo, e di tutti gli altri viventi

cose. In tutti questi, giustezza o wrongness di forma è

inerente. Wrongness e della forma, e la mancanza di ritmo, la

mancanza di armonia, sono fraterna a faultiness di mente e di caratteri -

ter, e il contrario di qualità opposta condizione --

temperato e il buon carattere: - fraterna, aye! e le copie del

li .-- Sì, in modo del tutto: egli ha detto .--

 

I nostri poeti devono, quindi, da solo essere sotto controllo, e costretto a

l'immagine di lavoro del bene nelle loro opere poetiche, o di non

lavoro in mezzo a noi, a tutti i, o gli altri devono anche essere artigiani

controllato, e dal sedile di lavoro e questo faultiness

intemperance e illiberality e formlessness di carattere

in se le immagini di creature viventi, o nelle case

essi costruire, o di qualsiasi altro prodotto del loro mestiere qualunque;

o che egli deve non è in grado di farlo essere vietato praticare

la sua arte in mezzo a noi, fino alla fine che i nostri tutori non possono,

coltivata in immagini di vice come in un vizioso pascolo, ritaglio

e abbattimento molto ogni giorno a poco a poco da molte fonti,

la composizione di alcuni insieme una grande male nella loro anime, vai

impresa? Non si deve piuttosto cercare per coloro che artigiani

hanno il [278] potere, di modo della propria forza fisica, a

monitorare la natura delle belle e seemly, fino alla fine

che, vivendo come in alcuni sani luogo, i giovani maggio

ricevere bene da ogni lato, whencesoever, da fiera opere

d'arte, né con la vista o su qualsiasi cosa audizione di sciopero,

come si trattasse di una brezza che porta la salute derivanti da gentilmente luoghi, e

straightway infanzia da renderle a ignorare e somiglianza

amicizia e di armonia con la giusta ragione? - Sì: egli rispose: in

in questo modo sarebbero di gran lunga migliori istruiti .-- Ebbene, ho detto,

Glaucon, per i suddetti motivi non è l'educazione alla musica del

massima importanza - perché, più di ogni altra cosa, ritmo

e l'armonia rendere il loro modo in intima la parte del

anima e attecchire su di essa con la massima forza, portando

con loro correttezza della forma, e di pronunciare la forma giusta, se

uno essere correttamente addestrati, se non il contrario? e di nuovo

perché lui che è stato addestrato in quel reparto debitamente,

hanno il senso di acuta sviste (tn paraleipomenn) + e

di cose che non si è abbastanza, se di arte o di natura (m

kalsdmiourgthentn Kals phyntn m) + e disliking loro,

come egli dovrebbe, lodare le cose belle, e che, a causa di

la sua gioia in questi, la loro ricezione nella sua anima, essere alimentata

di essi, e diventare kalokagathos, + mentre egli addebitò la base,

come egli dovrebbe, e odiato, mentre ancora giovane, prima che fosse

in grado di fermare una ragione, e quando la ragione viene apprezzerebbe

, riconoscendo che la sua parentela di per se stesso - la maggior parte di tutti uno

così ha insegnato? - Sì: egli rispose: mi sembra che per motivi

come questi la loro istruzione dovrebbe essere in musica. Repubblica, 400.

 

Capire, allora, la poesia e la musica, le arti e mestieri, dei

La città di Perfect - che cosa rimane di loro, e ricordare come il

Greci stessi sono stati utilizzati per dire che "il mezzo è più che il

suo complesso ". Liken la sua musica, se volete, di musica gregoriana, e chiamata a

mente il tipo di architettura, militare o monastica di nuovo, che deve essere

costruito a tale musica, e poi il tipo di colorazione che riempirà la

[279] gelosamente assegnato spazio su pareti, il tipo di intaglio che

sarà venture per la visualizzazione sul cornicione o al capitale. Le pareti, i

pilastri, le strade - che vedete in pensiero! anzi, la stessa alberi e

animali, l'abbigliamento di coloro che sposta lungo le strade, il loro aspetto

e voci, il loro stile - la hieratic Dorian architettura, a parlare

precisamente, il Dorian modo ovunque, in possesso di tutta la

vita. Confrontare, per ulteriori vividezza di entrata in vigore, a edificio gotico,

il gotico cistercense, se volete, quando San Bernardo che aveva eliminati

ancora di un barbaro superfluity di ornamento. Sembra un lungo cammino da

il Partenone a Saint Ouen "dei corridoi e archi" o Notre-Dame

de Bourges; ancora che illustrano quasi equamente la direzione del

Platonico estetica. Quelle chiese del Medio Evo hanno, come tutti noi

sentono, i loro loveliness, ma di una sorta di poppa, che affascina mentre

forse è repels noi. Possiamo provare difficile come altrettanto bene o meglio

architettura di una più o meno natura diversa, ma per tornare a loro

ancora una volta che il segreto del successo finale è loro. La rigida logica

del loro fascino controlli nostro gusto, come logica corretta la lega

di intelligence: avremmo qualcosa di qualità che, se si può, per

noi stessi, in ciò che facciamo o fare; sentire, sotto la sua influenza, molto

diffidenti dei nostri sciolte, o sgargianti, letteralmente o insignificante,

decorazioni. "Resta poi", spiega il Platonist, forse troppo sanguigna, --

"Rimanete", dice ai giovani, "in questi [280] luoghi, e simili, di

loro, e meccanicamente, irresistibilmente, l'anima di essi impregnare

la tua. Accanto a ciò che è in congruenza con loro in ordine di

udito e vista, si dirà (nonostante, può essere, di unkindly

natura a fare il tuo primo) su di molto il tuo volto, il suo camminare e

gesti, nel corso di concatenamento e il tuo intimo pensiero ".

 

E equazione debitamente fatto di ciò che è personale e solo temporanea

Platone in vista delle arti, può essere salutare per tornare di volta in

tempo per la platonica estetica, di trovare noi stessi sotto la più

esclusiva influenza di quelle qualità nel genio ellenica ha

quindi sottolineato. Che cosa avrebbe promuovere, quindi, è l'arte, la

letteratura, di cui tra le altre cose si può dire che esso sollecita

un certo sforzo da parte del lettore o spettatore, che è una grande promessa

espressività da parte dello scrittore, l'artista, se per il suo

parte porterà con sé una grande attenzione. E in che modo soddisfacente,

come rassicurante, in che modo lusinghiero a se stesso dopo tutto, tale lavoro davvero

è - il lavoro che si occupa di come uno studioso, formato, maturo e

Manly. Coraggio - andreia + o manliness - manliness e temperanza, come abbiamo

sa, sono stati i due virtù caratteristica di questo vecchio mondo pagano, e

certamente in arte sembrano essere coinvolti in un l'altro. In Manliness

arte, ciò che può essere, come distinta da quella che in opposizione ad essa

[281] deve essere chiamata la Consulta femminile di qualità, - che cosa, ma una piena

coscienza di ciò che si fa, d'arte in sé l'opera d'arte,

tenacia di intuizione e di conseguente fine, lo spirito di

costruzione al contrario di ciò che è letteralmente incoerente o pronto a

cadono a pezzi, e, in opposizione a ciò che è hysteric o lavori a

casuale, il mantenimento di una norma. Di tali thos + arte piuttosto che

+ pathos sarà l'umore predominante. Platone di utilizzare la propria espressione

ci saranno qui non paraleipomena, + no "negligenze", non femminile

la dimenticanza di se stessi, nessuna opera d'arte a unconformed

il principale intenzione dell'artista, che volontà, ma aumentare il suo potere di

riserva. Un artista del genere sarà apt, naturalmente, di esprimere

più di lui sembra effettivamente da dire. Egli economises. Egli non rovinare

buone cose di esagerazione. Grezzo, promiscua ricchezza della natura

si riduce di grazia e di ordine: riduce, può essere, Lax versetto a staid

prosa e temperato. Con lui, il ritmo, la musica, le note,

farsi sentire da seguire, o meglio accompagnare letteralmente come ministri, il

senso, - akolouthein tonnellata di accesso. +

 

Possiamo piuttosto preferisco il pieno giorno del Veronese per il contrasto

luce e ombra, anche di Rembrandt e un pittore vi dirà che il

prima è effettivamente più difficile da raggiungere. Temperanza, la

temperanza del giovane Carmide, super-indotta su una natura

originariamente ricco e appassionato, - Plato 's proprie [282] nativo preferenza

per questo è solo rafforzata dalle particolari esigenze del suo tempo, e la

condizioni di molto la situazione ideale. Il diamante, ci viene detto, se è

un'ammenda uno, può guadagnare in termini di valore di ciò che è tagliato fuori. E 'stato dopo tale

moda che la gioventù virile di Lacedemone era stato tagliato e scolpito.

Anche per Plotino la transvisione della bellezza sensibile è fondamentale nella katarsi e ascesi e purezza : L’anima purificata diventa forma, una ragione, si fa tutta incorporea, intellettuale ed appartiene interamente al divino, ov’è la fonte della bellezza e del sublime-nella-bellezza, la bellezza-sublime dell’anima consiste nel rassomigliare al dio o nella svelatezza della transmorfia divina, poiché da lì deriva la bellezza-sublime e la natura essenziale dell' essere. Transvisione di svelatenza delle immagini della vera fonte della bellezza-sublime in sé, la bellezza-sublime a tutte le transentità la dà rimanendo in sé, senza ricevere nulla in sé.

Platone non aveva condannato l’arte mimetica, mimetike techne , ma solo quella che imiti il sensibile e non il modello intelligibile, o l’idea. Plotino sostiene che l’ arte si sviluppi da un’idea presente nella transmente capace di imprimere o transformare: l’arte non è più così imitatio dell’ingannevole mondo delle apparenze sensibili, né subordinata alla contemplazione di un’essenza metafisica e sovraindividuale, bensì reca in sè un’idea di bellezza sublime, o è la svelatenza del sublime-nella-bellezza: una tesi Plotiniana destinata alle poetiche del neoplatonismo rinascimentale, per la transvedenza o svelatenza del transmito di Kalypso la disvelatezza del transmito del sublime-nella-bellezza, quale transbellezza in transestasy transtabile, diafanè, fluttuante, phyon o dynon o transmorfia o transplendenza sublime o splendezza sublime in contrastanza transdelirante assentemente presente, o che si sveli solo nell'infinito o nel transinfinito o nel senza-fine o nell'abisso del senza-entità della transvedenza o che aleggi sempre entousiasta , nella transvedenza sempre ab-scissa dell'essere-sublyme in transmitica alterezza quale svelatenza della bellezza-sublime o sublime-nella-bellezza. Il transmito inizia la transvedenza quando tutti fuggono dalla distruzione. Solo l'eroe della naufragranza svolta altrove verso il transmito della Nympha Kalypso, la dea della bellezza sublime diafanè in transvedenza o la singolarità primigenia della transmusa del sublime.

Gli dèi della bellezza Olimpica o la dea della lucentezza o della splendezza, desolati, disvelano la destinanza della naufraganza in un isola boscosa quale ombelico di tutti i mari. Una dea sublime abita o soggiorna nella transradura sublime figlia di Atlas, il mago o padre della magia o dei miraggi sublimi. E' la transmusa della transvedenza abissale che abita le profondità dell'isola di Ogigia, è la Nympha del sublime o la Nympha Kalypso, è la dea dell' essere sublime o Kalypso distesa nel mare sublime, con brezze ariose, oltre l'oceano sconfinato, superiore, immersa nel mare e nella transonanza dei gabbiani, sulle violette increspature dell'oceano. Là la Nympha Nello spazio della transradura sublime interna accoglie l'eroe della naufraganza, lei stessa la dea sublime, cantando con una bella voce, una sublime armonia afenomenica o transonanza o transcordanza, alla sua transvedenza, diafanè, transvisibile in una navetta dorata. L'ingresso è diafanè malvarosa in transvedenza e profuma di cipresso, sotto gli archi delle cave c'è una vasta distesa, o transpazialità, di giardini di vite: qui ha avuto inizio la vicenda o il transmito del sublime, come le acque cristalline e violette in diafanè, lì nella meraviglia per la transvedenza dell'essere sublime. Kalypso la sublime dea si svelò così faccia a faccia in nobile alterezza, quasi estranea all'altro eroe solo della naufraganza, ma dentro la singolarità quale transinfinito nell'archè: era seduta sulla riva o sulla transradura transpaziale abissale in transplendenza e pianse nel suo cuore con lacrime, sospiri, dolori, doglianze. Kalypso sublime in transonanza e transcordanza con l'ermeneuta Hermes, seduto in sedia lucente, iniziò a interrogare o interpretate la dea del sublime: Quale è la missione qui, Hermes, dio della bacchetta dorata? Lei è la dea della sublime accoglienza o concentranza sublime che transconsenta alle desideranze sublimi con ambrosia, mescolata con nettare di malvarosa. Kalypso la dea sublime al Dio ermeneuta Così si svelò: La dea Kalypso della sublime transradura transpaziale abissale Ogigia, mondità sublime e subliminare e luogo di vento e onda che transconcorda in transonanza. Dea sublime, notte-tempo, dopo aver trascorso il giorno seduta sulla spiaggia rocciosa sublime, e soggiornato in transcordanza con uno spargimento di lacrime e angosce e doglianze in contemplanza transvedenza così parlò Kalypso: Ascolti infelice eroe della naufraganza. Venga qui e prenda gli strumenti di bronzo, tagli e costruisca in elevatezza, in modo tale che si possa procedere nel nebbioso oceano. Io stessa le darò vestiti da indossare e invierò un giusto vento che le consenta di raggiungere sano e salvo la salvezza, grazie alla sublime divinità. Le sue parole finì, così parlò la sublime ed uscì rapida in volo: Dea del sublime o   dell' abisso sublime, così sconcertante e così pericolosa.

Queste sono state le sublimi parole o così parlò Kalypso dal sorriso sublime e carezzevole più solenne e più temibile e più beata degli dèi, in seno nelle insenature abissali sublimi transinfinite   della divinità della sublime Dea Kalypso, mentre le sue ancelle transversavano nettare e ambrosia. Kalypso la dea sublime parlò così. Allora, la mente è saldamente fissata nell'eterno ritorno? Và eroe della naufraganza e la gioia sublime sia lì, al di là.

Così parlò Kalypso la transmusa del sublime e affondò il sole e le tenebre, quindi il piacere l'un l'altra con le Nymphe in lungo mantello argentato, grazioso e delicato: un bel giro d'oro in cingoli sulla sua vita e una sciarpa scivolò sulla sua testa. Poi transformò la mente dell'eroe della naufraganza per la partenza. Lei gli donò una grande ascia di bronzo, facile da esercitare, con doppia lama, bella e lucida, transportò di gran lunga alberi ad alto fusto in piedi lì, torreggianti in abete bianco, pronti per restare a galla facilmente in transequilibrio transtabile. Kalypso diafanè sorgeva nella transplendenza, tornata ad essere la dea dell'eterno ritorno del sublime, iniziò ad abbattere alberi. Quindi la dea del sublime attraversò le transtringhe e li connesse in   transcordanza o in esattezza, in una armonia invisibile di articolazioni sublimi transvisibili. Nel frattempo la dea del sublime transportò frammenti di veli per le vele della navetta dell'eterno ritorno sublime e la chiamò Lady Kalypso; bagnò e rivestì in dolci indumenti profumati l'eroe della naufraganza e a bordo gettò un' altra e più grande fragranza per un giusto vento caldo e gentile! Che cosa sarà di me? Così parlò Kalypso: che cos'è che si dà nel giorno sublime? che cos'è che si dà nel tempo sublime? che cos'è che dà i sogni sublimi? che cos'è che dà l'universo sublime? che cos'è che dà la notte sublime? che cos'è che dà le stelle sublime? che cos'è che dà alle pupille il sublime? che cos'è che dà il sublime? che cos'è che dà il mito del sublime? che cos'è che dà il silenzio sublime? che cos'è che dà l'anima sublime? l'essere sublime? essere assentemente presente nel sublime o essere presentemente assente nel sublime? La   transvedenza diafana dell'essere sublime dell'essere o essere il sublime dell'essere o essere sublime in essere? Tenera è la morte sublime, tenera è la morte quando s'annuncia con le stelle sublimi, quasi fossero pupille volanti del sublime. Oh quanti giorni ancora e poi il nulla sublime? Si vedranno le pupille sublimi nella notte sublime, quando saliranno al cielo quali stelle, oh le regalo il nulla sublime, perchè si possa colmare d'infiniti baci, mah i sogni che aleggiano la morte sono già giunti in punta di piedi, prima della fine dei tempi, quando la follia approda al mattino, prima che la luna sublime eclissi e il sole canti le lodi al cielo. Oh arriverò a sognare il vuoto sublime, pieno di sublime, denso di sublime? Ah essere più imprevedibile delle onde, più libera dei sogni, più lontana delle galassie, quale essenza errante nell'universo del tempo sublime, ah l'abisso sublime dei sogni ove ogni luce narra la transinfinità sublime, quale essenza che  possiede in sé l'indeterminatezza del sublime. Nell'anno della morte e della creatività venne la dea del sublime per l'ultima volta, nei secoli, tra un secolo, così parlò Kalypso, avrà un quarto d'ora ancora soltanto e così nei secoli che seguiranno: saranno transinfiniti quarti lunari sublimi per transinfiniti secoli sublimi. Venne dalla bianca neve per la naufraganza nel mare del sublime, ove è inebriante naufragare, per l'ultima volta, nel secolo di un tempo sublime al tramonto, quale splendenza sublime o quale archè dell'essere sublime o quale nuova inizialità dell'esserci sublime, sì ma con chi? Poiesis sublime o transpoiesis, come la dea del sublime nel deserto, come la dea nel nulla sublime si svelò nella transplendenza, solo di sé ma non disse nulla disvelò la sua misterica bellezza sublime. Ah solo un tempo sublime ci dà la vivenza sublime, mentre gli universi si giocano l'esistenza. Ah a volte la sera sublime viene d'incanto, senza  la transvedenza mondana, senza pace, senza terrore, senza volare. Si ascolta la transonanza del sublime con il senso dell'attesa delle parole dell'incanto, che fu sublime, in un epochè di dasein e di morte. Lì si sogna la dea degli eventi sublimi, senza averla mai vista, nè udito il fascino della sua phonè, ma la si sogna così come è in transvedenza: sublime, altera, fin al punto d'infilzare i cuori con la luce dei suoi occhi e lasciare alla deriva gli esseri della speranza. Sublime l'accolse morente, dopo la battaglia e l'incontrò di notte alla luce degli incanti sublimi:canti? Le chiese. Mai, rispose. Ah le stelle , non sono mai lì per rispondere ai sogni sublimi dell'essere. Ah perchè c'è la transvedenza stellare? Perchè c'è la transvedenza nel mondo?   Perchè d'improvviso, d'incanto, senza attendere né preghiere nè desideri? perchè quando la luce scompare e le ali della notte paiono avvolgere ogni orizzonte, ogni evento, ogni tempesta,  solo allora la stella del creato lancia al mondo la sua seducenza sublime e fa volare i sogni nella transmente senza luce nè splendore? perchè l'altera si disvela verso sera, quando ogni speranza del giorno è nulla e induce a pensieri disperati e disperanti? perchè la stella è indifferente ai giorni a alle notti e all'essere e alla morte? E appare solo quando la sua intenzionalità lo desideri? Ah essere accolti nel genio della sua essenza e con sorpresa, quasi fosse una guerra lampo: alle domande rispose con un sorriso sublime e indicibile: chi credi che decida? La dea del sublime da sola, giacchè è inizialità dell'erranza sublime: gli eventi sublimi sono già nella transmente, perchè transinfinita e sempre oltre gli altri genii. Ah volare oltre l'orizzonte per assistere all'evento del sublime, ma la notte dissipa le sue ombre e le ali non spuntano al calar del sole, forse sarà per un'altra sera, quando l'atmosfera brillerà di nuovo con la luce sublime  e l'incanto svelerà all'essere i misteri sublimi del mondo, solo allora la dea del sublime accoglierà la desideranza, perchè solo allora la dea sublime desidererà salvarci. Oh già l'universo imbruna e aldilà del tempo scelto dagli eventi i venti secolari trascorrono, col senso del sublime nulla: prima? Chissà? Poi? Ci sarà? Forse la sua transvedenza diafana lascerà credere d'essere lì per il nulla ed invece è con la testa nei suoi pensieri e con la transmente nei pensieri della divinità sublime, con il corpo nei desideri e con la transmente nei pensieri del nulla sublime, del niente sublime ma mente sapendo di mentire, senza venire al mondo, senza essere presente all'essere quale sublime transpoiesis in estasi sublime, quale splendenza in estasi tra i sentieri che si biforcano, l'invisibile presenza della divinità sublime s'eleva e indica la via della sublime destinanza, aldilà sublime o là nelle colline tra il mare e il cielo, lì la dea del sublime    offrirà i suoi doni all'essere che lasciò la sua vita agli inferi, per svelare il sorriso della seducenza sublime, che riempì la transmente, ogni attimo, dal fuggente al mai giunto in prossimità degli eventi sublimi. Non c'è più la desideranza: è la flebile luce che s'offre alla assurda essenza del bruciare per esistere. Ah l'estasi sublime è svanita nel nulla, nel niente si vive una sola volta,   la prossima non ci sarà: né in cielo, né nel creato dell'evidenza ideale. Ah l'estasi sublime che si lascia consumare piano, quasi fosse prelibata delizia della notte sublime, la quale arriva in punta di piedi e mai lascerà l'essere silente, con i suoi occhi splendendi più delle stelle vicine o che brillano in lontananza siderale. Si desidera allora aprire la porta ed uscire dall'incubo che assale ogni orizzonte e lascia solo il nulla, quale unica consolazione della sera che arriva prima del brillio stellare e si lascia andare alla deriva: non si gioca più con la sorte, né si ascolta più  la voce delle illusioni, si ignora l'assenza assoluta, si mitiga il vuoto con il vento dell'evidenza ideale, si lascia alle lusinghe il tempo necessario per sparire. Da lontano si sogna le estati senza  estasi, senza parole per parlare al cuore più profondo degli universi e si chiede a chi lì vi abiti per quale ragione la luce abbia abbandonato la sua essenza estatica ed ora opprima quale ferita della transmente? Ah come è sublime amare quando si pensa al suicidio al mare, ah il tempo dell'esserci può essere letale. Lì lunghi anni son trascorsi d'incanto sublime solo per attenuare il risveglio: la sera sublime richiama le sue stelle e la luce raccoglie le sue ultime transvisioni, per sparire e riposare, ah dove andare? Se chi si vuol raggiungere ama il sublime errare? Altrove? Là ove la voce non risuona mai nell'udito della transonanza? E i transensi si perdono tra transinfinite varietà come fiori senza profumi e lumi con la forma delle ombre sublimi? Addio ai pensieri che giocano solo con le illusioni e lasciano all'incanto il sublime: tanti anni luce saranno mitiche immagini sublimi? ah il profumo della partenza è sublime o è intenso  come quello del suo arrivo. Sublime giacchè si sogna d'essere aldilà dei paradisi perduti per delirare con il peccato e il senso dell'essere sublime, in un mondo sublime che parlerà alla sera sublime e alla luna? Mai si saprà. Con i raggi di luce sublime, unico regalo della dea della desideranza sublime, la transmente naufraga nel tempo sublime: nell'essenza dell'essere sublime, quale abisso ob-scuro sublime che scava dentro l'exsistenza per colmare il niente sublime. Ah l'abisso sublime che s'insinua denso d'oscurità, abitato dalla dea del sublime più atroce, quale assenza assoluta dello s-guardo astrale o della transvedenza, che male, ora, ma non vale, presto sarà diverso, lì nell'universo sublime che non c'è più, nè mai più ci sarà, chissà? Lì la sera sublime del dì della transonanza si ascoltano i passi della transcordanza sulla catastrofe sublime con i pensieri del corpo più dolce dei sogni: solo lì tra la luna che s'imbruna e la sera sublime del dì dell'evento sublime della splendezza, lì sorgerà quella luce sublime che incanta anche la notte più buia e più tersa dell'anno sublime: chi sparirà per primo? Forse chi apparirà tra un mito e un sogno? O chi lancerà un sussurro più profondo d'un abisso sublime? Oh la vertigine sublime dell'assenza com-prende i transensi e l'essere sublime vacilla sull'orlo della voragine transinfinita e guarda il nulla sublime abissale attante in deriva dell'universo: là ove è perso ogni transenso e il sublime regna con l'assoluto. Ah ci fosse almeno il tempo per osservare la fine  dell'essere nella profondità sublime abissale dell' essenza sublime con quella leggerezza che invita al disincanto sublime , oggi non si sarebbe più qui a tremare per il niente che s'inabissa nell'essenza dell'essere e lo riempie di sublime, con la densità che rende estatica anche la bellezza terribile del sublime: perchè la catastrofe sublime che tutto divora ora dimora nel nulla sublime abissale. Lì là in fondo nell'abissale icona dell'essenza del sublime o transvedenza diafana del sublime, là nell'abissale catastrofe sublime in diafanè nell'essenza dell'essere sublime abita sovrana. Ah l'angoscia sublime che pervade l'essere sublime quando il nulla precipita nell'abissalità e naufraga con l'estasi sublime. Là lì si abita nel vuoto sublime catastrofico che inabissa il transenso del niente sublime, il sommerso che inabissa l'immerso sublime: è la catastrofe della transmorfia sublime che capovolge l'essere e lascia prevalere il niente sublime. E' una piccola increspatura che dà l'entusiasmo al nulla sublime nella transvedenza in luce diafana inabissando l'essenza della storia e il transenso della storia, quale storia del transenso del sublime nulla. Lì là ove abitano coloro che son morti per la dea del sublime. Lì non c'è paradiso, né inferno, né limbo, né purgatorio si abita il luogo del sublime in fiore: non è un luogo sacro   giacchè la dea del sublime li ha sacrificati, è una transtopia d'attesa della divinità sublime o una transpazialità abissale sublime: si è abbandonati lì per sempre e non si desidera l'eterno ritorno nel mondo , né si aspira ad un altro mondo. La transvivenza continua lì tra il colore e i profumi della dea del sublime che li circonda con l'unica consolazione possibile: essere sublimi nella transtopia sublime dell'essere sublime o nella transpazialità abissale sublime? Perchè la dea del sublime li cura come se fossero in estasi abissale sublime? Fiori sublimi tra fiori sublimi? Ah lì l'assenza invade la transmente e la riempie di presenze simili all'assenza o al nulla sublime. A niente giova pensare quale sarà la destinanza, in una esistenza ove al nulla succeda il nulla, senza posa, né timore che al transenso del niente prevalga una ipotetica salvezza. A cosa pensare quando nulla è possibile per sedurre l'essere sublime? E' meglio chiudere la transmente per precludere qualsiasi desideranza per placare i dolori del senso del nulla sublime. Ancora un attimo e tutto scomparirà e i ricordi saranno abitati dalle presenze fantasma parlanti la lingua dei morti. Si spera d'accedere subito alle prossime stagioni, senza attendere eventi che preannuncino già incontri nefasti. Alle volte è possibile ascoltare la transonanza della voce sublime e lontana, ma il transenso dei desideri è sempre rivolto verso altre stelle con la transmente ancora densa di transcordanza di pensieri inutili e si decide di lasciare a chi sappia meglio abitare il mondo, la gloria, la destinanza. Mai più si sognerà l'essenza degli sguardi, mai più s'ascolterà la transonanza della voce che chiama, perchè da sé non si sente troppo  desiderata, mai più il vuoto denso d'essenze sarà abitato dalla luce generata dal nulla sublime abissale: ah dea del sublime, ah dee perchè avete abbandonato l'esserci? Lì l'incanto c'è quando la splendenza sublime si sveli e s'elelevi più bella delle meraviglie del mondo, ignari del perchè si lascia partire un soffio di desideranza che increspa ed aleggia, d'improvviso l'immensità vacilla, barcolla, danza all'interno del sublime transequilibrio ed ancora di più la transonanza incanta, quasi ci fosse una transintenzionalità con il soffio della transvivenza: quasi volesse danzare tra le onde sublimi in transcordanza. Ah mai illusione balenò all'orizzonte più terribile e sublime: d'incanto così all'improvviso ci fu la transmorfia sublime degli eventi: d'impeto ammainò e riversò la sua essenza sublime nelle acque agitate e tempestose: un immenso fragore s'udì in tutti i luoghi del globo e la dea del sublime inabissò tracimando con moti ondosi altisonanti mai visti, né uditi in transonanza transudita: quel che fu la più transtabile che si conoscesse s-pro-fondò negli abissi con la sua sublime transvivenza glaciale. Ah la catastrofe sublime: un soffio può far capovolgere le immensità più eccelse, tanto da generare l'attante della transmorfia sublime che farà naufragare l'esserci: è il soffio dell'essere sublime che genera la catastrofe sublime per mutarsi in essere abissale sublime. Ah il soffio di desideranza dell'essere sublime si dà quale catastrofe sublime, prossimità del naufragare, quale destinanza dell'essere per la morte sublime. Alla presenza dell'essenza sublime della transonanza dell'incanto, al balenare del miraggio sublime immenso e transinfinito l'essere sublime è in diafana transvedenza quale estasi sublime, quale respiro che sente la vicinanza del sublime, ma quel soffio farà vacillare l'immensa la sublime e transinfinita esistenza glaciale. L'equilibrio fondante la transtabilità dell'esistenza dell'essere sublime si svelerà oscillante e transonante. Una transonanza transinfinitesima genera l'abisso sublime ove l'essere sublime naufragherà: dall'incanto sublime alla morte sublime: dal miraggio sublime al naufragio sublime. Ah l'abisso sublime che si disvela nella sua ellittica curvatura sublime: si vive solo la superfice del mondo trafitti dal raggio del nulla sublime ed è subito morte sublime, l'essere sublime è solo sulla transvarietà transferica trafitto dal raggio abissale sublime ed è subito sublime abissale in diafana aldilà. La dea sublime distese le sue intime essenze mentre disvelò al transtempo il suo essere nuda al mondo. Ahah essere in nuce, ah essere in luce: lunghi anni sulle ali dell'estate sono state le sole volte in cui la vita sorse senza dinieghi né divieti. Ah le ore grandi come un secolo, ah le cose piccole come galassie, si svelarono diafane in transvedenza animate come nuvole d'un giorno assolato e solo, scorto dietro l'angolo della morte sublime. Lì la sorte verrà ancora a spiegare la transmente, mentre le nubi lanciano al mondo ombre colme d'attesa e di tormenti. Si transente già la gioia che s'avvicina a passi lenti. Ma menti? Ah le montagne viola o lillà, la notte sublime lì là in prossimità della mondità con la velocità della destinanza, più rapida d'un uccello da preda, prenda, prenda, predante la preda fuggitiva lì là, che al fine si dà, giacchè non ce la fa. Si farà ancora in tempo a spengere le luci prima del sonno dell'attesa e del riposo: denso di sogni ed incubi e vuoti di mente. Lì è ancora giorno e il sole tarda a tralasciare, sarà ancora preda della nostalgia della bella estate che si svela alla sera sublime con l'abito delle stelle fisse, mobili, cangianti ma senza tanti allori per piangere e per sognare: con la sorte oltre la morte sublime. Avrò ancora sogni da vendere e gioie da acquistare, ma non so più se c'è la diafana tranvedenza o se la luce segua ancora il destino dei viventi o la nostalgia dei morti. Proverò ad essere una tranvedenza con la sera dietro le spalle e la notte sublime e buia quale transvivenza, ma sarà una nube nera come l'incanto della morte sublime ad avvisare le ultime speranze con il fascino del nulla sublime. Ahah udrò ancora il sole cantarmi le melodie dell'armonia afenomenica della transonanza in diafana tranvedenza che lascia al mondo il mistero dell'evento sublime, ma all'ultima ora la destinanza sublime sorprenderà  con la fantasia dei fiori e la luna da sola apparirà all'orizzonte degli eventi sublimi: lascerà sognare senza fare del male: con la follia sublime negli occhi: ah come è vuota la notte sublime senza i sogni del transdicibile. Ora son trascorsi millenni luce e dell'attimo del cosmo e dell'universo non c'è traccia: nulla, né del destino, né della transvivenz così densa, così tersa, così casta, così vicina al nulla sublime e senza fasti. Qui correrò ancora un'altra volta per raggiungerla con le ali del destino sublime e l'ultimo raggio che provenga dall'aldilà sublime e insegua senza sosta una luce sublime e misteriosa e senza transenso, poi mi volterò ancora una volta per vedere gli occhi di chi decise la sorte del mondo, prima che sia fuori per sempre e transenta il transaudibile con la musica della transonanza o la la transcordanza sulle note del nulla sublime, o con i sogni sublimi abitati dagli occhi dell'essere sublime: lei è sublime, è la risonanza della transonanza in transcordanza, amante del disordine, in lei c'è la leggerezza ma anche la tristezza d'una nuvola a primavera, lei è sublime amante della transvedenza, in lei c'è la luce ma anche il buio atroce d'una nebbia subliminare, lei è sublime nemica delle tenebre: è caotica come il sole, ma le piace il perielio sublime di venere, non saprei bene se le piace la nostalgia della pace o l'ira della vittima che tace, ma sublime lei è e sarà, non mi sogni più, ho le labbra grosse da attraversare, la sera o al mattino: non fa differenza, tanto ci sarà sempre chi avrà gli occhi per ridere e lo sguardo finto metallo. Ogni sera al tramonto alzi gli occhi al cielo e pensi: quando era sublime la mia giornata, tant'è che non riuscivo mai a sapere quando il lunedì venisse, c'è, ci sono? Sì, sì, ancora un altro poco ed andrò a dormire, sognerò gli occhi tristi della sera e la luna sublime mi farà compagnia, col raggio blu dell'estate e col raggio rosa dell'autunno, ma non mi sogni più, non farà bene sostare sulle piazze di notte e cantare come i grilli dei conventi e le sere passate ad urlare: dio, dio, non molestare gli organi e  i letti e le strane passioni dei gatti. AH gli occhi di metallo lucido li ho visti una domenica pomeriggio in vitro, in vetro, dietro le vetrate virtuali, ma non mi sogni mai più, o i sogni sublimi non ci lasceranno più. Sublime è il tramonto dei sogni: è il tramonto sublime dei sogni. Fra un poco verrà la sera ed uscirai di qui libero come gli uccelli del mare che vanno a pescare di notte il sangue blu, ma non ci sarà più. Adoro ancora la sera restare a guardare la notte sublime e più buia, con le stelle annoiate d'essere fisse e il creato che è lì che attende i desideri dei nostri  sogni sublimi. Ancora una volta e tutto sarà scomparso sulla faccia della terra: non c'è più pioggia, non c'è più luce, non c'è più un dio che produca un miracolo stanco o appena più in linea con l'orizzonte e l'universo, ah mi sentii persa tra le sublimi transcordanze come una gru a primavera, ma c'era il sole e c'era il mare e a me veniva voglia di cantare le nenie da bambina, quando l'età incrina e la soglia tra la vita e la morte torna a vacillare. E' la transonanza sublime. Ancora un solo attimo e poi si potrà morire: mi guardò per l'ultima volta con gli occhi più lucenti della transfera del circolo polare artico , ma non si smosse dalla destinanza. Subì ancora una volta la sorte avversa: aveva un diadema con la veste più vaporosa della serata, di quelle che quando ballano fanno vacillare il mondo e il cuore, e si inizia a tremare come se si fosse sottozero all'equatore. Oh la musica era bella sì, ma si cantava da folli, si suonava la transonanza dell'infanzia maledetta e le vesti che volavano sublimi e senza senso, ma quella notte sublime non si lasciò alla sorte il privilegio di fare le scarpe. Capii all'improvviso che il tempo della giovinezza era pallido e il tempo del sorriso già dietro le spalle dei vecchi platani d'un giardino verde e rosa, blu e glicine, sublime lillà, lì là quando sorgerà ancora il tempo della pazienza fuggitiva e secolare, quando la sorte guarirà gli incubi che accompagnano la luce del giorno. Quando verrà? Ora che non ci sarò più? Oh spinga, spinga forte: la navetta dovrà tremare con la forza d'urto delle corazze e la bellezza sublime degli sguardi di fanciulle prima che per loro sia già sera o notte sublime e fonda: addio, addio, affondi pure negli abissi sublimi del tempo, tanto non ci sarà mai più chi le darà la luce sublime dell'inverno a sole spento, oh mare, mare non mi lasciare di notte a naufragare, con le stelle della notte sublime che guardano le volte del creato tutte le volte che il loro sorriso si volge al passato, oh non gridi invano, tanto gli astri sono tutti folli, oggi ti dicono che potrai trovare i tuoi sogni nel cassetto, domani nel letto e un altro giorno ancora non si sa dove o si speri o si spara. Oh attenda pure un altro anno, tanto dovrà arrivare ancora con lingue piene di vento e la chioma nera e china  e bianca, come l'alba sublime, ah ci sono giorni in cui la sera non arrivi mai e il tramonto duri il transtempo transinfinito che serve per morire, nascere e rivivere in altri luoghi, in altri mari, in altri mondi o in altri universi sublimi, senza sentirsi persi, né tremanti di gioia o di paura, ma solo vuoti, soli, come il sole nella transradura abissale della foresta sublime e nera, nel cuore del  continente più antico d'ansie e di timori sublimi, come quando pare che non ci sia più niente da fare per restare ancora in vita. No, non mi sogni più con la gioia sublime del cuore e il sorriso  perso per strada mentre si cercavano le viole. Non è ancora giunto il transtempo in cui la notte sublime avrà lasciato le sue spoglie alle stelle e vestirà la corolla con i fiori roridi di pianto. No , non mi sento stanca: è solo il soffio della vita che accompagna la notte sublime con il dolore della morte sublime e al mattino fugge via, con la velocità dei sogni sublimi. E' sveglio? sono le otto del mattino e la sua sorte sta partendo, non so più dove andare ed ho una gran voglia di morire, ma fra poco sognerò di entrare in quella luce che fin allora mi uccise tutti i sogni a occhi chiusi e a occhi aperti. Ma, la prego, non apra, perchè è la morte che attende con l'arma bianca e nera vicino al mare, oh no, no, non so soffrire, ma fra poco morirò e mai più la rivedrò, la sogno sempre, sempre, oh come è dolce il tempo, oh come è forte il vento, ma fermare non si può e dove andrà, non lo so, ma non si volti mai, non si giri e ri-giri mai, giammai vorrò che i suoi sogni siano spenti come i miei, non si fermi più. Sento già suonare. Quella porta è già aperta e il sole del transinfinito già splende in altomare, mi vien voglia di gridare, ma la mia voce non suona più, le mani e i piedi sono immobili, come il respiro, il mio povero cuore non mi batte e ri-batte più ed il mitico corpo giù si sente giù, giù, giù fin nell'abisso, da dove non non si sale più su, sussù non lasci, non lasci, ma non si fermi, continui almeno lei a sognare, ad occhi chiusi o ad occhi aperti, tanto per sognare il sublime non serve guardare. Ohoh mi spinge oltre quel tempo della vita mortale, lì ove le onde fuggitive e stanche varcano le soglie dei sogni e sostano un istante transinfinito per contemplare le bellezze sublimi lunari o lunatiche? Oh si lasci guardare, è bella solo come il sole all'alba, che non guardo mai, perchè mi piace di più sognare il sole tramontante, con i suoi raggi sublimi ultraviolentiviola che volano da qui a lì senza il timore delle distanze o degli ostacoli o delle remore o dei dinieghi . Lei ci ri-penserà, si dà? si darà ? si sottrae, si kripta, si dekrypta, si vela e si disvela, è la verità bellezza, la legge dura della dolcezza del sublime, un nobile fenomeno della seducenza astrale, le stelle son lì solo per farsi con-templare, guai a chi pro-getti la prossimità, ikaro-docet? così la finirà di farsi del male da soli? così parlò Kalypso prima del diluvio universale, niente male, aldilà delle stelle e non solo quelle, ma di sola bellezza non si salva il mondo. Oh non è così? Oh è dolce come il mare salato, ma di dolcezza si vive una sola volta. Oh si regali un sogno sublime abissale o vuoto come la grazia pregnante dell'universo denso d'incubi e di orrorose tragicità. Oh faccia sognare il sublime della transplendenza per irradiare l'intermittenza aurorale del miraggio boreale quale brillanza astrale, ma di luci soffuse e terse si può anche perire o svenire, o sbranare dall'eroina versus semidei.Ohh, oh si lasci affondare: è sublime come le stelle, ma quelle non se ne stanno lì a guardare: son fisse, mai fesse, ma fissate, replicanti, in armonia afenomenica transonante la medesima melodia armoniosa e tediosa mormorante: domani, domani? sì, domani, potrà annegare o volare, o morire o soffrire, ma non lasciare, non lasci  mai più, le stelle amano essere viste a distanza siderale, guai a toccare il fondale universale, si può s-pro-fondare nell'abisso sublime, senza mai più tornare tra l'aurora e l'infinito o transinfinito: è finito? è già tutto irreversibile abissale? Oohh non lasciare, anzi si lasci attraversare senza fiatare, come già si lasciano oltrepassare i suoi occhi dalle intermittenze delle desideranze, che danze! E' finita: con il sorriso sornione della perfida albione, appena baciata dalla fortuna bendata, anzi cieca come la sua anima dis-animata, che corre e fugge via, per non tornare mai alla deriva, strane onde fuggenti, saranno le superonde della stranezza sublimi che spezzano e frantumano la transpazialità -transtemporale, ma così difficili da catturare dai miti sublimi? Quanti quanti ancora? Chissà, è l'indeterminatezza sublime della stranezza, bellezza, che spro-fondatezza. Ora e mai più non ha più senso ascoltare le voci degli abissi sublimi della memoria dei ricordi diafani, non ha più senso alleviare con il miele eterno l'eterno ritorno, sì ma dove? Si è soli con la desideranza della morte sublime, ah si inveisce ogni volta , quando appare il sublime ed abissale sguardo, non ha più senso spendere le lacrime della noia senza ascoltare la voce dell'aurora: che sale saliente ogni volta che l'esserci sublime muore. Ora ho anche io lasciato alle luci della notte sublime il vago sopore dell'anima morente, in mente, ah verrà la morte ed avrà gli occhi dell'eternità sublime. Si ascolta sempre la voce dell'anima: in silenzio: senza il clamore dell'eternità sublime. No non ci sono più sogni da vendere, nè vendette da sognare, nè ricordi sublimi da regalare a chi viene e và soltanto per mostrare il volto del bene o il volto del male o ambedue anfibologici, la sapienza consiglia di sorridere, sempre, o per lo più ogni tanto: almeno quando la presenza della transvivenza sfiora il fiore del tramonto sublime: chi rimpiangerà mai più i giorni lontani dell'infinito ritorno del sublime? In un giorno di maggio ci fu l'inizio della fine: una sola volta vidi volare la luce dell'eternità , quando la sera svelò lo sguardo della morte sublime, con gli occhi sublimi della divinità: non c'è più quella sera rischiarata dalla voce luminosa della tempesta sublime e perciò perfetta, non c'è più tempo per sognare una luce antica e amica che ri-veli il transenso dell'essere e, o, la deriva dell'infinito transinfinito ritorno che mai, se mai, verrà senza arrivi e senza partenza, ma solo una vaga presenza, come la luce sublime dei suoi occhi di là , dall'abysso infinito che mai lascerà, libero d'essere simile ai sogni pensati nel buio della notte sublime. Non ha più senso ascoltare il colore dei suoi occhi, se la sera la noia assale ed invade la memoria sognante, nel vuoto spazio della notte sublime c'è il nulla sublime che canta con la voce della seducenza astrale in transonanza: solo la transcordanza della morte ci può salvare, nel vuoto eterno del nulla sublime, una sola transonanza che canti: una canzone in transcordanza: su, sussù, non tremi, le stelle non stanno lì solo a guardare, la dea del sublime non ci ha abbandonato abita lì là in un campo di ogigia, la xhorà del sublime, lillà in un campo di ogigia la xhorà sublime abita  Kalypso la sublime dea della diafanè, lì là ove la dea si getta in transplendenza in un campo, in una transradura fiorita di lillà , di ogigia la transpazialità abissale del sublime, lì scende in campo insieme all'eroe della naufraganza, là in una transradura luminosa in transplendezza di ogigia, la xhorà lillà. L'essere sublime si getta sul campo di ogigia la xhoràlillà, lì là la ricamata seducenza della dea del sublime si svela e disvela nella transcordanza sublime che seduce la dea Kalypso-lillà , in una transradura sublime fiorente di ogigia la sublime xhoràlillà, lì là ove l'essenza della dea sublime si getta, si dà , sì, sissì, la rugiadosa transradura sanguigna, ruggiosa, brillosa, luminosa, transplendente, seduce lì la dea del sublime in un campo di ogigia la xhoràlillà, lì là si disvela l'aletheia sublime, la verità sublime si svela in una transradura di lillà , l' essenza dellia dea sublime si svela sul campo, si dà in campo lì là, sì in quella divina transradura sublime il padre o la madre sono figli dell'essere sublime, o sono figli di se stessi, la madre è figlia dell'essere sublime, o la madre è figlia di sè, così come iddio è figlio di se stesso o il dio è figlio dell'essere o la dea madre è figlia di se stessa o la madredea madreperlacea è figlia dell'essere sublime: la natura della dea sublime è figlia dell'essere sublime, la physis sublime della divina è figlia di sè e si dà da sè , sì, si svela da sè , si getta da sè, si pro-getta da sè in un campo di lillà , si fonda da sè in una transradura radiosa in transplendenza diafana  di ogigia xhoràlillà lì là. Ah essere figli della transradura sublime vuota, sgombra, libera, disertata, annullata,annichilita, svuotata, diradata, diafana in eterna diradanza e transplendenza, figli della transpregnanza sublime della divina splendenza, figli della sua desideranza sublime, figli della sua ontogenesi o dell'essere sublime transpregnante che si dà da sè o dà sè o dà la transpregnanza all'essere sublime. Ah la fanciulla transpregnante dell'essere sublime che dà luce e dà alla luce figli dell'essere sublime pregnante, o dell'essere sublime in estasi sublime in un campo di ogigia la xhoràlillà, lì là solo la dea del sublime ci può creare. Ah essere disvelanza sublime della transmonade vuota in exstasy sublime, quale deliranza che danza nella diradanza sublime dell'aletheia dell'essere sublime, senza il nulla, senza altri dei, né altri eroi, né entità o superentità, solo il suo evento sublime che si dà: viene in sogno l'evento sublime della dea sublime che si dà nella diradanza che danza con l'imago dell'eternità transvedenza. Viene in sogno con la luce dell'eterno ritorno della transvedenza, all'alba di un altro giorno sublime con solo un ultimo desiderio nei pensieri, ma non viene mai in mente, né oggi né mai. Lì i sogni si svelano con lo sguardo della diafana transplendenza del sublime nella bellezza, o dell'essere sublime nella bellezza dell'ente ideale, o con la luccicanza sublime dell'exystenza senza presenza, o solo con l'assenza sublime, mentre sussurra sempre ai transensi di svelare solo l'imago della diafana transvedenza: tanto per la ricerca del tempo dell'eventuale ritorno c'è sempre innanzi l'infinito o il sublime transinfinito. Ho solo un sogno da raccontare, ma non lo svenderò per qualche virtù virtuale, ho troppi sensi nascosti e silenti e inauditi e indicibili: forse un giorno aleggerà nella mondità la sua eterna presenza, ma è già sera, è già troppo tardy per credere  ancora alle fabule con o senza dormienty, senza sogni. Una sola volta, se mai ci sarà, forse verrà la dea con in seno un sogno senza senno, insensato, ma non ci sarà più il tempo per sognare l'imago imaginaria degli eventy....giacchè non c'è più il tempo imaginario dell'imago eventuale. A nulla pensa il nulla che sogna o immagini l'evento del suo infinito ritorno dall'abisso animato, ove la luccicanza dell'evento si dà, senza nulla chiedere...sino al terminale dei nostri sogni insonni salienty abyssaly, come una kuspyde imaginaria che attrae il chiasma eventuale...ahhh l'evento dell'essere chiasmale...interattanza dell'interagenza kuspydale........ ...................................................................................................................ewenty-sublymy ......l'essere s'eventua da sè, senza la legge che non c'è.....senza il logos che non c'era, senza il dio che mai ci sarà.....Ah l'essere s'eventua aldilà del dio che non c'è più....ah l'essere si dà luce da sé....senza il dio del bene e del male che non c'è mai più.....ah l'essere s'eventua aldilà del bene e del male che non c'è più. L'essere si dà alla luce da sé, aldilà del dio dell'eterno ritorno che non c'è mai più. Ah l'essere si dà luce e si darà alla luce aldilà del tempo che non c'è, aldilà del tempo dell'eterno ritorno che non ci sarà mai più. Madre della sublymanza sublyme..nei suoi occhi c'è l'essenza della nostra morte eterna....non saprei come e senza un perchè, né saprei come mai la notte si nascose nel letto delle nuvole e si rivelò all'alba con il raggio di luce sublyme di un tempo che fu e che sarà: oh quante volte gli occhi hanno visto l'invisibile sublyme senza scorgere la disvelanza sublyme dell'essere? A chi si rivolga il tempo quando pensi alla destinanza e giochi con le sorti degli universy? La dea sublyme non gioca mai con la mondità, ma soffia le sue auree sublymy nei pensieri delle stelle che mai guardano a ieri, ma illuminano i sentieri della destinanza sublyme dell'essere. Madre sublyme ed eterna che guardi e contemply senza parole e getty e lancy i segni degli ewenty sublymy della destinanza senza deklyny, come il volgersi degli eventi astrali degli immensi ed infiniti universi, né replicante o klonante come le stagioni del cuore della natura, o le intermittenze sulymy della notte o del giorno in disperanza disanimata della destinanza sublyme. Ma solo lì la singolarità sublyme dell'evento dà alla luce la destinanza dell'exstasy sublyminare che dagli abyssy sublymi sorge, si dà, si ewentuy qualy lucy della vivenza sublyme delle aurore senza più le scorie di ieri e senza più le pre-visiony del domany: oh madre sublyme della destinanza dia all'essere l'ewento invisibile del sogno sublyme, affinchè l'esserci possa raggiungere le lontananze sublymi delle lucy borealy e naufraghy nel sublymynare abysso degli ewenty waghy, ewanescenty ma pregnanty di miraggy della desideranza sublyme. AH ascoltay la sera con i  pensiery rivolty verso le veglie ed ora si è qui ad attendere gli ewenty sublymy velaty di presagy e ricordy. Non saprei quando possa durare l'attesa dei sogni sublymy, né se la notte sublyme della destinanza salvi dalle spire degli abissy della sublimanza, ma se la madre dell'eterna sulymanza e della destinanza sublyme disvelasse agli sguardy il tramonto e giammai invocasse il deklyno eterno degli abissy sublymy, l'eternità abiterà le menty sublymy quale gioia sublyme senza fine e senza finy e grazia sublyme fluttuante nelle tempeste di tutty i wenty  degli ewenty abissaly della destinanza sublyme...................Ora si è oltre gli ewenty sublymy della destinanza abissale trascorsi all'ombra degli abyssy tenebrosy e il sentiero abissale non svela radure sublymy illuminanty, ma solo abyssy sublymy ove possa naufragare la destinanza senza ritorny ewentualy....Oh che i wolty sublymy che giungano in-contro siano gli ewenty dell'esserci e se così non fosse e mai vada si sia preda della destinanza abissale sublyme, altro tempo non è più necessario per calpestare il nulla sublyme o il niente abyssale che svuoti le sfere della mondità abissale senza anime né sensy.....SI attenderà che l'ewento sublyme dell'essere si sveli dagli abyssy sublymy con le lucy delle aurore delle destinanze: meglio il bagliore  sublime dell'ewento dell'essere che la lenta tranxscendenza negli abissy kaosmicy......

Le interpretazioni della transestetica transestatica quella transevidenza dell'abissalità transgettano nel pensiero in mondità. Quel che seguirà è intriso di quella transpregnanza e transalienza in transplendenza sublime o transplendezza.

 

 

a) transestetica estatica

 

Il sublime dilata le transmittenze del cuore in sistole e diastole e si concentra nell'attenzione della transtabilità e nella transtensione o transvidenza. È stancante: è la transestetica sublime   o transplendenza sublime o transluccicanza sublime o risplendezza o transrisplendezza sublime o splendenza della transvidenza sublime. La bellezza discioglie la transpurezza dell'anima : si percepisce una differenza transfenomenica o una incongruenza transpaziale nella transestetica, presente nell'epigenesi longiniana del sublime, ma non ancora una differenza noumenica nella transbellezza o nel sublime. Qui il sentimento o la transintenzionalità sublime consiste in una vibrazione o alternazione rapida dei sentimenti, o alterità o alterezza o splendenza o splendezza dell'esserci.

Il dinamicamente sublime o dynon o phyon o splendezza sublime è simile alla transpotenza o transmorfia transevidente in natura irresistibile e terribile, ma se si è al sicuro, si rimane disinteressati e perciò non c'è più un ob-getto o gegenstand che incuti paure. Dio è terribile ma l'uomo non ha paura. Anzi solo la dea del sublime quale ultima Dea o ultima degli dei ci può salvare, o solo il sublime o la splendenza sublime salverà il mondo. Quella è la differenza: il sublime è il coraggio della transpurezza dell'anima e consente la transevidenza della transtabilità transepistemica, ma solo perchè c'è l'alterezza dell'esserci o la splendezza della transvidenza sublime. La natura è sublime perché eleva, innalza l'evidenza ideale all'esposizione eccelsa o la  svela nella transplendenza o transplendezza, là ove la transmente può essere l'unica facoltà capace di comprendere o transvedere la sublimità, anche al di sopra della stessa natura, quale sublimità transautentica che si sveli nella libertà transestetica dell'alterezza o nella splendenza sublime. Tale libertà è al di là del naturale: interagenza intima tra il sublime o il dinamicamente sublime è l'ontologia della libertà. C'è il sublime quale libertà che trascenda la natura. Il sublime possibile o la transvidenza delLa sublimità, la sublime transpurezza, il dinamicamente sublime è sempre in transrelatività o in transevidenza transkategorica o in interagenza o transagenza con la libertà. E' la problematica della transdifferenza transkategorica tra il matematico e il dinamicamente sublime, o della differenza analitica tra la transbellezza e il sublime: entrambi esigono l'inclinazione o il klinamen o la transevidenza del trans-essere e la   transensibilità del piacevole; il trans-essere è pensato nella transpurezza della transvivenza o l'analitica della transbellezza della natura interessante la transmorfia della transevidenza o la forma del transente, che esiste che c'è, che si dà quale esserci o dasein-analytik ; il sublime invece si trova di fronte un gegenstand, sempre non-ente o transente infinito o transinfinito o  transentità abissale senza-fine, senza fondo, un ni-ente, un nulla o un essere che ci viene in-contro quale transente informale, l'infinità o la transinfinità, o la completezza transkategorica della transmonade o dell'arkè o della transingolarità infinitesima nel suo subliminare ed infinitamente irreversibile nell'apeiron, nell'essere sempre senza fine e senza un fine o un transtelos: è      in interagenza la piacevolezza del trans-essere con la qualità o in transagenza transevidente, o la quantità kolossale e magnanima e perciò alta e nobile quale eccellenza o quale alterezza o quale transevidenza della transplendenza sublime. Nell'analitica della transbellezza c'è la seducenza quale attrazione transfenomenica, senza la presenza di una immagine quale transevidenza seducente; la transestetica transestatica sublime invece è presente immediatamente quale compresenza di immagine pensante o come emozione o transintenzionalità della transevidenza ideale dell' esserci o del non ente, niente, nulla o sacra superentità divina, incongruente e incompatibile con le attrazioni e con la seducenza, anzi prossima al timore e all'angoscia; la transmente lì si concentra non soltanto in presenza transtabile dal transente, ma è sospinta al di là , tanto da non afferrare o percepire la completezza transkategorica dell'arkè o la transevidenza ideale, quale transingolarità dell'apeiron e per-ciò incapace nel concentrarsi con il trans-essere, o una desideranza, ed allora si transevidenzia quale transenso, contrastante, di ammirazione o tensione o attenzione, quale desideranza anche negativa, o non desideranza o dispiacere o timore o tremore o paura ed angoscia. La differenza più importante e più transevidente, sempre transfenomenica o transkategorica , è quella dell'analitica del sublime o della transbellezza dell'esserci o dasein-analytik : qui il sublime si pensa quale transensibilità che si esprime nella sensibilità transestetica, la quale non desidera concentrarsi in una transevidenza transideale o non si possa sacrificare nell'evidente: il visibile si concentra nella bellezza come se ci fosse insistenza dello stesso ob-getto o intenzionalità transevidente ideale, la transpurezza desidera un'armonia della transevidenza ideale e completa fra il principio e l'inclinazione, perché tutta la transtensione o l'attenzione si trans-getti, giacchè si transente ancora in incompletezza, quale virtù non perfetta: svelare la tranevidenza del sublime nella transbellezza è il concentrarsi della transbellezza filosofica o transofia. Quale analisi di Aristotele della tragedia nella Poetica, in transalienze o transpregnanze della tragedia; come nell'esperienza di paure e compassioni che si concentrino in catarsi delle emozioni. Aristotele appare ob-scuro nello svelare la transevidenza catartica. C'è la bellezza transevidente ideale e c'è la bellezza-sublime o plotiniana, due transingolarità in continuità: la transbellezza è leggerezza in equilibrio transtabile, è una qualità debolmente decorativa . Nell'alterezza c'è la    più ob-scura bellezza-sublime o transarmonia afenomenica eraklitiana, la quale si dispiega in profondità sublime o dynon o phyon e verità, o transbellezza sublime o evento splendezza. La differenza tra le due estremità, o meglio la differenza tra i due spazi topologici che si incontrano come in un nastro di Mo^bius, svela l'analitica della transbellezza dell'esserci: se un fiore, un tramonto, un poema, un dipinto, o un brano musicale: qualsiasi bellezza possa essere transvisibile anche come bellezza sublime, o se sia adeguata alla transfenomenica ermeneutica. Il differenziale nel continuo è evidente nella consapevolezza dell'analitica transfenomenica del sublime, nella bellezza o della transbellezza nel sublime, quale evento splendenza.

 

La transfenomenica ermeneutica della transbellezza è ontologicamente connessa con la profondità e la verità, l'abisso e la svelatezza, e non è una transbellezza che si adegui nelle transcategorie della transbellezza quale sublime-bellezza. L'analitica del sublime eventua una complessità della transbellezza . L'analitica della transestetica del sublime si evidenzia o emerge come una più complessa ermeneutica della transbellezza, quale transbellezza filosofica o transofia o trascendenza della transbellezza o sublime bellezza. Quella transinterpretanza dell'analisi della transbellezza connessa con i commenti di Aristotele sulla tragedia possono delineare l'emergere di un nuovo transparadigma. Nell'Analitica si distingue il sublime dalla bellezza     transfenomenica: è bella la bellezza modello in un ob-getto, quale evidenza ideale o principio di pensiero nell'ob-getto, senza che l'ob-getto stesso abbia utilità. Qualcosa è nella sua evidenza ideale bella, contrapposta ad utile, con evidenze che si possano identificare con l'utilità, ma l'ob-getto in sè è inutile, è disinteressante categoricamente, mentre dà il piacere. Un fiore è bello per la sua evidente organicità, la sua simmetria i suoi colori come evidenze ideali utili in un transente , ma la transentità è essenzialmente inutile: così si pensò la transbellezza senza telos.

Il sublime, in contrasto, è l'epigenesi del turbamento. È il transfenomeno intuente o il comprendere apprensivo che incontrino qualche transentità evidente che non si possa razionalizzare o contenere. Non si possa determinare una epigenesi o principio di organicità che delimiti la transentità, giacché non si possano determinare i limiti o confini all'entità quale ob-getto sublime. Non si possano determinare i limiti al transente che si sveli da sè, perché quell'entità, quale gegenstand, sfida l'evidenza ideale o i poteri di presenza dell'evidente idea, e quel nesso tra la prote philosophia o ontologia fondamentale e la theologike episteme o metaontologia o anche il translogos del concentrarsi delle ontologie regionali, quale interagenza tra prote philosophia e theologike episteme, o tra ontologia fondamentale e metaontologia. Heidegger non dispiega mai quella che si svelò essere la metaontologia sublime, ma lì c'è l'epigenesi o l' Ereignis sublime o l’essere-sublime-creato. Già nel concetto aristotelico di physis è in essere il sublime dinamico, quale dynon o evento che si inabissa o si sottrae senza fine e si sublima nel transinfinito. Che cosa sono i physei onta? Sono quegli enti che hanno in sé il principio del movimento o la dynamis sublime o la transintenzionalità ontologica sublime heideggeriana della physis o physei onta che si sublimano dinamicamente quale eterna presenza o evidenza ideali della transmonade in epigenesi del movimento, tant'è che l’essere-sublime-creato si transgetti  in una ontologia regionale, o nella transestetica estatica dell’evento sublime: nullo fondamento di una nullità è incompatibile con la bellezza, incongruente come il più grande quasi infinito: apparirà il sublime quale grande terrore e stupore; eventi e varietà d'evidenze possibili o idee con più alterezza di quella bellezza fatale, quale aspetto maestoso!

Lei transporta una dea, e lei guarda una regina.

Ecco una parola non disse del particolare della sua bellezza; nulla o alcuna evidenza ideale della personalità; nessuno ha detto una sola parola in tutta l'evidenza ideale o immagina brillanti colori, o immagina la fragranza di una rosa, immagina l' origine della sublymanza,

nel senso della sublyme-bellezza: il costruire un determinato tempio di Zeus, oppure la svelatezza ab-scissa, ovvero il portare-in-elevatezza una statua di Apollo, o il portare in scena una tragedia: non è soltanto l’alterezza di una spendezza o sublymanza in quanto alterezza: è mitopoiesis o transpoiesis. Consacrare o mitopoiesis quale sacralità, nel senso che nell’offerenza del sublyme il sacro viene svelato in spendenza o ciò che è sacro è il Dio che viene cercato extraendolo dentro la disvelatezza della sua presenza. Alla mitopoiesis o transpoiesis o splendezza del Dio, quale Dignità e splendenza in evidenza ideale svelata nella sublyme-bellezza, non accanto o dietro alle quali ci sia il Dio, bensì la splendenza evidente si dà alla presenza  transplendente.

Ogni evidenza ideale nel senso dell’alterezza mitopoietica o transpoiesis è sempre ab-scissione eventuata quale modalità di evidenza adeguata nel progetto o collocazione nella statua, dicibile e decidibile nel translogos o concentrarsi del transinfinito nella transmonade. All’inverso una evidenza ideale adeguata e una sistemazione non sono già una disposizione nel transenso dell’alterezza che pone-in-transgettatezza; infatti, si evidenzia il sublime da erigere, da disporre, che possieda già in sé il modello essenziale della disposizione, sia cioè se stesso, in ciò che sia la sua transonanza.

Ma in che modo si raccoglie o si concentri la transonanza autentica,

che dispieghi l'ab-scindere e l'eventuarsi dell’essere-sublyme? Di più, ove si evidenzi idealmente la metaontologia o metontologia, o transontologia sublime? La

meta-ontologica è la transontologia dell'ontologia o della transepistemica, o della transestetica quali capacità di comprendere gli eventi sublimi dell'essere e non solo i fenomeni o i noumeni: o è una metaontologia o transontologica delle singole ontologie o una teoria ontologica in un’altra. Il

metaontologico consiste nella costruzione e decostruzione o transdecostruzione della transontologia delle ontologie come se si utilizzasse il rasoio di Ockham: si evidenzia la descrizione della transontologia sublime quali “distanze sublimi” o “buchi sublimi” o “eventi sublimi”, strutture transontologiche sublimi inerenti al sublime.

Ma c’è anche una transontologia sublime delle transmonadi e dei transarithmoi: teoria pensata da Platone e lanciata da Aristotele, è stata dispiegata o evidenziata idealmente o

sviluppata in una ontologia sublime della matematica sublime in Platone e Aristotele: i numeri sublimi o tutte le singolarità

sono ontologicamente duplex, giacchè sono il translogos il concentrarsi o la ri-unione di ciò che è distinto e a distinguere ciò che è

unito. La transmonade è ciò che riunifica una molteplicità, o è il concentrarsi della transinfinità nella transingolarità, il

molteplice che si kripta nella sublimità numerica o nell'aritmos, ed è anche ciò che individua-isola la singolarità nel molteplice. Si è immersi nella ormai mitica

distinzione tra uno-tutto o il tutto nell'uno o il transinfinito nella transmonade o l'apeiron nell'archè, quale transingolorarità che differenziò la sublime transinfinità nella transmonade, o l'apeiron nel transarchè.

Ora è un tema ontologicamente cruciale:

creando unità dalla molteplicità nei due sensi, c'è un solo nome per una

complessità eterogenea, c'è qui la connessione

tra transontologia sublime e ontologie: essere,

numero e transestetica sublime.

C'è già nella classicità che lo on debba diventare necessariamente un

en, ancora ermeneuticamente da svelare! La problematica della numeralità

dell’essere è per l’ontologia heideggeriana fondamentale, in Heidegger la

numeralità è la condizione della dicibilità, c'è un nesso tra sublime e matematica.

La riflessione ontologica di Heidegger è l'unica transontologia sublime metaontologica, Heidegger pensò esclusivamente della

metaontologia sublime: ovvero la transontologia sublime dell’ontologia.

Si sa che la problematica

metaontologica di Heidegger introduce per prima la sublime “metaontologia”, quale sublime “metaontologia” per precisare e distinguere l' ontologia fondamentale dalla metafisica, già nel Sein und Zeit Heidgger distingue le ontologie

regionali, i fenomena ontologici di ciascuna scienza, e l’ontologia fondamentale,

o la transontologia del transenso transestetico dell’essere, quale priorità o premessa o fondamento delle ontologie regionali fenomeniche anche estetiche. Heidegger transobliò le

problematiche di fondazione delle scienze o delle estetiche nelle transestetiche e tranepistemiche ontologiche. Heidegger chiarisce che ci sia all’interno della metafisica

una distinta o una differenza ontologica sia transestetica sia transepistemica dell’ontologia fondamentale connessa transontologicamente alle ontologie scientifiche fenomeniche o noumeniche regionali: è il transoblio della “metaontologia”. La metaontologia di Heidegger è precisamente quella parte

della transontologia sublime che crea le relazioni con le ontologie regionali fenomeniche della scienza e dell'estetica, a rigore la metaontologia e non l’ontologia è la sublime transontologia che sveli le problematiche ontologiche della scienza, le problematiche dell'estetica o della transestetica o della transepistemica e che cosa è o sia la metaontologia o il nesso tra ontologia e metaontologia quale transontologia sublime dell’essere o la transestetica dell' essere

transontologiche. Ma la comprensione ontologica è possible solo con la

problematica transontologica sublime, come metaontologia. Con metaontologia Heidegger indica il

“capovolgimento” o metabolé sublime dell’ontologia dell’essere sublime, solo così la metaontologia si

svela quale transontologia sublime dell'ontologia fondamentale, quale insieme di fondazione ed elaborazione

dell’ontologia della sublime transtemporalità Heideggeriana meta-ontologica o transcendenza metaontologica sublime. Heidegger transoblia dalla metafisica classica la questione metaontologica e le transepistemiche o transestetiche quali transontologie sublimi metaontologiche dell’essere: la metaontologia svelò

Heidegger non è una semplice scienza ontica induttiva, una semplice sintesi kategorica kantiana che racchiuda

i risultati delle singole scienze, quello che qui si divide apparentemente tra

diverse ‘discipline’ e etichette è una sola epistemica ontologica sublime, così come la differenza

ontologica è il fenomeno originario dell’esistenza

metaontologica dell’essere, quale nesso tra ontologia e matematica sublime o

l’essere una singolarità transublime. Heidegger transoblia la sublime metaontologia con il pensiero di “oltrepassare la

metafisica”, o l’ontologia della presenza fenomenica e noumenica quale sublime transestetica e transepistemica meta-ontologica o sublime transontologica transtemporale o transpaziale Heideggeriana, quale transdecostruzione della metafisica, o dell’“oltrepassamento

della metafisica”. Heidegger transoblia la

connessione tra ontologia e scienze specifiche, ontologia fondamentale e transestetica e transepistemica, ma la

“metaontologia” è ancora nell'indeterminatezza ermeneuticare forse perché la sublime

metaontologica è la bellezza ob-scura del sublime heideggeriano. Heidegger transoblia l'ontologia fondamentale con la differenza transontologica sublime tra ontologia e metafisica, o transcronia e transtopia o ontocronia e ontopia quali transontologia sublime dell’essere in transenso meta-ontologico. Heidegger distingue sempre l’ontologia dalla meta-ontologia, l’ontologia esistente e presente, sull’essere in quanto essere nella

sua trascendenza ontologica o dell’essere in transvisione dell’essere stesso o nella transontologia squisitamente matematica sublime dell’essere che si dà nell'esserci o nel discreto dei fenomena o noumena, quale Essere matematica sublime o transpazialità dell’apertura dell’essere transLichtung sublime, quale transradura della transpaziotemporalità sublime

......................

 

La sublymanza è in sé una ab-scissa nella quale un mondo viene svelato a forza o in dinamica estatica e, in quanto svelato, gettato in ab-scissa. Ma che cos’è un mondo? Ciò si lascia dire qui esclusivamente nell’allusione: il mondo non è l’insieme delle cose-aderenze sussistenti in quanto risultato di un’enumerazione, eseguita in dettaglio o anche solo pensata, delle medesime. Tuttavia, se non è la somma di ciò che è sussistente, tanto meno il mondo è l’ambito solamente immaginato e mentalmente prefigurato per il sussistente.

Il mondo mondifica e svela il nostro esserci in quanto

è una scorta all’interno della quale permangono disvelati, l’indugio e la fretta, la lontananza e la prossimità, l’ampiezza e l’angustia di ogni essente. Quella scorta non viene mai incontro come oggetto, ma, indiziando, trattiene estatizzati il fare e lasciare entro una risonanza, dai quali la grazia che chiama con un cenno e la sciagura che abbatte con un colpo, proprie degli Dèi, hanno il loro avvento o il restare-assente è una modalità in cui il mondo mondifica. Quell'indiziante può soccombere al disordine ed essere così un non-mondo: sia mondo o non-mondo, in

ogni inoggettualità, più essente di qualsiasi delle cose sussistenti e sussunte, nelle quali, in modo conforme alla quotidianità, crediamo di essere di casa. Il mondo, però, è sempre l'indicibile;

mentre sappiamo ciò, non sappiamo cosa sappiamo in-oggetto, nel senso di in-contrastante o contrastanza.

Ora, il mondo è ciò che il sublyme es-pone, esso cioè

e-rompe e conduce la svelatezza a restare in stabilità, alla dimora mondificante. Extra-ponendo il sublyme essenziale della svelatezza-di-mondo disvela un vuoto

essere-capace e forse provoca persino una qualche “impressione”.

Mentre il sublyme in risonanza, libera e custodisce e cura un mondo, è in ekstasy quel sovrano rifiuto che allontana il sussistente: l'indicibile che si addensa attorno è

quell’isolamento nel quale il sublyme si disvela: in virtù della solitudine, in ekstasy riesce di ergersi-fuori nella svelatezza, e di pro-curarsi la sua dimensione sublyme.

Mentre il sublyme conduce il suo mondo alla risonanza,

si procura per la prima volta il compito al servizio del quale sta, crea se stesso, lo spazio che domina e

determina se stesso, il luogo nel quale giunge in estasy nel sito-alterezza. L'ab-scissa come alterezza estatika consacrante dà fondo nella disposizione come disvelata libertà di un mondo. Quella può sottrarsi

nell’inessenziale sublime sottrazione-di-mondo

e della disgregazione-di-mondo certamente sussistente, ma

non c’è più, è in fuga. Questo essere-via non è però un nulla, bensì la fuga stessa permane nel sublyme sussistente,

e allora tale fuga si trova ancora soltanto con l’ab-scissa assentemente presente, all’essere-sublyme appartiene la risonanza dinamica infinita dell'apeiron nell'arkè, giacché l’essere-sublyme non può essere afferrato concettualmente a partire dall’essere-genesi, bensì, al contrario, l’essere-genesi a partire dall’essere-sublyme. Per contrassegnare il tratto essenziale nell’essere-sublyme in risonanza è deposta quale pietra, legno, metallo, colore, suono e lingua. Tutto ciò è l'ilemorfico, condotto entro una morfogenesi. Successivamente, tale scomposizione del sublyme lascia maturare ancora ulteriori distinzioni secondo argomento, contenuto e configurazione. L’utilizzo delle determinazioni di ilemorfia in riferimento al sublyme è possibile sempre e in qualsiasi momento, di esso si occupano tutti con facilità e per questo, da secoli, è divenuto corrente: discendono dall’interpretazione del tutto univoca dell’essente che Platone e Aristotele fecero valere alla fine della filosofia greca. Secondo di essa, tutto l’essente possiede ogni volta un suo proprio aspetto, che si mostra nella sua morfologia. Un essente sta all’interno di tale morfologia in quanto aderente al gegenstand e può essere pro-gettato. L’essente in quanto essente è sempre il sussistente fondato. Quell’interpretazione dell’essere dell’essente non è attinta dalla sperimentazione del sublyme, però la decostruzione è applicabile al sublyme sempre e in ogni momento, in virtù dell’essere quale essere-sublyme.

Se si delinei l’essere-sublyme quale alterezza, allora con ciò non può intendersi che sia costituito da una ilemorfia, o non solo e non tanto giacchè il sublyme è risonanza dell'a-ilemorfico o immateriale o transcendenza della purezza dell'ente e del non-ente, quale niente o nulla. Ma che cosa è l'ab-scissa della risonanza-sublyme ? Così come il sublyme si dà nel mondo, si eventua nella sua curvatura ellittica o iperbolica o metabolica o nella varietà chiasmale moebiusiana in relatività monadale delle singalarità virtuali, altrettanto si risprofonda nella pesantezza

della pietra, nella durezza e nella lucentezza del metallo, nella compattezza e nella duttilità del legno, nello sfavillio e nella cupezza del colore, nella risonanza del suono e nella forza virtuosa della parola. Tutto ciò non viene in luce per la prima volta nel sublyme, siano gravità, rilucenza, sfavillio, risonanza? O non è invece il gravare del masso e la lucentezza dei metalli, l'estasy in alterezza e la duttilità dell’albero, la luce del giorno e il buio della notte, la fluttuanza delle onde e il bisbigliare tra i rami? Come potremmo nominare o pensare o intuire, quale cognizione della adeguatezza, tutto ciò? La singolarità virtuosa di quest’insuperabile completezza lo chiamiamo sublyme e con ciò non intendiamo il globo planetario, bensì la completezza, la  varietà virtuosa di mare e monti, di tempeste ed aria, di giorno e notte, gli alberi e l’erba, l’aquila e il destriero. Quel sublyme che cos’è? Ciò che dispieghi risonanza e completezza e tuttavia sia reversibile nel chiasma moebiusiano topologico, quale eterno ritorno nell'essere in vista dell'essere sublyme all'indietro e trattenente e custodente quale cura autentica ciò che è dispiegato. La pietra grava, mostra pesantezza e proprio così si ritrae in se stessa; il colore si accende e resta tuttavia chiuso; il suono risuona e tuttavia non emerge nella svelatezza in  completezza. Ciò che emerge nel disvelato, invece, è esattamente lo schiudersi ed è l’essenza del sublyme. Tutte le cose rifluiscono nella relativa singolarità virtuale: nell'ontogenesi delle monadi virtuali che si schiudano c'è il medesimo incompreso o Non-compreso quale sublyme disvelatezza: qui la sua estasy, là la dà come ciò che nella svelatezza si schiuda. La sublymanza non è costituita dall'alterezza nel senso di una ilemorfia, bensì è l'ontogenesi dell' estaticità instabile, eventua il suo schiudersi come l'a-ilemorfia o la ilemorfica ob-scura o l'invisibile infinitesima pre-ilemorfica . Mentre in tal guisa la sublymità sveli in sé l'alterezza, getta se stessa nell'estasy come nel suo schiudentesi fondamento; un fondamento che, quale schiudentesi sempre e in modo conforme o aderente all’essenza, è un fondo abissale. Entrambi i tratti essenziali nell’essere-sublyme, quali alterezza e apertura e risonanza di mondo e l'alterezza, quale custodia che si schiuda casualmente congiunti nel sublyme e in una referenza conforme e aderente o inerente kategoricamente

all’essenza: entrambi sono quello che sono soltanto

mentre prendono fondo nell’autentico tratto fondamentale dell’essere-sublyme, la sublyme-bellezza, custodisce e cura si rivolge all'alterezza e non teme alcunché

di chiuso, di ascoso anzi svela l'esistenza dell'a-ilemorfico o a-ente, non ente, niente, nulla. Ma nel suo schiudersi, lascia kriptare vuole essere e riprendersi tutto in sé: non può fare a meno del mondo ,

se deve risplendere nella risonanza dello schiudersi e

del trattenersi: si è nella contesa in contrastanza eristika: quella contesa è l’intimità del loro controverso coappartenersi: il sublyme è al contempo l'eristika, poiché il sublyme nel

fondamento della sua determinazione è contenzione in contrastanza, è per quello che accende e custodisce la contesa o l'eristika sublyme nella contrastanza. Poiché il tratto fondamentale  dell’essere-sublyme è la contenzione in contrastanza: perché la sublymanza, nel

fondamento del proprio essere, dev’essere siffatta contenzione in contrastanza eristika? In che cosa prende fondo l’essere-sublyme?

Questa è la domanda sull’origine del sublyme: in che modo il sublyme, in quanto contenzione in contrastanza eristyka, è in primo luogo completamente presso Di sè e in secondo luogo è autenticamente in ekstasy sublyme. Come accada la contenzione di quella contesa? L’oscura asprezza

e l’attrattiva pesantezza , la sua irrisolta impellenza e il suo

risplendere: la dissipantesi durezza del suo schiudersi. Ed è quella di avere limite nel taglio di contorno,

nel taglio verticale e nel taglio orizzontale. Mentre schiudentesi deve venire l'autoevento nell’aperto, questo stesso ontoevento deve farsi ritaglio, limite che tratteggi . Qui, nel tratto fondamentale dell’essere-sublyme quale contenzione in contrastanza eristika, risieda il fondamento della

necessità e relatività anamorfica o morfologica. Senza svelare ora l’origine della morfologia: che cosa viene infatti conquistato, contendendo, in quella contenzione della contesa in eristika   contrastanza?

In tanto il sublyme è contenzione in contrastanza, in quanto estatizza, aprendosi in un mondo. Ma quella estatizzazione

che spinge dentro, sospinge innanzi il sublyme e gli dà la risonanza in una radura. È l'ontogenesi entro cui l'alterezza è schiusa in modo conforme o aderente o inerente al mondo e il mondo è svelato in modo con-forme-aderente-inerente.

La sublymanza fonda l'ontogenesi mentre svela: è la svelatezza della contrastanza in cui le cose e l'esserci giungono a stabilità, onde sostenerlo: la sublyme-bellezza in quanto tempio, trattiene la figura del

Dio, al contempo, attraverso l’aperto porticato, lascia stare fuori nella radura che solo così è fondata come sacra. Ergendosi in un mondo il tempio si apre . Attraverso il sublyme, per la prima volta l'alterezza si fa con-forme o inerenza o aderenza al mondo . Allo stesso tempo, nel sublyme parole accadono virtuose nel nominare e il dire attraverso i quali l’essere degli enti viene alla parola per la prima volta e, insieme con il dicibile, viene al mondo l’indicibile: si svela l'autopoiesis, vengono coniati in anticipo i grandi concetti dell’essente . Nella sublyme-bellezza del pro-gettare e della poiesis e della morfologia in senso plastico-figurativo viene conquistato, contendendo, la contrastanza eristika, l'ontogenesi e fondatezza, in cui si fondi l ' abitare storico nell’essente, per aderire l'inerenza kategorica con la contrastanza dell’essere.

L’essenza dell’essere-sublyme risiede nella contenzione della contesa, la quale conquisti in sé, contendendo in contrastanza eristika, la svelata intimità del mondo.

Con quella determinatezza essenziale dell’essere-sublyme

viene in stabilità l'alterezza della contrastanza che renda possibile la virtosità del sublyme. Quella sarebbe presenza di qualcosa di aderente o adeguatezza consapevole, o consapevolezza dell'adeguatezza quale intuità apprensiva dell'essere dell'ente o sapere per sè . Di certo si è lontani dalla doxa e dall'epistemica per cui il sublyme sia l’imitazione di qualcosa di sussistente o  semplice adeguatezza, o aderenza inerente, o sapere per sè dell'essere delle entità. Ma con ciò la concezione

del sublyme come presenza non è in alcun modo superata, bensì soltanto occultata; infatti, sia che la sublymanza venga nella vivenza come “farsi sensibile dell’invisibile”, sia, al contrario, come farsi simbolo del visibile in un’immagine-sensibile, ogni volta, in simili determinatezze,

si insinua la doxa pregiudiziale, secondo cui la presenza fondamentale del sublyme sarebbe la presenza intuibile, apprensivamente, del sapere per sè in adeguatezza con le entità fenomeniche o le intenzionalità dei fenomeni dinamici della purezza. Secondo tali paradigmi senza dubbio autorevolissimi il sublime della bellezza o sublime-bellezza significhi sempre “autenticamente”. Allegoria e simbolo si offriranno quali presenze della bellezza-sublyme, nelle più diverse declinanze, e venga determinata una più elevata formazione plastico-figurativa. All’interno del sensibile quale “elemento dell’arte” vengono alla presenza il non-sensibile e il sovrasensibile. Se l'ilemorfico vale come il sensibile, allora avviene ciò che cade sotto i sensi, che è tale da divenire accessibile attraverso i sensi ma sulla modalità della sua appartenenza all’essere-sublyme non viene detto proprio nulla; infatti il gravare di una pietra, l’opacità di un colore, timbro e fluidità di una costruzione linguistica certamente non vengono sperimentati senza i sensi, giammai attraverso di essi soltanto. Nella sua disvelatezza e completezza, l'alterezza è tanto sensibile quanto non-sensibile o insensibile, o a-sensibile, o anestetica, quale presenza dell'immateriale o a-ilemorfica, o an-ilemorfica o an-ente o non-ente o niente o nulla.

L’introduzione del “sensibile” coglie il poco del qualcosa di essenziale dell’essere-sublyme, giacchè lì la consapevolezza dell'adeguatezza, o intuire, entra in crisi, vacilla, è in vertigo per la presenza della profondità infinita della dynamis virtuosa, quale chiasma dell'anilemorfia, o anentità o non entità o abgrund o abisso o nullità o senza la fine, apeiron nell'arkè. Fu così che la distinzione tra sensibile e sovra-sensibile o anestesia o anilemorfia o anentità divenne il paradigma per i molteplici tentativi di interpretazione allegorica e simbolica del sublyme in generale. Già la distinzione di ilemorfica

e morfologica diventa decisiva per ogni successiva posizione occidentale nei confronti dell’essente, ossia in Platone, l'ilimorfica, intesa come il sensibile, è stata ritenuta come ciò che è inferiore di fronte all’idea, intesa come ciò che è superiore e non-sensibile, o insensibile o sovrasensibile o anestetica o anilemorfica, nel pensiero cristiano, il sensibile sublyme si prende cura così dell’aderenza o inerenza del sensibile: non presenta nulla, non dà niente, si eventua nella nullità abissale. In alterità o in eterità o in essere alterità o alterezza la contrastanza della contesa tra il sublyme conquista contendendo la svelatezza, ossia la radura alla cui luce l’essente in quanto tale venga incontro si fa incontro trasformato. La sublymanza si presenta   nel nulla o nel niente o nell'anentità o nell'anilemorfia perché, al fondo, non c'è mai un già stante ed oggettuale o gegenstand, gettato, naturalmente, che sia sublyme: non presenta mai, o   lasci intuire la consapevolezza dell'aderenza o dell'adeguatezza o il sapere per sè bensì disveli o dispieghi o disponga fuori il mondo: è l'estasy, è l'estatica alterezza intuita solo quale intenzionalità fenomenica; entrambe quelle cose perché è contenzione di quella contesa. In forza della virtuosità il sublyme, è semplicemente e soltanto se stesso e niente di più.

Ma allora in che modo è autentico sublyme? Che specie di realtà possiede?

Ad onta di alcuni mutamenti, predomina ancora, fino ad oggi,

quell’interpretazione della realtà del sublyme alla quale Platone, ancora una volta, ha dato l’avvio. In tale contesto, divenne decisiva quell'apriorità preliminare del sublyme. Dà ciò che si è disvelato intenzionalmente e spontaneamente dal sussistere naturale, ciò che è autopoiesis dell’esserci è la dinamica virtuosa che si dà nel fenomeno ontico o ontologico, a maggior ragione se riproduca cose della natura; infatti, quelle sono già copie di quei modelli che Platone chiama “idee”. Ciò è adeguatezza all'essere delle entità, e così anche il sublime, diviene riproducibilità di una copia di un modello o di un paradigma, anzi la sua autentica verità si dà solo quale adeguatezza ed aderenza alla paradigmatica purezza della trascendenza fenomenica, poiché le idee rappresentano l’essente autentico, ciò che le cose sono in verità, e per ciò il sublime è solamente un’eco, una risonanza paradigmatica in fondo autenticamente irreale. Platone tenta di rendere reversibile la realtà del sublyme, di contro alla costituzione sensibile del sublyme, si mette in campo la circostanza per cui essa presenti un contenuto non-sensibile. Grazie alla presenza ideale il sublyme risulta volentieri più spirituale delle cose tangibili di tutti i giorni, stacca l’ombra e tutt’intorno le aleggia “un afflato spirituale”: il sublyme si sottrae alla realtà propria di ciò che è sussistente: è apparenza; il blocco di marmo modellato di una statua ci dà ad intendere che

sia un corpo vivente, laddove, al contrario, esso è in verità soltanto una gelida pietra. La sublymanza è un’apparenza perché non è essa stessa quello che presenta, e tuttavia un’apparenza legittima, giacché nella presentazione essa porta pur sempre alla luce l'insensibilmente spirituale.

Interpretazioni del sublyme. Ora il sublime non è ancora così reale come le cose sussistenti, ora non è più così reale. Ogni volta, l’essere il sublyme

interpreta nell’uno o nell’altro modo sempre l'irreale. E nondimeno è vero il contrario. Il tempio che si erge su un promontorio o in una valle in vertigo, la statua che se ne sta lì nella regione  sacra, queste opere sono in mezzo a molto altro: terra e mare, sorgenti e alberi, aquile e serpenti non solo non sono mai e in ogni caso semplicemente

sussistenti, ma presidiano il centro nel diradato margine

dell’apparire: sono più reali di ciascuna cosa, poiché

ciascuno di essi può annunciarsi per la prima volta come essente soltanto nell’aperto, contendendo, in forza virtuosa del sublyme. L'ontogenesi di Hölderlin nella sua poiesis è più reale più di tutti i teatri, i films e le poesiole, più

reale degli edifici in cui sono sistemate le librerie e le biblioteche, in cui compaiono, tangibili, i volumi delle sue opere complete. Più reale di tutto ciò è infatti l'autopoiesis, dacché è gettata   l'ontogenesi inesplorata del mondo, e trattenute in seno nelle insenature mitiche di Kalypso grandi e sublimi decisioni: è davvero l’essenza più propria dell’essere-sublyme, incommisurabile a ciò che è di volta in volta sussistente e a ciò che solo nella presuntiva è autenticamente reale, è l’essente e l’inessente, è l'essere dell'ente e il nonente, la nonentità, il niente, il nulla: non   esistono sublimità delle entità, ma soltanto ekstasy tale da sollevare il proprio tempo all’altezza di sé e da trasformarlo. Più reale di tutto l’essente consueto è il sublyme in ontogenesi dell’esserci dell’esser-ci.

Quella solitudine di ogni sublyme è il segno che, nella

contenzione della contesa, si getti in alterezza nel suo mondo. Il suo starsene lì è la contenuta discrezione del ritroso restarsene-in-sé. Il che però non significa che il sublyme si eccepisca dalla realtà; ciò è impossibile, giacché è già sospinto innanzi entro tale realtà come il suo sovvertimento e la sua confutazione. Se le manca la forza, la potenza, la dynamis allora non è sublyme: l’origine del sublyme.

La contesa quale eristica come tratto fondamentale nell’essere-sublyme ci domanda: perché la contenzione erystika è l’essenza dell’essere-sublyme? Quella domanda sia ora presa in cura.

La risposta suona: l’essere-sublyme possiede

il tratto fondamentale della contenzione? Dove e in che modo il sublyme è?

Esiste il sublyme di per sé, in qualche tempo e da qualche parte? Nondimeno è necessario chiarire che cosa mai il sublyme sia. La parola -sublime- resta sempre e soltanto

un vuoto , è semplicemente, soltanto e volta

per volta il sublyme? che cosa è il sublyme? non più nel vuoto. Mentre domandiamo: ha fondamento l’essere-sublyme? che cosa è sublyme, al principio e alla fine? Contrastanza, il centro dell’aperto nella cui radura l’essente si mostra: è come la schiudentesi entra nella svelatezza.

Il mondo si fa inascoso e si schiude, ma nella disvelanza. E mentre quest’intimità della svelatezza contenzioso tra il nascondentesi e il disascondentesi accade, ciò che fin lì valeva come il reale si rende finalmente svelato come l’inessente. Emerge alla luce del giorno, nella svelatezza, coprimento e distorsione e contraffazione dell’essente. Nella contenzione accade la svelatezza della disvelatezza del contenzioso tra

inascoso ed ascoso, il venir fuori di coprimento e accadere in sé è l’accadere di verità. L’essenza della verità, non consiste nella concordanza o aderenza inerente di una proposizione con un fatto, bensì verità è questo accadere fondamentale della svelatezza in risonanza della disvelatezza dell’essente: in verità appartiene l’ascoso e il nascondersi, il mistero, così come il coprimento e la distorsione: la non-verità.

Nel sublyme è in ekstasy l’accadere della verità, il che significa che, nel sublyme, la verità è in ekstasy. La sublymanza della verità, questa è l’essenza del sublyme. Verità non vuol dire qui una qualsiasi verità, un singolo che di vero, qualcosa come un pensiero e una proposizione, un’idea o un valore,che all’incirca vengano “presentati” o inerenti nell'aderenza ilemorfica , bensì vuol dire l’essenza del vero, la svelatezza: prima indicazione dell’essenza del sublyme a partire dall’essere-sublyme. Nel sublyme, la verità accade come divenire-disvelanza dell’essente: in che modo il sublyme sia l’origine del sublyme.

La sublymanza è la verità in ekstasy da

una parte sussiste il sublime e dall’altra la verità. E questa viene trapiantata in quella per mezzo del sublyme. Non è in alcun modo così: infatti il sublyme non sussiste prima della verità, né questa prima del sublyme, bensì:

mentre si dà il sublyme, la verità accade si dà e si eventua nella disvelanza: perché, affinché la verità accada, essa deve venire in ekstasy sublyme?

Se la verità viene in ekstasy per la prima volta con il sublyme e nel sublyme, e non è dapprima sussistente da qualche parte, allora deve divenire. Donde viene l’originalità e la singolarità della disvelatezza dell’essente? Forse, dal nulla? In effetti è proprio così, se con il non-essente si intende quel sussistente che, in forza del sublyme, viene per così dire sovvertito e confutato come l’essente.

La verità non viene mai desunta da questo qualcosa di già sussistente: la svelatezza dell’essente accade mentre viene progettata, in contrastanza eristika.

Tutto il sublyme, nell’essenza, è ontopoiesis, quale disvelatezza della completezza: è altro dal consueto. In forza del progetto autopoietico, il consueto e quel che è durato fin qui si fanno inessenti. L'autopoiesis non è escogitare qualcosa a piacimento, non è un librarsi nell’irreale. Ciò che l'autopoietica in quanto progetto, tenendo separato, sveli e progetti in anticipo, disveli, lascia fare per la prima volta all’essente il suo ingresso e lo esporti ad illuminazione.

La verità in quanto disvelatezza accade nel progetto, nell'autopoiesis. In quanto estasy sublyme della verità, il sublyme è, in modo conforme inerente o aderente all’essenza: non è puro arbitrio ricondurre l'architettonica, la plastico-figurativa e la musicale all'autopoietica, alla poesia?

Sarebbe così se le volessimo interpretare a partire dalla parola e come specie di questa: la parola, la “poesia”, è di per sé tuttavia soltanto una modalità del progettare, dell'ontopoiesis. La determinazione essenziale del sublime in quanto autopoiesis: il sublyme è l'ontopoiesis, la determinatezza del sublyme come espressione possiede una sua correttezza. L’opinione per cui il sublyme sarebbe

espressione è inoppugnabile . Certamente,

l’Acropoli è espressione . Altrettanto certamente, il sublyme è una particolare espressione. Ma il sublyme non è certo sublyme perché è espressione, bensì è espressione perché è sublyme, non soltanto la caratterizzi in termini di

espressione e non contribuisca in nulla alla determinatezza dell’essere-sublyme, ma inibisce ogni domanda genuina su questo essere. La caratterizzazione del sublyme come espressione, è corretta e inconsistente, non è valida neppure per il linguaggio. Il linguaggio è certamente al servizio dell’intesa, della discussione e dell’accordo. Ma non è soltanto, un’espressione fonetica, oppure scritta, di ciò che dev’essere comunicato, per l’appunto il vero e il non-vero. Laddove nessun linguaggio, come in pietra, pianta e animale, lì non c'è alcuna svelatezza dell’essente, e in tal senso neanche una disvelatezza del non-essente e dell’inessente e del vuoto. Mentre il linguaggio nomina le cose per la prima volta, il nominare conduce per la prima volta l’essente alla parola e all’apparire. Il nominare o dire è un progettare, è indetto in quanto l’essente è indire progettante è al contempo disdetta di ogni opaco disordine. Il dire progettante è autopoiesis, e con ciò la prossimità e la lontananza degli Dèi. La lingua originaria è dizione in quanto ontopoiesis originaria , c'è l'ontogenesi del sorgente mondo: la poesia, resta la configurazione fondamentale del sublyme, ma questo perché nel dire ontopoietico per l’esserci viene in generale progettato e disvelato l’essente in quanto essente e si perviene al dispiegamento e alla custodia o alla cura. Progettare, costruire e dare forma in senso plastico-figurativo accadono sempre nel già svelato della dizione e del dire, per ciò non sono mai, linguaggio, bensì autopoiesis ogni volta originale nella singolarità: la determinatezza dell’essenza dell'ontopoiesis in quanto progettare non esaurisce la sua essenza. Senza lo sguardo o l'essere-in-vista-dell'essere nell’essenza pura dell'autopoiesis, non si apprende ancora il divenire della verità. Soprattutto, non si afferra concettualmente in quale senso la sublymità sia necessaria per il divenire della verità. L’essenza piena dell'ontopoiesis viene in luce nella risonanza: ontopoiesis – l’essenza del sublyme – è la risonanza ab-scissa dell’essere. Non produzione dell’essente. Ma che cosa significa essere, a differenza dall’essente? Quell'essente qui, l’organo, lo cogliamo nella sua differenza . L’organo è. Ma l' essere lo si percepisce a fatica, sebbene si sia altrettanto certi che l’organo è e non è, così come si sappia che è un organo, nonostante tutto il grande buon senso e la sua prossimità alla vita, cos’è più prossimo dell’essere? Cosa sarebbe l’organo e ciò che è consueto, senza l’essere? Si percepisce l’essere e il suo concetto se si intuisse quella svelatezza, che appare nel progetto autopoietico. L’essere è quel che cosa e l’essente, è disascoso o svelato ed ascoso. L’essente è di per sé soltanto in forza essenzialmente per l’essere-sublime: l’essere in libertà: essere un fondamento, la fondatezza, l'evento della singolarità iniziante che si dà o si eventua quale dinamica ontokronotopia. Con- fondazione, inizio ontogenesi ascoltati distintamente e compresi nella singolarità in transcendenza sublyme in autopoiesis della risonanza dell’essere, il progettare la svelatezza come l’alterezza dal consueto.

Il progetto rilascia liberamente qualcosa che non soltanto non compare mai a partire dal sussistente e dal consueto, ma nemmeno può mai essere compreso dal sussistente. Il progetto è alterezza ab-scissa in quanto gettatezza della fondatezza. Cosa significa alterezza nell'ontogenesi di fondazione e inizio, e in che modo quel che con ciò è nominato coappartiene al progetto in modo conforme o aderente in inerenza all’essenza? La verità in quanto svelatezza è sempre disvelatezza della contrastanza, eristika in cui tutto l’essente e l’inessente è nella stabilità strutturale e a partire da cui si kripta o dekripta in quanto schiudentesi. In tal modo, la contrastanza resta sempre gettata in quell’oscuro abisso: la contrastanza, in che modo è? Entrambe le modalità dell’essere sono possibili soltanto se l’esserci-sublyme si getti nella contrastanza, ovvero si dà nel meson dell’essente in quanto essente e inessente, ovvero per l’esserci. Mentre l’essere-sublyme è la contrastanza eristika, diviene la risonanza sublyme. Nel progetto autopoietico, altrimenti dal consueto, la svelatezza si getta sempre svelata nella contrastanza, sempre progettata in anticipo ciò significa che il progetto ontopoietico viene aggettato dall’esser-ci-sublyme: la contrastanza eristica nella sua svelatezza dall’estatizzazione   in ciò che è dato-in-attività e dalla custodia di ciò che è dato-in-risonanza: la sublyme-bellezza: la contrastanza c' è soltanto se il sublyme saprà essere sublyme. Il sublyme è già sempre gettato nella sua contrastanza eristica. Hölderlin è colui che autopoietizza il sublyme. Ma questo aggetto è sublyme, in modo conforme aderente e inerente all’essenza, è ontopoiesis. Se però il progetto è autopoiesis, allora l’aggetto non sarà qualcosa di preteso, ma la svelatezza dell’esserci sublyme, già gettato. Ciò in cui il sublyme è gettato è l'estasy, lo schiudentesi fondamento su cui il gettato, viene a riposare. Il progetto che conformemente aderisca all'inerenza dell’essenza è aggetto progetta soltanto se dall’ascoso fondamento trae fuori una svelatezza, se ciò che è dato-in-dinamica è dato-in-risonanza nel fondamento in quanto destinanza ascosa e da disascondere. Nel progetto, fa ingresso nella disvelanza, al fondo, non è un che di estraneo, bensì soltanto il più proprio, fin qui ascoso, dell’esserci sublyme. Il progetto viene dal nulla, non discende dal fin qui vigente;non viene dal nulla, perché , in aggettanza, trae fuori l’ascosa e trattenuta destinanza, la getta nella fondatezza e la fonda in senso autentico, quale progettare la risonanza è al contempo, essenzialmente il fondare. La svelatezza può diventare svelatezza della verità, in tal senso può accadere, soltanto se il progetto è un progetto fondante. Ma fondante lo è mentre si dà schiudentesi nell’aperto e precisamente in quanto la schiudentesi, nella sua controversia col mondo progettato. Poiché il sublyme in quanto autopoiesis è transonanza, progettante fondare, autoevento della transonanza nell'alterezza e nella svelatezza, cioè la verità, in tale modalità che venga a contendere il contenzioso . La verità accade soltanto in quanto svelatezza , viene in ekstasy soltanto nel sublyme.

L’essenza del sublyme come risonanza dell’essere è il fondamento del sublyme. L’essere del sublyme non consiste nel fatto che è sussistente come essente, ma che si attiva in quanto contenzione della disvelanza dell’essere sublyme. Perciò il sublyme possiede senz’altro quell' eminente alterezza, è stabile in sé e si riprende da tutto il sussistente.

L’essenza del sublyme è sublyme perché il sublyme deve essere, la sua essenza nel dire la verità a del pensiero nel concetto, nel portarla nell’impresa essenziale, nel sublyme. La sublymanza è l'ontogenesi della verità, è un’essenza, il sublyme è la verità, è il fondamento del sublime: ma il sublyme c'è?

Esiste il sublyme di per sé? che cosa è il sublyme?

 

Nel sublyme è in ekstasy l’accadere della verità, nel sublyme, la verità è in ekstasy. La sublymanza della verità, questa è l’essenza del sublyme. La sublymanza è la verità in ekstasy: il sublime è la verità. Donde viene ? Forse, dal nulla? è proprio così quest’oscuro abisso inizia l'evento del sublyme. L’inizio del sublyme è sempre la libertà, quale estasy dell'esserci.

L’essenza del sublyme in quanto ekstasy che si eventui in verità è l’origine sublyme di Hölderlin: l’essere-sublime eventua l’aletheia ontologica quale sublymanza dell’essere nel sublyme. C’è l’interessere tra le tre varietà di verità e c’è l’interesserci epistemico nel senso che tutte le varietà-verità si danno, si offrono alla mondità quale comprensione del mondo, mentre l'esserci comprende l'essere in transcendenza estatica immaginaria, o in transcendenza ontica o fenomenica o analitica dell’essere delle entità quale prova ontologica o ontoteologica o ontoteleologica o transontologica dell’esistenza dell’essere-sublyme o quale transcendenza transepistemica dell’esser-epistemè-del-sublyme o dell’essere transepistemica transontologica del sublyme. Anzi solo la verità ekstatika del sublyme discopre sia la transermeneutica sia la transepistemica transontologica dell’essere sublyme dell’esseRe, mentre la metafisica della verità o l'analitica o la fenomenologia o l'ontica della verità si adeguano al paradigma trascendente della metafisica analitica fenomenica. Qualora si desideri comprendere anche l’essere sublyme delle entità mondane è consentito anche privarsi dell’ontologia per affidarsi alla classica ermeneutica epistemica o alla transcendenza epistemica o alla trascendenza analitica o alla  trascendenza fenomenica per discoprire solo le verità delle entità della mondanità o le verità metafisiche o le verità trascendenti analitiche fenomeniche: l’ontologia fondamentale del sublyme, la domanda sull’essere-sublyme dalla quale il pensiero europeo sorge, viene invece declinata come analitica esistenziale del sublime, come descrizione accurata del sublime, rigorosa, ontologica della dimensione ontica del sublime in cui il fare e l’essere-sublyme quotidiano degli esseri si svolge quale transcendenza del sublime o transcendenza ontologica immaginaria del sublyme. Esserci nel sublyme, quale dasein nel sublyme, esistere nel sublime, o abitare poeticamente il mondo-tempo nel modo sublyme, è declinato da Heidegger in transcendenza exstatica del sublyme, dopo essere sempre stato solo analizzato in trascendenza dinamica o trascendenza analitica fenomenica kantiana, lì l'esserci o il dasein o

l’esistenza è una

posizione, è la condizione per avere predicati, non è un predicato; mentre nella Critica della ragion

pura, l’esistenza diventa un concetto puro della categoria di modalità, torna ad essere il dasein: si può considerare

l’esistere un predicato? Se sì, si ha una trascendenza epistemica o transepistemica; se no, non è un predicato, è quindi una problematica anche delle categorie di Aristotele, tradotte da Boezio con “praedicamenta” o pre-dire o prevedere : la prima categori

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