Sul sentiero di una analitica dell'esserci o dasein-analytik assentemente presente in Kant, per interpretare l'analitica della transbellezza e l'analitica del sublime.
Si approderà nella
sinuosa transontologia del sublime o sublyme quale bellezza-sublime plotiniana
o sublime-nella-bellezza heideggeriana, già assentemente compresenti nella
prima ermeneutica del sublime longiniana o burkeiana.
Si offrirà
preliminarmente una panoramica delle contemplanze del sublime nella classicità,
quale sublime della mathesis o pitagorico o platonico svelatenza di
Anassimandro sia nell'apeiron sia nell'archè, quale sublime dei quanta infiniti
o del senza-fine e del senza-limiti o transapeiron: presente assentemente
nell'analitica kantiana quale sublime matematico o gegenstand sublime, ovvero
quale transentità sublime in transcendenza, presente solo nell'evidenza ideale
della transpurezza sublime quale eccelsa e nobile magnanimità o magnitudine
kolossale, sempre al di là del sensibile e del percepibile quasi fosse
l'alterezza proustiana.
L'apeiron dei
quanta però non è mai irreversibile: c'è sempre un senza fine infinitesimo o una abissalità
senza fondale ove si dà diafanè la transvedenza del sublime quale klinamen o
ab-scissa dell'archè o dell'evento in svelatenza o della transingolarità o transereignis o transvedenza della
splendenza sublime. A quella transvisione quantica si aggiunse nel corso del
tempo una dinamica del sublime interpretata dal pensiero della dynamis
aristotelica, quale concentranza o enucleanza o coniuganza kategorica del dynon
o phyon eraklitiano, quale essere abissale che si transevidenzi in svelatenza
senza fine, quale risplendenza sublime o
transplendenza sublime o tramontanza o splendenza sublime o splendezza: qui la
transpurezza è transkatarsi e la sua transfenomenica o transmorfia suscita quel
sentimento o quella transtensione o quella intermittenza che tanta fortuna avrà
nel pensiero di Burke e di Kant, tanto da transevidenziare in diafanè il
transfenomeno del sublime o il noumeno del sublime, ovvero il sublime
fenomenico e il sublime noumenico. Ma nessuno si è mai chiesto del perchè
esista una musa della bellezza e non ci sia una transmusa del sublime. Forse il
pensiero di Plotino viene in svelatenza:
già Sul sublime-nella-bellezza o sublime-in-svelatezza Plotino inizia con il
rifiutare la tradizionale classicità della bellezza come armonia e proporzione,
sostenendo che quella pare riferirsi esclusivamente alla simmetria. Al
contrario, la bellezza risiede innanzi tutto negli oggetti e nelle qualità , in
quanto ogni allontanamento dalla transmonade verso la molteplicità equivale a
una perdita di perfezione. Epigenesi della bellezza-sublime è l’imprimersi di una
forma dell’idea pervasa da una luce spirituale soprasensibile o svelatenza del
sublime-nella-bellezza. In quel primo trattato Plotino riprende la tematica
dell' anagogica della bellezza Platonica ove il progressivo ritorno dell’anima
verso la transfera delle idee avviene tramite la contemplanza rivolta a forme
di bellezza spirituali e immateriali. Platone situa la contemplanza della
bellezza in sé, divina e uniforme quale forma della bellezza transvisibile
l'ideale della bellezza transvisibile dalla transmente quale armonia invisibile
o transonanza musicale o musica della natura stessa o svelatenza della physis.
Ci sono stati
platonici senza Platone, e una sorta di tradizionale
Platonismo nel
mondo, indipendente, ma nel vero spirito, la
Platonismo [269]
dei dialoghi platonici. Ora tale un pezzo di
platonismo
tradizionali troviamo in alcune ipotesi di una stretta connessione
tra ciò che può
essere chiamata la qualità estetiche del mondo circa
noi e la
formazione di carattere morale, tra estetica ed etica.
Ovunque persone
sono state inclini a porre l'accento sulla colorazione, per
esempio, allegro o
di altro tipo, delle pareti della camera in cui
i bambini imparano
a leggere, come se qualcosa che aveva a che fare con la
la colorazione
delle loro menti; sul possibile effetto morale della bella
antichi edifici di
alcune delle nostre scuole e università; sulla
edificio di
carattere, in qualsiasi modo, attraverso l'occhio e orecchio; la Consulta
spirito di Platone
è stato inteso per essere, e giustamente, anche da coloro
che forse non
hanno letto Platone Repubblica, in cui tuttavia facciamo
trovare la
connessione tra il carattere morale e le questioni di poesia e
arte fortemente
affermato. Questo è da osservare in particolare nel terzo
libri e decimo
della Repubblica. L'interesse principale di questi libri si trova
nel fatto che in
essi leggiamo ciò che veramente ha detto Platone su un argomento
concernente le
persone che sono state così pronto a mettersi sotto la sua
autorità.
Si dice con
immediato riferimento alla metro e le sue diverse forme in
versetto, come un
elemento in generale il trattamento di stile o modo
(lexis) + al
contrario di materia (logoi) + nella fantasia
letteratura, con
la quale, come in passato il tempo [270] istruzione dei
cittadini
dell'Unione Perfect Città avrà inizio. E 'tuttavia a proprie
esprimere il
suggerimento che si può applicare ciò che dice, in primo
esempio, circa il
metro e in versi, a tutte le forme d'arte qualsiasi, alla musica
(mousik) + in
generale, a tutte le questioni su cui le Muse di greco
mitologia
presiedere, a tutte le produzioni in cui la forma conta ugualmente
a, o per più di,
la questione. Supponendo quindi che dobbiamo
qui, con contorni
e tendenza almeno, la mente di Platone per quanto riguarda
etiche influenza
delle qualità estetiche, cerchiamo di distinguere
chiaramente le
linee centrali di tale tendenza, del platonismo in arte, come
è veramente di
essere trovati in Platone.
"Hai
percepito non avete", osserva il platonico Socrate,
"che gli atti
di imitazione, se iniziare ai primi di vita, e continuare,
stabilirsi in uno
di natura e le abitudini, sia per quanto riguarda il corpo,
i toni della voce,
le vie della propria mente. "
Sì, che potrebbe
sembrare una questione di osservazione comune, e ciò che è
strettamente
platonica qui e in quello che segue non è che l'accento del
affermazione.
Cerchiamo di impostarlo tuttavia, per motivi di effetto decisivo,
immediata
connessione con alcuni altri punti di Platone estetico
dottrina.
Poi imitazione,
imitazione attraverso l'occhio e orecchio, è irresistibile in
la sua influenza
sulla natura umana. E in secondo luogo, noi, i fondatori, i
persone, di
Repubblica, della città che è di [271] perfetto, hanno
per la nostra
peculiare finalità la semplificazione della natura umana: un obiettivo
un po 'costoso,
per Ne consegue, in terzo luogo, che l'unico tipo di musica,
di arte e di
poesia, ci permesso di noi stessi, i nostri cittadini, sarà di
un carattere
austero, in forza di una sorta di "auto-negando l'ordinanza". Noi
deve essere una
comunità con fervore estetico, se si, ma essa
anche molto
fervida "renunciants," o asceti.
In primo luogo, le
anime degli uomini sono, secondo Platone ritiene che il
creature di ciò
che gli uomini vedere e sentire. Che cosa sarebbe probabilmente trovato in un
solo numero
limitato di persone sensibili, un costante suscettibilità a
gli aspetti e le
altre qualità sensibili delle cose e delle persone, alle
elemento di
espressione o di forma in loro e dei loro movimenti, a fenomeni
in quanto tale -
questo suscettibilità Platone presuppone, con gli uomini in generale. Esso è
non tanto la
questione di un'opera d'arte, ciò che è trasportato in e di
il colore e la
forma e il suono, che dice su di noi educativo --
soggetti, ad
esempio, sviluppato dalle parole e scenario di un gioco - come
la forma e le sue
qualità, concisione, semplicità, ritmo, o,
contrariwise,
abbondanza, varietà, discordia. Tali "estetica" qualità,
di quella che
potremmo chiamare a rigor di logica, la frase, metabasis eis allo genos, +
derivazione in un
altro tipo di materia, si trasformano, nel
di temperare il
paziente ascolta o spettatore, in termini di etica,
nella sfera dei
desideri e la volontà, di morale del gusto,
engendering,
infermieristica [272], strettamente morale effetti, ad esempio
condizioni di
sentimento e la volontà, come Platone richiede nella sua Città di
La perfetta, o
piuttosto il contrario, ma quasi in ogni caso indifferente,
condizioni.
Imitazione: - si
entra nel fastnesses molto di carattere, e noi,
le nostre anime,
noi stessi, sono per sempre imitare ciò che vede e sente, la
forme, suoni che
ritrovo nostri ricordi, la nostra immaginazione. Noi
imitare non solo,
se vogliamo svolgere un ruolo sul palco ma quando ci si siede come
spettatori, mentre
i nostri pensieri seguire la delibera di un altro, quando si
leggere Omero e
mettere in noi stessi, alla leggera, scorrevole, in luogo di
coloro che egli
descrive: noi inconsciamente imitare la linea e il colore del
muri attorno a
noi, gli alberi per strada, gli animali che per animali da compagnia o fare
l'uso di molto il
vestito che indossa. Solo, Hina m ek ts mimses tou
einai apolaussin.
+ - Dobbiamo stare attenti gli uomini come raggiungere la verità molto di ciò
che
essi imitare.
Che poi è il primo
principio di Platone estetica, il suo primo
considerazione per
quanto riguarda l'arte della città di La perfetta. Uomini,
bambini, sono
esseri sensibili, in larga misura condizionata dalla
mero aspetto della
loro "medio". Come quelle insetti, potremmo fantasia, di
naturalisti che ci
dicono, tenendo colore dalle piante a presentare,
essi verranno a
partita con molto servilismo gli aspetti del mondo
su di loro.
Ma il popolo della
Città Ideale non [273] esserci a tutti i
fatta eccezione
per mezzo di un rifugio, un esperimento, o il tour de force, nel morale
e filosofia
sociale, e questa circostanza determina la seconda
costituente
principio di Platone estetico regime. Noi, quindi, il
fondatori, i
cittadini, della Repubblica hanno un particolare scopo. Noi
sono qui per
sfuggire a, di resistere, un certo vizioso centrifughe
tendenza nella
vita, in greco e in particolare in vita ateniese, che fa
ma si propagano
come uno vizioso tendenza in noi stessi. Noi siamo a diventare --
come i pezzi di
una macchina! è possibile che si lamentano n. .--, come esecutori
piuttosto, individualmente,
può essere, più o meno importanza, ma ogni
con un necessario
e inalienabile parte, in un perfetto esercizio musicale
che vale la pena,
mentre, o in alcuni sacra liturgia, o come soldati
in un esercito
invincibile, invincibile, perché si muove come un uomo. Noi siamo
di trovare, o
essere messo in, e mantenere, ognuno la sua sede naturale; a
coltivare quelle
qualità che garantisca la padronanza su noi stessi, la
subordinazione
delle parti a tutto, musicali proporzione. A questo
fine, come abbiamo
visto, Platone, un remorseless idealista, è pronta anche a
sopprimere le
differenze di sesso maschile e femminile carattere, di fondere, a
perdere la
famiglia in campo sociale aggregato.
Imitazione quindi,
possiamo riprendere, imitazione attraverso l'occhio e orecchio, è
irresistibile
nella sua influenza sulla natura umana. In secondo luogo, i fondatori
della Repubblica
sono di sua finalità legato alla semplificazione delle
la natura umana:
[274] e la nostra conclusione pratica segue a rigor di logica,
ordine. Mette a
noi, e severamente mantenere, un "auto-negando" ordinanza in
questa materia, in
materia d'arte, di poesia, di gusto e cultura in tutti i suoi
varietà; una
regola, di cui Platone stesse parole, applicato da quest'ultimo nelle
primo grado a
ritmo o metro, ma come tutti i egli dice in proposito
abbastanza
applicabile a tutta la gamma musicale o di effetti estetici,
Sarà il breve
riassunto: Alternations saranno pochi e lontani tra: --
diversamente da
come i metodi di la poesia, l'arte, i cori,
abbiamo la maggior
parte di noi ama così tanto, non necessariamente perché i nostri sensi sono
inapt o poco: -
Smikrai hai metabolai. + non consente musicale
innovazioni,
Aristophanic non grida, non imitazioni tuttavia intelligente di
"i suoni del
flauto o la lira," non libero di imitazione umana
bestiali voce di
suoni o meccanico, tali artisti come sono "come un
specchio svolta su
tutti. "Ci sono stati vulgarities della natura, si vede,
nella gioventù di
Atene, anche ideale. Tempo, naturalmente, in quanto tale, è di per sé
una sorta di
artista, rifilatura piacevolmente per noi ciò che sopravvive dei rude
mondo del passato.
Ora Platone metodo promuovere o anticipare le
lavoro del tempo
che in materia di vulgarities del gusto. Sì, quando si
leggere la sua
norme di precauzione, è diventato pienamente consapevole del fatto che anche in
Atene vi erano
giovani uomini che ciò che è stato colpito meno fortunati ad
le abitudini, i
piaceri, la sordida attività di classe sotto di loro.
[275] Ma essi non
sarebbe consentito molto a modo loro nelle strade
o altrove in un
mondo riformato, al cui scelto imperiale gioventù
(Basilik phyl) +
non sarebbe consentito anche a pensare di una qualsiasi delle
quelle cose -
oudeni prosechein tonnellata voun. + A loro, ciò che è stato illiberale,
il illiberale
artigianato, sarebbe (grazie a loro ben formato di potenza
astrazione
intellettuale!) come se non fosse. E se l'arte, come
legge, essere,
come pensa Platone, "una creazione della mente, in conformità a destra
motivo, "noi
non desideriamo per i nostri ragazzi cantare come mera uccelli.
Ma che prezzo non
sarebbe musicale conoscitore pagare per gestire il
strumenti si può
vedere nella fantasia che passa attraverso le porte della
La città di Perfetto,
bandito, non perché non c'è nessuno nel suo
pareti che conosce
l'uso o avrebbero piacere ricevere da loro (uno
delicata
sensibilità in materia di Platone, come è stato detto,
presuppone), ma
proprio perché sono così seducente, deve essere
quindi trasportato
a qualche altra sostanza, meno favorite
vicinato, come
veleno, direi! veleno morale, per i propri nemici '
l'acqua delle
sorgenti termali. Tutta una classe di pittori, scultori, operai qualificati
di vario tipo come
andare in bando - essi e le loro strumenti molto;
non, ancora una
volta osservare con attenzione, perché sono cattivi artisti, ma molto
buone .-- Alla mn,
Adeimante, hdys ge kai ho kekramenos. + art, come
tale, come Platone
sa, non ha alcun scopo, ma per sé, la sua perfezione.
Il buon arte del
[276] Perfect City è infatti l'arte di
disciplina. Musica
(mousik) + tutte le varie forme di arte, sarà
ma gli strumenti
di uno dei suoi più di mastering-sociale o politico
fine,
irresistibilmente il suo modo conforme imitative oggetto di unità a
tipo: saranno né
più né meno di tante varianti, in modo da
parlare, della
tromba di guardia.
Oppure, supponiamo
che ancora una volta che un poeta trova il suo modo per noi ", in grado di
suo genio,
come egli sceglie,
o come il suo pubblico sceglie, a diventare tutte le cose, o tutti i
persone che, a sua
volta, e in grado di trasformare anche noi in tutte le cose e
persone che, a sua
volta, come abbiamo ascoltare o leggere, con una fluidità, una versatilità
di umorismo quasi
pari alla sua, un poeta miriade di spirito, come si dice,
quasi in Platone
precise parole, come i nostri migliori tocco di lode, di
Shakespeare per
esempio, o di Omero, di cui egli è stato il pensiero: - Beh!
ci sono stati
fissati a la guardia. Non abbiamo spazio per lui. Divina,
delizioso, che,
"se è venuto a nostra città con le sue opere, le sue poesie,
che desiderano
fare una mostra di loro, dobbiamo certamente fare di lui
riverenza come un
oggetto sacro, meraviglioso, delizioso, ma dovremmo
non lasciarlo
soggiorno. Dobbiamo dirgli che non vi è, né può
essere, come uno
che in mezzo a noi, e così inviare lui per il suo modo di alcuni
altre città, dopo
aver unto la sua testa con mirra e coronato di lui con un
ghirlanda di lana,
come qualcosa in se stesso mezzo-divina, e per noi stessi
dovrebbero
avvalersi di alcuni di più austero e meno gradevoli specie di poeta,
per la sua pratica
[277] usi. "T austroter kai adester poit,
Phelias heneka. +
Non, come ho detto, che la Repubblica non più di
Lacedemone sarà un
artless posto. Platone estetico regime è
effettivamente
basato su un alto grado di sensibilità a tali influenze in
le persone che si
occupa di .--
Diritto di parola,
allora, e rettitudine di armonia e di forma e
ritmo ministro per
la bontà della natura, non che di buon carattere
che così chiamata
con un nome morbido, essendo veramente silliness,
ma il quadro
d'animo che in verità è molto giustamente e
abbastanza ordine
per quanto riguarda la morale abitudine .-- La maggior parte certamente
egli ha detto .--
Non deve queste qualità, quindi, essere ovunque
perseguito dai
giovani uomini se vogliono fare ciascuno la propria
azienda? -
perseguiti, certamente ora .-- pittura, suppongo, è
piena di queste
(quelle qualità che sono in parte etico, in parte
estetico) e tutti
i artigianale come quella; del tessitore arte
è pieno di loro, e
la inlayer l'arte e la costruzione di
appartamenti,
ville, e il lavoro di tutti gli altri apparecchi della vita;
inoltre la natura
del nostro proprio corpo, e di tutti gli altri viventi
cose. In tutti
questi, giustezza o wrongness di forma è
inerente.
Wrongness e della forma, e la mancanza di ritmo, la
mancanza di armonia,
sono fraterna a faultiness di mente e di caratteri -
ter, e il
contrario di qualità opposta condizione --
temperato e il
buon carattere: - fraterna, aye! e le copie del
li .-- Sì, in modo
del tutto: egli ha detto .--
I nostri poeti
devono, quindi, da solo essere sotto controllo, e costretto a
l'immagine di
lavoro del bene nelle loro opere poetiche, o di non
lavoro in mezzo a
noi, a tutti i, o gli altri devono anche essere artigiani
controllato, e dal
sedile di lavoro e questo faultiness
intemperance e
illiberality e formlessness di carattere
in se le immagini
di creature viventi, o nelle case
essi costruire, o
di qualsiasi altro prodotto del loro mestiere qualunque;
o che egli deve
non è in grado di farlo essere vietato praticare
la sua arte in
mezzo a noi, fino alla fine che i nostri tutori non possono,
coltivata in
immagini di vice come in un vizioso pascolo, ritaglio
e abbattimento
molto ogni giorno a poco a poco da molte fonti,
la composizione di
alcuni insieme una grande male nella loro anime, vai
impresa? Non si
deve piuttosto cercare per coloro che artigiani
hanno il [278]
potere, di modo della propria forza fisica, a
monitorare la
natura delle belle e seemly, fino alla fine
che, vivendo come
in alcuni sani luogo, i giovani maggio
ricevere bene da
ogni lato, whencesoever, da fiera opere
d'arte, né con la
vista o su qualsiasi cosa audizione di sciopero,
come si trattasse
di una brezza che porta la salute derivanti da gentilmente luoghi, e
straightway
infanzia da renderle a ignorare e somiglianza
amicizia e di
armonia con la giusta ragione? - Sì: egli rispose: in
in questo modo
sarebbero di gran lunga migliori istruiti .-- Ebbene, ho detto,
Glaucon, per i
suddetti motivi non è l'educazione alla musica del
massima importanza
- perché, più di ogni altra cosa, ritmo
e l'armonia
rendere il loro modo in intima la parte del
anima e attecchire
su di essa con la massima forza, portando
con loro
correttezza della forma, e di pronunciare la forma giusta, se
uno essere correttamente
addestrati, se non il contrario? e di nuovo
perché lui che è
stato addestrato in quel reparto debitamente,
hanno il senso di
acuta sviste (tn paraleipomenn) + e
di cose che non si
è abbastanza, se di arte o di natura (m
kalsdmiourgthentn
Kals phyntn m) + e disliking loro,
come egli
dovrebbe, lodare le cose belle, e che, a causa di
la sua gioia in
questi, la loro ricezione nella sua anima, essere alimentata
di essi, e
diventare kalokagathos, + mentre egli addebitò la base,
come egli
dovrebbe, e odiato, mentre ancora giovane, prima che fosse
in grado di
fermare una ragione, e quando la ragione viene apprezzerebbe
, riconoscendo che
la sua parentela di per se stesso - la maggior parte di tutti uno
così ha insegnato?
- Sì: egli rispose: mi sembra che per motivi
come questi la
loro istruzione dovrebbe essere in musica. Repubblica, 400.
Capire, allora, la
poesia e la musica, le arti e mestieri, dei
La città di
Perfect - che cosa rimane di loro, e ricordare come il
Greci stessi sono
stati utilizzati per dire che "il mezzo è più che il
suo complesso
". Liken la sua musica, se volete, di musica gregoriana, e chiamata a
mente il tipo di
architettura, militare o monastica di nuovo, che deve essere
costruito a tale
musica, e poi il tipo di colorazione che riempirà la
[279] gelosamente
assegnato spazio su pareti, il tipo di intaglio che
sarà venture per
la visualizzazione sul cornicione o al capitale. Le pareti, i
pilastri, le
strade - che vedete in pensiero! anzi, la stessa alberi e
animali,
l'abbigliamento di coloro che sposta lungo le strade, il loro aspetto
e voci, il loro
stile - la hieratic Dorian architettura, a parlare
precisamente, il
Dorian modo ovunque, in possesso di tutta la
vita. Confrontare,
per ulteriori vividezza di entrata in vigore, a edificio gotico,
il gotico
cistercense, se volete, quando San Bernardo che aveva eliminati
ancora di un
barbaro superfluity di ornamento. Sembra un lungo cammino da
il Partenone a
Saint Ouen "dei corridoi e archi" o Notre-Dame
de Bourges; ancora
che illustrano quasi equamente la direzione del
Platonico
estetica. Quelle chiese del Medio Evo hanno, come tutti noi
sentono, i loro
loveliness, ma di una sorta di poppa, che affascina mentre
forse è repels
noi. Possiamo provare difficile come altrettanto bene o meglio
architettura di
una più o meno natura diversa, ma per tornare a loro
ancora una volta
che il segreto del successo finale è loro. La rigida logica
del loro fascino
controlli nostro gusto, come logica corretta la lega
di intelligence:
avremmo qualcosa di qualità che, se si può, per
noi stessi, in ciò
che facciamo o fare; sentire, sotto la sua influenza, molto
diffidenti dei
nostri sciolte, o sgargianti, letteralmente o insignificante,
decorazioni.
"Resta poi", spiega il Platonist, forse troppo sanguigna, --
"Rimanete",
dice ai giovani, "in questi [280] luoghi, e simili, di
loro, e
meccanicamente, irresistibilmente, l'anima di essi impregnare
la tua. Accanto a
ciò che è in congruenza con loro in ordine di
udito e vista, si
dirà (nonostante, può essere, di unkindly
natura a fare il
tuo primo) su di molto il tuo volto, il suo camminare e
gesti, nel corso
di concatenamento e il tuo intimo pensiero ".
E equazione
debitamente fatto di ciò che è personale e solo temporanea
Platone in vista
delle arti, può essere salutare per tornare di volta in
tempo per la
platonica estetica, di trovare noi stessi sotto la più
esclusiva
influenza di quelle qualità nel genio ellenica ha
quindi sottolineato.
Che cosa avrebbe promuovere, quindi, è l'arte, la
letteratura, di
cui tra le altre cose si può dire che esso sollecita
un certo sforzo da
parte del lettore o spettatore, che è una grande promessa
espressività da
parte dello scrittore, l'artista, se per il suo
parte porterà con
sé una grande attenzione. E in che modo soddisfacente,
come rassicurante,
in che modo lusinghiero a se stesso dopo tutto, tale lavoro davvero
è - il lavoro che
si occupa di come uno studioso, formato, maturo e
Manly. Coraggio -
andreia + o manliness - manliness e temperanza, come abbiamo
sa, sono stati i
due virtù caratteristica di questo vecchio mondo pagano, e
certamente in arte
sembrano essere coinvolti in un l'altro. In Manliness
arte, ciò che può
essere, come distinta da quella che in opposizione ad essa
[281] deve essere
chiamata la Consulta femminile di qualità, - che cosa, ma una piena
coscienza di ciò
che si fa, d'arte in sé l'opera d'arte,
tenacia di
intuizione e di conseguente fine, lo spirito di
costruzione al
contrario di ciò che è letteralmente incoerente o pronto a
cadono a pezzi, e,
in opposizione a ciò che è hysteric o lavori a
casuale, il
mantenimento di una norma. Di tali thos + arte piuttosto che
+ pathos sarà
l'umore predominante. Platone di utilizzare la propria espressione
ci saranno qui non
paraleipomena, + no "negligenze", non femminile
la dimenticanza di
se stessi, nessuna opera d'arte a unconformed
il principale
intenzione dell'artista, che volontà, ma aumentare il suo potere di
riserva. Un
artista del genere sarà apt, naturalmente, di esprimere
più di lui sembra
effettivamente da dire. Egli economises. Egli non rovinare
buone cose di
esagerazione. Grezzo, promiscua ricchezza della natura
si riduce di
grazia e di ordine: riduce, può essere, Lax versetto a staid
prosa e temperato.
Con lui, il ritmo, la musica, le note,
farsi sentire da
seguire, o meglio accompagnare letteralmente come ministri, il
senso, -
akolouthein tonnellata di accesso. +
Possiamo piuttosto
preferisco il pieno giorno del Veronese per il contrasto
luce e ombra,
anche di Rembrandt e un pittore vi dirà che il
prima è
effettivamente più difficile da raggiungere. Temperanza, la
temperanza del
giovane Carmide, super-indotta su una natura
originariamente ricco
e appassionato, - Plato 's proprie [282] nativo preferenza
per questo è solo
rafforzata dalle particolari esigenze del suo tempo, e la
condizioni di
molto la situazione ideale. Il diamante, ci viene detto, se è
un'ammenda uno,
può guadagnare in termini di valore di ciò che è tagliato fuori. E 'stato dopo
tale
moda che la
gioventù virile di Lacedemone era stato tagliato e scolpito.
Anche per Plotino
la transvisione della bellezza sensibile è fondamentale nella katarsi e ascesi
e purezza : L’anima purificata diventa forma, una ragione, si fa tutta
incorporea, intellettuale ed appartiene interamente al divino, ov’è la fonte
della bellezza e del sublime-nella-bellezza, la bellezza-sublime dell’anima
consiste nel rassomigliare al dio o nella svelatezza della transmorfia divina,
poiché da lì deriva la bellezza-sublime e la natura essenziale dell' essere.
Transvisione di svelatenza delle immagini della vera fonte della
bellezza-sublime in sé, la bellezza-sublime a tutte le transentità la dà
rimanendo in sé, senza ricevere nulla in sé.
Platone non aveva
condannato l’arte mimetica, mimetike techne , ma solo quella che imiti il
sensibile e non il modello intelligibile, o l’idea. Plotino sostiene che l’
arte si sviluppi da un’idea presente nella transmente capace di imprimere o
transformare: l’arte non è più così imitatio dell’ingannevole mondo delle
apparenze sensibili, né subordinata alla contemplazione di un’essenza
metafisica e sovraindividuale, bensì reca in sè un’idea di bellezza sublime, o
è la svelatenza del sublime-nella-bellezza: una tesi Plotiniana destinata alle
poetiche del neoplatonismo rinascimentale, per la transvedenza o svelatenza del
transmito di Kalypso la disvelatezza del transmito del sublime-nella-bellezza,
quale transbellezza in transestasy transtabile, diafanè, fluttuante, phyon o
dynon o transmorfia o transplendenza sublime o splendezza sublime in
contrastanza transdelirante assentemente presente, o che si sveli solo
nell'infinito o nel transinfinito o nel senza-fine o nell'abisso del senza-entità
della transvedenza o che aleggi sempre entousiasta , nella transvedenza sempre
ab-scissa dell'essere-sublyme in transmitica alterezza quale svelatenza della
bellezza-sublime o sublime-nella-bellezza. Il transmito inizia la transvedenza
quando tutti fuggono dalla distruzione. Solo l'eroe della naufragranza svolta
altrove verso il transmito della Nympha Kalypso, la dea della bellezza sublime
diafanè in transvedenza o la singolarità primigenia della transmusa del
sublime.
Gli dèi della
bellezza Olimpica o la dea della lucentezza o della splendezza, desolati,
disvelano la destinanza della naufraganza in un isola boscosa quale ombelico di
tutti i mari. Una dea sublime abita o soggiorna nella transradura sublime
figlia di Atlas, il mago o padre della magia o dei miraggi sublimi. E' la
transmusa della transvedenza abissale che abita le profondità dell'isola di
Ogigia, è la Nympha del sublime o la Nympha Kalypso, è la dea dell' essere
sublime o Kalypso distesa nel mare sublime, con brezze ariose, oltre l'oceano
sconfinato, superiore, immersa nel mare e nella transonanza dei gabbiani, sulle
violette increspature dell'oceano. Là la Nympha Nello spazio della transradura
sublime interna accoglie l'eroe della naufraganza, lei stessa la dea sublime,
cantando con una bella voce, una sublime armonia afenomenica o transonanza o
transcordanza, alla sua transvedenza, diafanè, transvisibile in una navetta
dorata. L'ingresso è diafanè malvarosa in transvedenza e profuma di cipresso,
sotto gli archi delle cave c'è una vasta distesa, o transpazialità, di giardini
di vite: qui ha avuto inizio la vicenda o il transmito del sublime, come le
acque cristalline e violette in diafanè, lì nella meraviglia per la
transvedenza dell'essere sublime. Kalypso la sublime dea si svelò così faccia a
faccia in nobile alterezza, quasi estranea all'altro eroe solo della
naufraganza, ma dentro la singolarità quale transinfinito nell'archè: era
seduta sulla riva o sulla transradura transpaziale abissale in transplendenza e
pianse nel suo cuore con lacrime, sospiri, dolori, doglianze. Kalypso sublime
in transonanza e transcordanza con l'ermeneuta Hermes, seduto in sedia lucente,
iniziò a interrogare o interpretate la dea del sublime: Quale è la missione
qui, Hermes, dio della bacchetta dorata? Lei è la dea della sublime accoglienza
o concentranza sublime che transconsenta alle desideranze sublimi con ambrosia,
mescolata con nettare di malvarosa. Kalypso la dea sublime al Dio ermeneuta
Così si svelò: La dea Kalypso della sublime transradura transpaziale abissale
Ogigia, mondità sublime e subliminare e luogo di vento e onda che transconcorda
in transonanza. Dea sublime, notte-tempo, dopo aver trascorso il giorno seduta
sulla spiaggia rocciosa sublime, e soggiornato in transcordanza con uno
spargimento di lacrime e angosce e doglianze in contemplanza transvedenza così
parlò Kalypso: Ascolti infelice eroe della naufraganza. Venga qui e prenda gli
strumenti di bronzo, tagli e costruisca in elevatezza, in modo tale che si
possa procedere nel nebbioso oceano. Io stessa le darò vestiti da indossare e
invierò un giusto vento che le consenta di raggiungere sano e salvo la
salvezza, grazie alla sublime divinità. Le sue parole finì, così parlò la
sublime ed uscì rapida in volo: Dea del sublime o dell' abisso sublime, così sconcertante e
così pericolosa.
Queste sono state
le sublimi parole o così parlò Kalypso dal sorriso sublime e carezzevole più
solenne e più temibile e più beata degli dèi, in seno nelle insenature abissali
sublimi transinfinite della divinità
della sublime Dea Kalypso, mentre le sue ancelle transversavano nettare e
ambrosia. Kalypso la dea sublime parlò così. Allora, la mente è saldamente
fissata nell'eterno ritorno? Và eroe della naufraganza e la gioia sublime sia
lì, al di là.
Così parlò Kalypso
la transmusa del sublime e affondò il sole e le tenebre, quindi il piacere l'un
l'altra con le Nymphe in lungo mantello argentato, grazioso e delicato: un bel
giro d'oro in cingoli sulla sua vita e una sciarpa scivolò sulla sua testa. Poi
transformò la mente dell'eroe della naufraganza per la partenza. Lei gli donò
una grande ascia di bronzo, facile da esercitare, con doppia lama, bella e
lucida, transportò di gran lunga alberi ad alto fusto in piedi lì, torreggianti
in abete bianco, pronti per restare a galla facilmente in transequilibrio
transtabile. Kalypso diafanè sorgeva nella transplendenza, tornata ad essere la
dea dell'eterno ritorno del sublime, iniziò ad abbattere alberi. Quindi la dea
del sublime attraversò le transtringhe e li connesse in transcordanza o in esattezza, in una armonia
invisibile di articolazioni sublimi transvisibili. Nel frattempo la dea del
sublime transportò frammenti di veli per le vele della navetta dell'eterno
ritorno sublime e la chiamò Lady Kalypso; bagnò e rivestì in dolci indumenti
profumati l'eroe della naufraganza e a bordo gettò un' altra e più grande
fragranza per un giusto vento caldo e gentile! Che cosa sarà di me? Così parlò
Kalypso: che cos'è che si dà nel giorno sublime? che cos'è che si dà nel tempo
sublime? che cos'è che dà i sogni sublimi? che cos'è che dà l'universo sublime?
che cos'è che dà la notte sublime? che cos'è che dà le stelle sublime? che
cos'è che dà alle pupille il sublime? che cos'è che dà il sublime? che cos'è
che dà il mito del sublime? che cos'è che dà il silenzio sublime? che cos'è che
dà l'anima sublime? l'essere sublime? essere assentemente presente nel sublime
o essere presentemente assente nel sublime? La
transvedenza diafana dell'essere sublime dell'essere o essere il sublime
dell'essere o essere sublime in essere? Tenera è la morte sublime, tenera è la
morte quando s'annuncia con le stelle sublimi, quasi fossero pupille volanti
del sublime. Oh quanti giorni ancora e poi il nulla sublime? Si vedranno le
pupille sublimi nella notte sublime, quando saliranno al cielo quali stelle, oh
le regalo il nulla sublime, perchè si possa colmare d'infiniti baci, mah i
sogni che aleggiano la morte sono già giunti in punta di piedi, prima della
fine dei tempi, quando la follia approda al mattino, prima che la luna sublime
eclissi e il sole canti le lodi al cielo. Oh arriverò a sognare il vuoto
sublime, pieno di sublime, denso di sublime? Ah essere più imprevedibile delle
onde, più libera dei sogni, più lontana delle galassie, quale essenza errante
nell'universo del tempo sublime, ah l'abisso sublime dei sogni ove ogni luce
narra la transinfinità sublime, quale essenza che possiede in sé l'indeterminatezza del
sublime. Nell'anno della morte e della creatività venne la dea del sublime per
l'ultima volta, nei secoli, tra un secolo, così parlò Kalypso, avrà un quarto
d'ora ancora soltanto e così nei secoli che seguiranno: saranno transinfiniti
quarti lunari sublimi per transinfiniti secoli sublimi. Venne dalla bianca neve
per la naufraganza nel mare del sublime, ove è inebriante naufragare, per
l'ultima volta, nel secolo di un tempo sublime al tramonto, quale splendenza
sublime o quale archè dell'essere sublime o quale nuova inizialità dell'esserci
sublime, sì ma con chi? Poiesis sublime o transpoiesis, come la dea del sublime
nel deserto, come la dea nel nulla sublime si svelò nella transplendenza, solo
di sé ma non disse nulla disvelò la sua misterica bellezza sublime. Ah solo un
tempo sublime ci dà la vivenza sublime, mentre gli universi si giocano l'esistenza.
Ah a volte la sera sublime viene d'incanto, senza la transvedenza mondana, senza pace, senza
terrore, senza volare. Si ascolta la transonanza del sublime con il senso
dell'attesa delle parole dell'incanto, che fu sublime, in un epochè di dasein e
di morte. Lì si sogna la dea degli eventi sublimi, senza averla mai vista, nè
udito il fascino della sua phonè, ma la si sogna così come è in transvedenza:
sublime, altera, fin al punto d'infilzare i cuori con la luce dei suoi occhi e
lasciare alla deriva gli esseri della speranza. Sublime l'accolse morente, dopo
la battaglia e l'incontrò di notte alla luce degli incanti sublimi:canti? Le
chiese. Mai, rispose. Ah le stelle , non sono mai lì per rispondere ai sogni
sublimi dell'essere. Ah perchè c'è la transvedenza stellare? Perchè c'è la
transvedenza nel mondo? Perchè
d'improvviso, d'incanto, senza attendere né preghiere nè desideri? perchè
quando la luce scompare e le ali della notte paiono avvolgere ogni orizzonte,
ogni evento, ogni tempesta, solo allora
la stella del creato lancia al mondo la sua seducenza sublime e fa volare i
sogni nella transmente senza luce nè splendore? perchè l'altera si disvela
verso sera, quando ogni speranza del giorno è nulla e induce a pensieri
disperati e disperanti? perchè la stella è indifferente ai giorni a alle notti
e all'essere e alla morte? E appare solo quando la sua intenzionalità lo
desideri? Ah essere accolti nel genio della sua essenza e con sorpresa, quasi
fosse una guerra lampo: alle domande rispose con un sorriso sublime e
indicibile: chi credi che decida? La dea del sublime da sola, giacchè è
inizialità dell'erranza sublime: gli eventi sublimi sono già nella transmente,
perchè transinfinita e sempre oltre gli altri genii. Ah volare oltre
l'orizzonte per assistere all'evento del sublime, ma la notte dissipa le sue
ombre e le ali non spuntano al calar del sole, forse sarà per un'altra sera,
quando l'atmosfera brillerà di nuovo con la luce sublime e l'incanto svelerà all'essere i misteri
sublimi del mondo, solo allora la dea del sublime accoglierà la desideranza,
perchè solo allora la dea sublime desidererà salvarci. Oh già l'universo
imbruna e aldilà del tempo scelto dagli eventi i venti secolari trascorrono,
col senso del sublime nulla: prima? Chissà? Poi? Ci sarà? Forse la sua
transvedenza diafana lascerà credere d'essere lì per il nulla ed invece è con
la testa nei suoi pensieri e con la transmente nei pensieri della divinità
sublime, con il corpo nei desideri e con la transmente nei pensieri del nulla
sublime, del niente sublime ma mente sapendo di mentire, senza venire al mondo,
senza essere presente all'essere quale sublime transpoiesis in estasi sublime,
quale splendenza in estasi tra i sentieri che si biforcano, l'invisibile
presenza della divinità sublime s'eleva e indica la via della sublime
destinanza, aldilà sublime o là nelle colline tra il mare e il cielo, lì la dea
del sublime offrirà i suoi doni
all'essere che lasciò la sua vita agli inferi, per svelare il sorriso della
seducenza sublime, che riempì la transmente, ogni attimo, dal fuggente al mai
giunto in prossimità degli eventi sublimi. Non c'è più la desideranza: è la
flebile luce che s'offre alla assurda essenza del bruciare per esistere. Ah
l'estasi sublime è svanita nel nulla, nel niente si vive una sola volta, la prossima non ci sarà: né in cielo, né nel
creato dell'evidenza ideale. Ah l'estasi sublime che si lascia consumare piano,
quasi fosse prelibata delizia della notte sublime, la quale arriva in punta di
piedi e mai lascerà l'essere silente, con i suoi occhi splendendi più delle
stelle vicine o che brillano in lontananza siderale. Si desidera allora aprire
la porta ed uscire dall'incubo che assale ogni orizzonte e lascia solo il
nulla, quale unica consolazione della sera che arriva prima del brillio
stellare e si lascia andare alla deriva: non si gioca più con la sorte, né si
ascolta più la voce delle illusioni, si
ignora l'assenza assoluta, si mitiga il vuoto con il vento dell'evidenza
ideale, si lascia alle lusinghe il tempo necessario per sparire. Da lontano si
sogna le estati senza estasi, senza
parole per parlare al cuore più profondo degli universi e si chiede a chi lì vi
abiti per quale ragione la luce abbia abbandonato la sua essenza estatica ed
ora opprima quale ferita della transmente? Ah come è sublime amare quando si
pensa al suicidio al mare, ah il tempo dell'esserci può essere letale. Lì
lunghi anni son trascorsi d'incanto sublime solo per attenuare il risveglio: la
sera sublime richiama le sue stelle e la luce raccoglie le sue ultime
transvisioni, per sparire e riposare, ah dove andare? Se chi si vuol
raggiungere ama il sublime errare? Altrove? Là ove la voce non risuona mai
nell'udito della transonanza? E i transensi si perdono tra transinfinite
varietà come fiori senza profumi e lumi con la forma delle ombre sublimi? Addio
ai pensieri che giocano solo con le illusioni e lasciano all'incanto il
sublime: tanti anni luce saranno mitiche immagini sublimi? ah il profumo della
partenza è sublime o è intenso come
quello del suo arrivo. Sublime giacchè si sogna d'essere aldilà dei paradisi
perduti per delirare con il peccato e il senso dell'essere sublime, in un mondo
sublime che parlerà alla sera sublime e alla luna? Mai si saprà. Con i raggi di
luce sublime, unico regalo della dea della desideranza sublime, la transmente
naufraga nel tempo sublime: nell'essenza dell'essere sublime, quale abisso
ob-scuro sublime che scava dentro l'exsistenza per colmare il niente sublime.
Ah l'abisso sublime che s'insinua denso d'oscurità, abitato dalla dea del
sublime più atroce, quale assenza assoluta dello s-guardo astrale o della
transvedenza, che male, ora, ma non vale, presto sarà diverso, lì nell'universo
sublime che non c'è più, nè mai più ci sarà, chissà? Lì la sera sublime del dì
della transonanza si ascoltano i passi della transcordanza sulla catastrofe
sublime con i pensieri del corpo più dolce dei sogni: solo lì tra la luna che
s'imbruna e la sera sublime del dì dell'evento sublime della splendezza, lì
sorgerà quella luce sublime che incanta anche la notte più buia e più tersa
dell'anno sublime: chi sparirà per primo? Forse chi apparirà tra un mito e un
sogno? O chi lancerà un sussurro più profondo d'un abisso sublime? Oh la
vertigine sublime dell'assenza com-prende i transensi e l'essere sublime
vacilla sull'orlo della voragine transinfinita e guarda il nulla sublime
abissale attante in deriva dell'universo: là ove è perso ogni transenso e il
sublime regna con l'assoluto. Ah ci fosse almeno il tempo per osservare la fine dell'essere nella profondità sublime abissale
dell' essenza sublime con quella leggerezza che invita al disincanto sublime ,
oggi non si sarebbe più qui a tremare per il niente che s'inabissa nell'essenza
dell'essere e lo riempie di sublime, con la densità che rende estatica anche la
bellezza terribile del sublime: perchè la catastrofe sublime che tutto divora
ora dimora nel nulla sublime abissale. Lì là in fondo nell'abissale icona
dell'essenza del sublime o transvedenza diafana del sublime, là nell'abissale
catastrofe sublime in diafanè nell'essenza dell'essere sublime abita sovrana.
Ah l'angoscia sublime che pervade l'essere sublime quando il nulla precipita
nell'abissalità e naufraga con l'estasi sublime. Là lì si abita nel vuoto
sublime catastrofico che inabissa il transenso del niente sublime, il sommerso
che inabissa l'immerso sublime: è la catastrofe della transmorfia sublime che
capovolge l'essere e lascia prevalere il niente sublime. E' una piccola
increspatura che dà l'entusiasmo al nulla sublime nella transvedenza in luce
diafana inabissando l'essenza della storia e il transenso della storia, quale
storia del transenso del sublime nulla. Lì là ove abitano coloro che son morti
per la dea del sublime. Lì non c'è paradiso, né inferno, né limbo, né
purgatorio si abita il luogo del sublime in fiore: non è un luogo sacro giacchè la dea del sublime li ha
sacrificati, è una transtopia d'attesa della divinità sublime o una
transpazialità abissale sublime: si è abbandonati lì per sempre e non si
desidera l'eterno ritorno nel mondo , né si aspira ad un altro mondo. La
transvivenza continua lì tra il colore e i profumi della dea del sublime che li
circonda con l'unica consolazione possibile: essere sublimi nella transtopia
sublime dell'essere sublime o nella transpazialità abissale sublime? Perchè la
dea del sublime li cura come se fossero in estasi abissale sublime? Fiori
sublimi tra fiori sublimi? Ah lì l'assenza invade la transmente e la riempie di
presenze simili all'assenza o al nulla sublime. A niente giova pensare quale
sarà la destinanza, in una esistenza ove al nulla succeda il nulla, senza posa,
né timore che al transenso del niente prevalga una ipotetica salvezza. A cosa
pensare quando nulla è possibile per sedurre l'essere sublime? E' meglio
chiudere la transmente per precludere qualsiasi desideranza per placare i
dolori del senso del nulla sublime. Ancora un attimo e tutto scomparirà e i
ricordi saranno abitati dalle presenze fantasma parlanti la lingua dei morti.
Si spera d'accedere subito alle prossime stagioni, senza attendere eventi che
preannuncino già incontri nefasti. Alle volte è possibile ascoltare la
transonanza della voce sublime e lontana, ma il transenso dei desideri è sempre
rivolto verso altre stelle con la transmente ancora densa di transcordanza di
pensieri inutili e si decide di lasciare a chi sappia meglio abitare il mondo,
la gloria, la destinanza. Mai più si sognerà l'essenza degli sguardi, mai più
s'ascolterà la transonanza della voce che chiama, perchè da sé non si sente
troppo desiderata, mai più il vuoto
denso d'essenze sarà abitato dalla luce generata dal nulla sublime abissale: ah
dea del sublime, ah dee perchè avete abbandonato l'esserci? Lì l'incanto c'è
quando la splendenza sublime si sveli e s'elelevi più bella delle meraviglie
del mondo, ignari del perchè si lascia partire un soffio di desideranza che
increspa ed aleggia, d'improvviso l'immensità vacilla, barcolla, danza
all'interno del sublime transequilibrio ed ancora di più la transonanza
incanta, quasi ci fosse una transintenzionalità con il soffio della
transvivenza: quasi volesse danzare tra le onde sublimi in transcordanza. Ah
mai illusione balenò all'orizzonte più terribile e sublime: d'incanto così
all'improvviso ci fu la transmorfia sublime degli eventi: d'impeto ammainò e riversò
la sua essenza sublime nelle acque agitate e tempestose: un immenso fragore
s'udì in tutti i luoghi del globo e la dea del sublime inabissò tracimando con
moti ondosi altisonanti mai visti, né uditi in transonanza transudita: quel che
fu la più transtabile che si conoscesse s-pro-fondò negli abissi con la sua
sublime transvivenza glaciale. Ah la catastrofe sublime: un soffio può far
capovolgere le immensità più eccelse, tanto da generare l'attante della
transmorfia sublime che farà naufragare l'esserci: è il soffio dell'essere
sublime che genera la catastrofe sublime per mutarsi in essere abissale
sublime. Ah il soffio di desideranza dell'essere sublime si dà quale catastrofe
sublime, prossimità del naufragare, quale destinanza dell'essere per la morte
sublime. Alla presenza dell'essenza sublime della transonanza dell'incanto, al
balenare del miraggio sublime immenso e transinfinito l'essere sublime è in
diafana transvedenza quale estasi sublime, quale respiro che sente la vicinanza
del sublime, ma quel soffio farà vacillare l'immensa la sublime e transinfinita
esistenza glaciale. L'equilibrio fondante la transtabilità dell'esistenza
dell'essere sublime si svelerà oscillante e transonante. Una transonanza
transinfinitesima genera l'abisso sublime ove l'essere sublime naufragherà:
dall'incanto sublime alla morte sublime: dal miraggio sublime al naufragio
sublime. Ah l'abisso sublime che si disvela nella sua ellittica curvatura
sublime: si vive solo la superfice del mondo trafitti dal raggio del nulla sublime
ed è subito morte sublime, l'essere sublime è solo sulla transvarietà
transferica trafitto dal raggio abissale sublime ed è subito sublime abissale
in diafana aldilà. La dea sublime distese le sue intime essenze mentre disvelò
al transtempo il suo essere nuda al mondo. Ahah essere in nuce, ah essere in
luce: lunghi anni sulle ali dell'estate sono state le sole volte in cui la vita
sorse senza dinieghi né divieti. Ah le ore grandi come un secolo, ah le cose
piccole come galassie, si svelarono diafane in transvedenza animate come nuvole
d'un giorno assolato e solo, scorto dietro l'angolo della morte sublime. Lì la
sorte verrà ancora a spiegare la transmente, mentre le nubi lanciano al mondo
ombre colme d'attesa e di tormenti. Si transente già la gioia che s'avvicina a
passi lenti. Ma menti? Ah le montagne viola o lillà, la notte sublime lì là in
prossimità della mondità con la velocità della destinanza, più rapida d'un
uccello da preda, prenda, prenda, predante la preda fuggitiva lì là, che al
fine si dà, giacchè non ce la fa. Si farà ancora in tempo a spengere le luci
prima del sonno dell'attesa e del riposo: denso di sogni ed incubi e vuoti di
mente. Lì è ancora giorno e il sole tarda a tralasciare, sarà ancora preda
della nostalgia della bella estate che si svela alla sera sublime con l'abito
delle stelle fisse, mobili, cangianti ma senza tanti allori per piangere e per
sognare: con la sorte oltre la morte sublime. Avrò ancora sogni da vendere e
gioie da acquistare, ma non so più se c'è la diafana tranvedenza o se la luce
segua ancora il destino dei viventi o la nostalgia dei morti. Proverò ad essere
una tranvedenza con la sera dietro le spalle e la notte sublime e buia quale
transvivenza, ma sarà una nube nera come l'incanto della morte sublime ad
avvisare le ultime speranze con il fascino del nulla sublime. Ahah udrò ancora
il sole cantarmi le melodie dell'armonia afenomenica della transonanza in
diafana tranvedenza che lascia al mondo il mistero dell'evento sublime, ma
all'ultima ora la destinanza sublime sorprenderà con la fantasia dei fiori e la luna da sola
apparirà all'orizzonte degli eventi sublimi: lascerà sognare senza fare del
male: con la follia sublime negli occhi: ah come è vuota la notte sublime senza
i sogni del transdicibile. Ora son trascorsi millenni luce e dell'attimo del
cosmo e dell'universo non c'è traccia: nulla, né del destino, né della
transvivenz così densa, così tersa, così casta, così vicina al nulla sublime e
senza fasti. Qui correrò ancora un'altra volta per raggiungerla con le ali del
destino sublime e l'ultimo raggio che provenga dall'aldilà sublime e insegua
senza sosta una luce sublime e misteriosa e senza transenso, poi mi volterò
ancora una volta per vedere gli occhi di chi decise la sorte del mondo, prima
che sia fuori per sempre e transenta il transaudibile con la musica della
transonanza o la la transcordanza sulle note del nulla sublime, o con i sogni
sublimi abitati dagli occhi dell'essere sublime: lei è sublime, è la risonanza
della transonanza in transcordanza, amante del disordine, in lei c'è la
leggerezza ma anche la tristezza d'una nuvola a primavera, lei è sublime amante
della transvedenza, in lei c'è la luce ma anche il buio atroce d'una nebbia
subliminare, lei è sublime nemica delle tenebre: è caotica come il sole, ma le
piace il perielio sublime di venere, non saprei bene se le piace la nostalgia
della pace o l'ira della vittima che tace, ma sublime lei è e sarà, non mi
sogni più, ho le labbra grosse da attraversare, la sera o al mattino: non fa
differenza, tanto ci sarà sempre chi avrà gli occhi per ridere e lo sguardo
finto metallo. Ogni sera al tramonto alzi gli occhi al cielo e pensi: quando
era sublime la mia giornata, tant'è che non riuscivo mai a sapere quando il
lunedì venisse, c'è, ci sono? Sì, sì, ancora un altro poco ed andrò a dormire,
sognerò gli occhi tristi della sera e la luna sublime mi farà compagnia, col
raggio blu dell'estate e col raggio rosa dell'autunno, ma non mi sogni più, non
farà bene sostare sulle piazze di notte e cantare come i grilli dei conventi e
le sere passate ad urlare: dio, dio, non molestare gli organi e i letti e le strane passioni dei gatti. AH
gli occhi di metallo lucido li ho visti una domenica pomeriggio in vitro, in
vetro, dietro le vetrate virtuali, ma non mi sogni mai più, o i sogni sublimi
non ci lasceranno più. Sublime è il tramonto dei sogni: è il tramonto sublime
dei sogni. Fra un poco verrà la sera ed uscirai di qui libero come gli uccelli
del mare che vanno a pescare di notte il sangue blu, ma non ci sarà più. Adoro
ancora la sera restare a guardare la notte sublime e più buia, con le stelle
annoiate d'essere fisse e il creato che è lì che attende i desideri dei
nostri sogni sublimi. Ancora una volta e
tutto sarà scomparso sulla faccia della terra: non c'è più pioggia, non c'è più
luce, non c'è più un dio che produca un miracolo stanco o appena più in linea
con l'orizzonte e l'universo, ah mi sentii persa tra le sublimi transcordanze
come una gru a primavera, ma c'era il sole e c'era il mare e a me veniva voglia
di cantare le nenie da bambina, quando l'età incrina e la soglia tra la vita e
la morte torna a vacillare. E' la transonanza sublime. Ancora un solo attimo e
poi si potrà morire: mi guardò per l'ultima volta con gli occhi più lucenti
della transfera del circolo polare artico , ma non si smosse dalla destinanza.
Subì ancora una volta la sorte avversa: aveva un diadema con la veste più
vaporosa della serata, di quelle che quando ballano fanno vacillare il mondo e
il cuore, e si inizia a tremare come se si fosse sottozero all'equatore. Oh la
musica era bella sì, ma si cantava da folli, si suonava la transonanza
dell'infanzia maledetta e le vesti che volavano sublimi e senza senso, ma
quella notte sublime non si lasciò alla sorte il privilegio di fare le scarpe. Capii
all'improvviso che il tempo della giovinezza era pallido e il tempo del sorriso
già dietro le spalle dei vecchi platani d'un giardino verde e rosa, blu e
glicine, sublime lillà, lì là quando sorgerà ancora il tempo della pazienza
fuggitiva e secolare, quando la sorte guarirà gli incubi che accompagnano la
luce del giorno. Quando verrà? Ora che non ci sarò più? Oh spinga, spinga
forte: la navetta dovrà tremare con la forza d'urto delle corazze e la bellezza
sublime degli sguardi di fanciulle prima che per loro sia già sera o notte
sublime e fonda: addio, addio, affondi pure negli abissi sublimi del tempo,
tanto non ci sarà mai più chi le darà la luce sublime dell'inverno a sole
spento, oh mare, mare non mi lasciare di notte a naufragare, con le stelle della
notte sublime che guardano le volte del creato tutte le volte che il loro
sorriso si volge al passato, oh non gridi invano, tanto gli astri sono tutti
folli, oggi ti dicono che potrai trovare i tuoi sogni nel cassetto, domani nel
letto e un altro giorno ancora non si sa dove o si speri o si spara. Oh attenda
pure un altro anno, tanto dovrà arrivare ancora con lingue piene di vento e la
chioma nera e china e bianca, come
l'alba sublime, ah ci sono giorni in cui la sera non arrivi mai e il tramonto
duri il transtempo transinfinito che serve per morire, nascere e rivivere in
altri luoghi, in altri mari, in altri mondi o in altri universi sublimi, senza
sentirsi persi, né tremanti di gioia o di paura, ma solo vuoti, soli, come il
sole nella transradura abissale della foresta sublime e nera, nel cuore
del continente più antico d'ansie e di
timori sublimi, come quando pare che non ci sia più niente da fare per restare
ancora in vita. No, non mi sogni più con la gioia sublime del cuore e il
sorriso perso per strada mentre si
cercavano le viole. Non è ancora giunto il transtempo in cui la notte sublime
avrà lasciato le sue spoglie alle stelle e vestirà la corolla con i fiori
roridi di pianto. No , non mi sento stanca: è solo il soffio della vita che
accompagna la notte sublime con il dolore della morte sublime e al mattino
fugge via, con la velocità dei sogni sublimi. E' sveglio? sono le otto del
mattino e la sua sorte sta partendo, non so più dove andare ed ho una gran
voglia di morire, ma fra poco sognerò di entrare in quella luce che fin allora
mi uccise tutti i sogni a occhi chiusi e a occhi aperti. Ma, la prego, non
apra, perchè è la morte che attende con l'arma bianca e nera vicino al mare, oh
no, no, non so soffrire, ma fra poco morirò e mai più la rivedrò, la sogno
sempre, sempre, oh come è dolce il tempo, oh come è forte il vento, ma fermare
non si può e dove andrà, non lo so, ma non si volti mai, non si giri e ri-giri
mai, giammai vorrò che i suoi sogni siano spenti come i miei, non si fermi più.
Sento già suonare. Quella porta è già aperta e il sole del transinfinito già
splende in altomare, mi vien voglia di gridare, ma la mia voce non suona più,
le mani e i piedi sono immobili, come il respiro, il mio povero cuore non mi
batte e ri-batte più ed il mitico corpo giù si sente giù, giù, giù fin
nell'abisso, da dove non non si sale più su, sussù non lasci, non lasci, ma non
si fermi, continui almeno lei a sognare, ad occhi chiusi o ad occhi aperti,
tanto per sognare il sublime non serve guardare. Ohoh mi spinge oltre quel
tempo della vita mortale, lì ove le onde fuggitive e stanche varcano le soglie
dei sogni e sostano un istante transinfinito per contemplare le bellezze
sublimi lunari o lunatiche? Oh si lasci guardare, è bella solo come il sole
all'alba, che non guardo mai, perchè mi piace di più sognare il sole
tramontante, con i suoi raggi sublimi ultraviolentiviola che volano da qui a lì
senza il timore delle distanze o degli ostacoli o delle remore o dei dinieghi .
Lei ci ri-penserà, si dà? si darà ? si sottrae, si kripta, si dekrypta, si vela
e si disvela, è la verità bellezza, la legge dura della dolcezza del sublime,
un nobile fenomeno della seducenza astrale, le stelle son lì solo per farsi
con-templare, guai a chi pro-getti la prossimità, ikaro-docet? così la finirà
di farsi del male da soli? così parlò Kalypso prima del diluvio universale,
niente male, aldilà delle stelle e non solo quelle, ma di sola bellezza non si
salva il mondo. Oh non è così? Oh è dolce come il mare salato, ma di dolcezza
si vive una sola volta. Oh si regali un sogno sublime abissale o vuoto come la
grazia pregnante dell'universo denso d'incubi e di orrorose tragicità. Oh
faccia sognare il sublime della transplendenza per irradiare l'intermittenza
aurorale del miraggio boreale quale brillanza astrale, ma di luci soffuse e
terse si può anche perire o svenire, o sbranare dall'eroina versus semidei.Ohh,
oh si lasci affondare: è sublime come le stelle, ma quelle non se ne stanno lì
a guardare: son fisse, mai fesse, ma fissate, replicanti, in armonia
afenomenica transonante la medesima melodia armoniosa e tediosa mormorante:
domani, domani? sì, domani, potrà annegare o volare, o morire o soffrire, ma
non lasciare, non lasci mai più, le
stelle amano essere viste a distanza siderale, guai a toccare il fondale
universale, si può s-pro-fondare nell'abisso sublime, senza mai più tornare tra
l'aurora e l'infinito o transinfinito: è finito? è già tutto irreversibile
abissale? Oohh non lasciare, anzi si lasci attraversare senza fiatare, come già
si lasciano oltrepassare i suoi occhi dalle intermittenze delle desideranze,
che danze! E' finita: con il sorriso sornione della perfida albione, appena
baciata dalla fortuna bendata, anzi cieca come la sua anima dis-animata, che
corre e fugge via, per non tornare mai alla deriva, strane onde fuggenti,
saranno le superonde della stranezza sublimi che spezzano e frantumano la
transpazialità -transtemporale, ma così difficili da catturare dai miti
sublimi? Quanti quanti ancora? Chissà, è l'indeterminatezza sublime della
stranezza, bellezza, che spro-fondatezza. Ora e mai più non ha più senso
ascoltare le voci degli abissi sublimi della memoria dei ricordi diafani, non
ha più senso alleviare con il miele eterno l'eterno ritorno, sì ma dove? Si è
soli con la desideranza della morte sublime, ah si inveisce ogni volta , quando
appare il sublime ed abissale sguardo, non ha più senso spendere le lacrime
della noia senza ascoltare la voce dell'aurora: che sale saliente ogni volta
che l'esserci sublime muore. Ora ho anche io lasciato alle luci della notte
sublime il vago sopore dell'anima morente, in mente, ah verrà la morte ed avrà
gli occhi dell'eternità sublime. Si ascolta sempre la voce dell'anima: in
silenzio: senza il clamore dell'eternità sublime. No non ci sono più sogni da
vendere, nè vendette da sognare, nè ricordi sublimi da regalare a chi viene e
và soltanto per mostrare il volto del bene o il volto del male o ambedue
anfibologici, la sapienza consiglia di sorridere, sempre, o per lo più ogni
tanto: almeno quando la presenza della transvivenza sfiora il fiore del
tramonto sublime: chi rimpiangerà mai più i giorni lontani dell'infinito
ritorno del sublime? In un giorno di maggio ci fu l'inizio della fine: una sola
volta vidi volare la luce dell'eternità , quando la sera svelò lo sguardo della
morte sublime, con gli occhi sublimi della divinità: non c'è più quella sera
rischiarata dalla voce luminosa della tempesta sublime e perciò perfetta, non
c'è più tempo per sognare una luce antica e amica che ri-veli il transenso
dell'essere e, o, la deriva dell'infinito transinfinito ritorno che mai, se
mai, verrà senza arrivi e senza partenza, ma solo una vaga presenza, come la
luce sublime dei suoi occhi di là , dall'abysso infinito che mai lascerà,
libero d'essere simile ai sogni pensati nel buio della notte sublime. Non ha
più senso ascoltare il colore dei suoi occhi, se la sera la noia assale ed
invade la memoria sognante, nel vuoto spazio della notte sublime c'è il nulla
sublime che canta con la voce della seducenza astrale in transonanza: solo la
transcordanza della morte ci può salvare, nel vuoto eterno del nulla sublime,
una sola transonanza che canti: una canzone in transcordanza: su, sussù, non
tremi, le stelle non stanno lì solo a guardare, la dea del sublime non ci ha
abbandonato abita lì là in un campo di ogigia, la xhorà del sublime, lillà in
un campo di ogigia la xhorà sublime abita
Kalypso la sublime dea della diafanè, lì là ove la dea si getta in
transplendenza in un campo, in una transradura fiorita di lillà , di ogigia la
transpazialità abissale del sublime, lì scende in campo insieme all'eroe della
naufraganza, là in una transradura luminosa in transplendezza di ogigia, la
xhorà lillà. L'essere sublime si getta sul campo di ogigia la xhoràlillà, lì là
la ricamata seducenza della dea del sublime si svela e disvela nella
transcordanza sublime che seduce la dea Kalypso-lillà , in una transradura
sublime fiorente di ogigia la sublime xhoràlillà, lì là ove l'essenza della dea
sublime si getta, si dà , sì, sissì, la rugiadosa transradura sanguigna,
ruggiosa, brillosa, luminosa, transplendente, seduce lì la dea del sublime in
un campo di ogigia la xhoràlillà, lì là si disvela l'aletheia sublime, la
verità sublime si svela in una transradura di lillà , l' essenza dellia dea
sublime si svela sul campo, si dà in campo lì là, sì in quella divina
transradura sublime il padre o la madre sono figli dell'essere sublime, o sono
figli di se stessi, la madre è figlia dell'essere sublime, o la madre è figlia
di sè, così come iddio è figlio di se stesso o il dio è figlio dell'essere o la
dea madre è figlia di se stessa o la madredea madreperlacea è figlia
dell'essere sublime: la natura della dea sublime è figlia dell'essere sublime,
la physis sublime della divina è figlia di sè e si dà da sè , sì, si svela da
sè , si getta da sè, si pro-getta da sè in un campo di lillà , si fonda da sè
in una transradura radiosa in transplendenza diafana di ogigia xhoràlillà lì là. Ah essere figli
della transradura sublime vuota, sgombra, libera, disertata,
annullata,annichilita, svuotata, diradata, diafana in eterna diradanza e
transplendenza, figli della transpregnanza sublime della divina splendenza,
figli della sua desideranza sublime, figli della sua ontogenesi o dell'essere
sublime transpregnante che si dà da sè o dà sè o dà la transpregnanza
all'essere sublime. Ah la fanciulla transpregnante dell'essere sublime che dà
luce e dà alla luce figli dell'essere sublime pregnante, o dell'essere sublime
in estasi sublime in un campo di ogigia la xhoràlillà, lì là solo la dea del
sublime ci può creare. Ah essere disvelanza sublime della transmonade vuota in
exstasy sublime, quale deliranza che danza nella diradanza sublime
dell'aletheia dell'essere sublime, senza il nulla, senza altri dei, né altri eroi,
né entità o superentità, solo il suo evento sublime che si dà: viene in sogno
l'evento sublime della dea sublime che si dà nella diradanza che danza con
l'imago dell'eternità transvedenza. Viene in sogno con la luce dell'eterno
ritorno della transvedenza, all'alba di un altro giorno sublime con solo un
ultimo desiderio nei pensieri, ma non viene mai in mente, né oggi né mai. Lì i
sogni si svelano con lo sguardo della diafana transplendenza del sublime nella
bellezza, o dell'essere sublime nella bellezza dell'ente ideale, o con la
luccicanza sublime dell'exystenza senza presenza, o solo con l'assenza sublime,
mentre sussurra sempre ai transensi di svelare solo l'imago della diafana
transvedenza: tanto per la ricerca del tempo dell'eventuale ritorno c'è sempre
innanzi l'infinito o il sublime transinfinito. Ho solo un sogno da raccontare,
ma non lo svenderò per qualche virtù virtuale, ho troppi sensi nascosti e
silenti e inauditi e indicibili: forse un giorno aleggerà nella mondità la sua
eterna presenza, ma è già sera, è già troppo tardy per credere ancora alle fabule con o senza dormienty,
senza sogni. Una sola volta, se mai ci sarà, forse verrà la dea con in seno un
sogno senza senno, insensato, ma non ci sarà più il tempo per sognare l'imago
imaginaria degli eventy....giacchè non c'è più il tempo imaginario dell'imago
eventuale. A nulla pensa il nulla che sogna o immagini l'evento del suo
infinito ritorno dall'abisso animato, ove la luccicanza dell'evento si dà,
senza nulla chiedere...sino al terminale dei nostri sogni insonni salienty
abyssaly, come una kuspyde imaginaria che attrae il chiasma eventuale...ahhh
l'evento dell'essere chiasmale...interattanza dell'interagenza
kuspydale........
...................................................................................................................ewenty-sublymy
......l'essere s'eventua da sè, senza la legge che non c'è.....senza il logos
che non c'era, senza il dio che mai ci sarà.....Ah l'essere s'eventua aldilà
del dio che non c'è più....ah l'essere si dà luce da sé....senza il dio del
bene e del male che non c'è mai più.....ah l'essere s'eventua aldilà del bene e
del male che non c'è più. L'essere si dà alla luce da sé, aldilà del dio
dell'eterno ritorno che non c'è mai più. Ah l'essere si dà luce e si darà alla
luce aldilà del tempo che non c'è, aldilà del tempo dell'eterno ritorno che non
ci sarà mai più. Madre della sublymanza sublyme..nei suoi occhi c'è l'essenza
della nostra morte eterna....non saprei come e senza un perchè, né saprei come
mai la notte si nascose nel letto delle nuvole e si rivelò all'alba con il
raggio di luce sublyme di un tempo che fu e che sarà: oh quante volte gli occhi
hanno visto l'invisibile sublyme senza scorgere la disvelanza sublyme
dell'essere? A chi si rivolga il tempo quando pensi alla destinanza e giochi
con le sorti degli universy? La dea sublyme non gioca mai con la mondità, ma
soffia le sue auree sublymy nei pensieri delle stelle che mai guardano a ieri,
ma illuminano i sentieri della destinanza sublyme dell'essere. Madre sublyme ed
eterna che guardi e contemply senza parole e getty e lancy i segni degli ewenty
sublymy della destinanza senza deklyny, come il volgersi degli eventi astrali
degli immensi ed infiniti universi, né replicante o klonante come le stagioni
del cuore della natura, o le intermittenze sulymy della notte o del giorno in
disperanza disanimata della destinanza sublyme. Ma solo lì la singolarità
sublyme dell'evento dà alla luce la destinanza dell'exstasy sublyminare che
dagli abyssy sublymi sorge, si dà, si ewentuy qualy lucy della vivenza sublyme
delle aurore senza più le scorie di ieri e senza più le pre-visiony del domany:
oh madre sublyme della destinanza dia all'essere l'ewento invisibile del sogno
sublyme, affinchè l'esserci possa raggiungere le lontananze sublymi delle lucy
borealy e naufraghy nel sublymynare abysso degli ewenty waghy, ewanescenty ma
pregnanty di miraggy della desideranza sublyme. AH ascoltay la sera con i pensiery rivolty verso le veglie ed ora si è
qui ad attendere gli ewenty sublymy velaty di presagy e ricordy. Non saprei
quando possa durare l'attesa dei sogni sublymy, né se la notte sublyme della
destinanza salvi dalle spire degli abissy della sublimanza, ma se la madre
dell'eterna sulymanza e della destinanza sublyme disvelasse agli sguardy il
tramonto e giammai invocasse il deklyno eterno degli abissy sublymy, l'eternità
abiterà le menty sublymy quale gioia sublyme senza fine e senza finy e grazia
sublyme fluttuante nelle tempeste di tutty i wenty degli ewenty abissaly della destinanza
sublyme...................Ora si è oltre gli ewenty sublymy della destinanza
abissale trascorsi all'ombra degli abyssy tenebrosy e il sentiero abissale non
svela radure sublymy illuminanty, ma solo abyssy sublymy ove possa naufragare
la destinanza senza ritorny ewentualy....Oh che i wolty sublymy che giungano
in-contro siano gli ewenty dell'esserci e se così non fosse e mai vada si sia
preda della destinanza abissale sublyme, altro tempo non è più necessario per
calpestare il nulla sublyme o il niente abyssale che svuoti le sfere della
mondità abissale senza anime né sensy.....SI attenderà che l'ewento sublyme
dell'essere si sveli dagli abyssy sublymy con le lucy delle aurore delle
destinanze: meglio il bagliore sublime
dell'ewento dell'essere che la lenta tranxscendenza negli abissy kaosmicy......
Le interpretazioni
della transestetica transestatica quella transevidenza dell'abissalità
transgettano nel pensiero in mondità. Quel che seguirà è intriso di quella
transpregnanza e transalienza in transplendenza sublime o transplendezza.
a) transestetica
estatica
Il sublime dilata
le transmittenze del cuore in sistole e diastole e si concentra nell'attenzione
della transtabilità e nella transtensione o transvidenza. È stancante: è la
transestetica sublime o transplendenza
sublime o transluccicanza sublime o risplendezza o transrisplendezza sublime o
splendenza della transvidenza sublime. La bellezza discioglie la transpurezza
dell'anima : si percepisce una differenza transfenomenica o una incongruenza
transpaziale nella transestetica, presente nell'epigenesi longiniana del
sublime, ma non ancora una differenza noumenica nella transbellezza o nel
sublime. Qui il sentimento o la transintenzionalità sublime consiste in una
vibrazione o alternazione rapida dei sentimenti, o alterità o alterezza o
splendenza o splendezza dell'esserci.
Il dinamicamente
sublime o dynon o phyon o splendezza sublime è simile alla transpotenza o
transmorfia transevidente in natura irresistibile e terribile, ma se si è al
sicuro, si rimane disinteressati e perciò non c'è più un ob-getto o gegenstand
che incuti paure. Dio è terribile ma l'uomo non ha paura. Anzi solo la dea del
sublime quale ultima Dea o ultima degli dei ci può salvare, o solo il sublime o
la splendenza sublime salverà il mondo. Quella è la differenza: il sublime è il
coraggio della transpurezza dell'anima e consente la transevidenza della
transtabilità transepistemica, ma solo perchè c'è l'alterezza dell'esserci o la
splendezza della transvidenza sublime. La natura è sublime perché eleva,
innalza l'evidenza ideale all'esposizione eccelsa o la svela nella transplendenza o transplendezza,
là ove la transmente può essere l'unica facoltà capace di comprendere o
transvedere la sublimità, anche al di sopra della stessa natura, quale sublimità
transautentica che si sveli nella libertà transestetica dell'alterezza o nella
splendenza sublime. Tale libertà è al di là del naturale: interagenza intima
tra il sublime o il dinamicamente sublime è l'ontologia della libertà. C'è il
sublime quale libertà che trascenda la natura. Il sublime possibile o la
transvidenza delLa sublimità, la sublime transpurezza, il dinamicamente sublime
è sempre in transrelatività o in transevidenza transkategorica o in interagenza
o transagenza con la libertà. E' la problematica della transdifferenza transkategorica
tra il matematico e il dinamicamente sublime, o della differenza analitica tra
la transbellezza e il sublime: entrambi esigono l'inclinazione o il klinamen o
la transevidenza del trans-essere e la
transensibilità del piacevole; il trans-essere è pensato nella
transpurezza della transvivenza o l'analitica della transbellezza della natura
interessante la transmorfia della transevidenza o la forma del transente, che
esiste che c'è, che si dà quale esserci o dasein-analytik ; il sublime invece si
trova di fronte un gegenstand, sempre non-ente o transente infinito o
transinfinito o transentità abissale
senza-fine, senza fondo, un ni-ente, un nulla o un essere che ci viene
in-contro quale transente informale, l'infinità o la transinfinità, o la completezza
transkategorica della transmonade o dell'arkè o della transingolarità
infinitesima nel suo subliminare ed infinitamente irreversibile nell'apeiron,
nell'essere sempre senza fine e senza un fine o un transtelos: è in interagenza la piacevolezza del
trans-essere con la qualità o in transagenza transevidente, o la quantità
kolossale e magnanima e perciò alta e nobile quale eccellenza o quale alterezza
o quale transevidenza della transplendenza sublime. Nell'analitica della
transbellezza c'è la seducenza quale attrazione transfenomenica, senza la
presenza di una immagine quale transevidenza seducente; la transestetica
transestatica sublime invece è presente immediatamente quale compresenza di
immagine pensante o come emozione o transintenzionalità della transevidenza
ideale dell' esserci o del non ente, niente, nulla o sacra superentità divina,
incongruente e incompatibile con le attrazioni e con la seducenza, anzi
prossima al timore e all'angoscia; la transmente lì si concentra non soltanto
in presenza transtabile dal transente, ma è sospinta al di là , tanto da non
afferrare o percepire la completezza transkategorica dell'arkè o la
transevidenza ideale, quale transingolarità dell'apeiron e per-ciò incapace nel
concentrarsi con il trans-essere, o una desideranza, ed allora si
transevidenzia quale transenso, contrastante, di ammirazione o tensione o
attenzione, quale desideranza anche negativa, o non desideranza o dispiacere o
timore o tremore o paura ed angoscia. La differenza più importante e più transevidente,
sempre transfenomenica o transkategorica , è quella dell'analitica del sublime
o della transbellezza dell'esserci o dasein-analytik : qui il sublime si pensa
quale transensibilità che si esprime nella sensibilità transestetica, la quale
non desidera concentrarsi in una transevidenza transideale o non si possa
sacrificare nell'evidente: il visibile si concentra nella bellezza come se ci
fosse insistenza dello stesso ob-getto o intenzionalità transevidente ideale,
la transpurezza desidera un'armonia della transevidenza ideale e completa fra
il principio e l'inclinazione, perché tutta la transtensione o l'attenzione si
trans-getti, giacchè si transente ancora in incompletezza, quale virtù non
perfetta: svelare la tranevidenza del sublime nella transbellezza è il
concentrarsi della transbellezza filosofica o transofia. Quale analisi di
Aristotele della tragedia nella Poetica, in transalienze o transpregnanze della
tragedia; come nell'esperienza di paure e compassioni che si concentrino in
catarsi delle emozioni. Aristotele appare ob-scuro nello svelare la
transevidenza catartica. C'è la bellezza transevidente ideale e c'è la
bellezza-sublime o plotiniana, due transingolarità in continuità: la
transbellezza è leggerezza in equilibrio transtabile, è una qualità debolmente
decorativa . Nell'alterezza c'è la più
ob-scura bellezza-sublime o transarmonia afenomenica eraklitiana, la quale si
dispiega in profondità sublime o dynon o phyon e verità, o transbellezza sublime
o evento splendezza. La differenza tra le due estremità, o meglio la differenza
tra i due spazi topologici che si incontrano come in un nastro di Mo^bius,
svela l'analitica della transbellezza dell'esserci: se un fiore, un tramonto,
un poema, un dipinto, o un brano musicale: qualsiasi bellezza possa essere
transvisibile anche come bellezza sublime, o se sia adeguata alla
transfenomenica ermeneutica. Il differenziale nel continuo è evidente nella
consapevolezza dell'analitica transfenomenica del sublime, nella bellezza o
della transbellezza nel sublime, quale evento splendenza.
La transfenomenica
ermeneutica della transbellezza è ontologicamente connessa con la profondità e
la verità, l'abisso e la svelatezza, e non è una transbellezza che si adegui
nelle transcategorie della transbellezza quale sublime-bellezza. L'analitica
del sublime eventua una complessità della transbellezza . L'analitica della
transestetica del sublime si evidenzia o emerge come una più complessa
ermeneutica della transbellezza, quale transbellezza filosofica o transofia o
trascendenza della transbellezza o sublime bellezza. Quella transinterpretanza
dell'analisi della transbellezza connessa con i commenti di Aristotele sulla
tragedia possono delineare l'emergere di un nuovo transparadigma.
Nell'Analitica si distingue il sublime dalla bellezza transfenomenica: è bella la bellezza
modello in un ob-getto, quale evidenza ideale o principio di pensiero
nell'ob-getto, senza che l'ob-getto stesso abbia utilità. Qualcosa è nella sua
evidenza ideale bella, contrapposta ad utile, con evidenze che si possano
identificare con l'utilità, ma l'ob-getto in sè è inutile, è disinteressante
categoricamente, mentre dà il piacere. Un fiore è bello per la sua evidente
organicità, la sua simmetria i suoi colori come evidenze ideali utili in un
transente , ma la transentità è essenzialmente inutile: così si pensò la
transbellezza senza telos.
Il sublime, in
contrasto, è l'epigenesi del turbamento. È il transfenomeno intuente o il
comprendere apprensivo che incontrino qualche transentità evidente che non si
possa razionalizzare o contenere. Non si possa determinare una epigenesi o
principio di organicità che delimiti la transentità, giacché non si possano
determinare i limiti o confini all'entità quale ob-getto sublime. Non si
possano determinare i limiti al transente che si sveli da sè, perché
quell'entità, quale gegenstand, sfida l'evidenza ideale o i poteri di presenza
dell'evidente idea, e quel nesso tra la prote philosophia o ontologia
fondamentale e la theologike episteme o metaontologia o anche il translogos del
concentrarsi delle ontologie regionali, quale interagenza tra prote philosophia
e theologike episteme, o tra ontologia fondamentale e metaontologia. Heidegger
non dispiega mai quella che si svelò essere la metaontologia sublime, ma lì c'è
l'epigenesi o l' Ereignis sublime o l’essere-sublime-creato. Già nel concetto
aristotelico di physis è in essere il sublime dinamico, quale dynon o evento
che si inabissa o si sottrae senza fine e si sublima nel transinfinito. Che
cosa sono i physei onta? Sono quegli enti che hanno in sé il principio del
movimento o la dynamis sublime o la transintenzionalità ontologica sublime
heideggeriana della physis o physei onta che si sublimano dinamicamente quale
eterna presenza o evidenza ideali della transmonade in epigenesi del movimento,
tant'è che l’essere-sublime-creato si transgetti in una ontologia regionale, o nella
transestetica estatica dell’evento sublime: nullo fondamento di una nullità è
incompatibile con la bellezza, incongruente come il più grande quasi infinito:
apparirà il sublime quale grande terrore e stupore; eventi e varietà d'evidenze
possibili o idee con più alterezza di quella bellezza fatale, quale aspetto
maestoso!
Lei transporta una
dea, e lei guarda una regina.
Ecco una parola non
disse del particolare della sua bellezza; nulla o alcuna evidenza ideale della
personalità; nessuno ha detto una sola parola in tutta l'evidenza ideale o
immagina brillanti colori, o immagina la fragranza di una rosa, immagina l'
origine della sublymanza,
nel senso della
sublyme-bellezza: il costruire un determinato tempio di Zeus, oppure la
svelatezza ab-scissa, ovvero il portare-in-elevatezza una statua di Apollo, o
il portare in scena una tragedia: non è soltanto l’alterezza di una spendezza o
sublymanza in quanto alterezza: è mitopoiesis o transpoiesis. Consacrare o
mitopoiesis quale sacralità, nel senso che nell’offerenza del sublyme il sacro
viene svelato in spendenza o ciò che è sacro è il Dio che viene cercato
extraendolo dentro la disvelatezza della sua presenza. Alla mitopoiesis o
transpoiesis o splendezza del Dio, quale Dignità e splendenza in evidenza
ideale svelata nella sublyme-bellezza, non accanto o dietro alle quali ci sia
il Dio, bensì la splendenza evidente si dà alla presenza transplendente.
Ogni evidenza
ideale nel senso dell’alterezza mitopoietica o transpoiesis è sempre
ab-scissione eventuata quale modalità di evidenza adeguata nel progetto o
collocazione nella statua, dicibile e decidibile nel translogos o concentrarsi
del transinfinito nella transmonade. All’inverso una evidenza ideale adeguata e
una sistemazione non sono già una disposizione nel transenso dell’alterezza che
pone-in-transgettatezza; infatti, si evidenzia il sublime da erigere, da
disporre, che possieda già in sé il modello essenziale della disposizione, sia
cioè se stesso, in ciò che sia la sua transonanza.
Ma in che modo si
raccoglie o si concentri la transonanza autentica,
che dispieghi
l'ab-scindere e l'eventuarsi dell’essere-sublyme? Di più, ove si evidenzi idealmente
la metaontologia o metontologia, o transontologia sublime? La
meta-ontologica è
la transontologia dell'ontologia o della transepistemica, o della transestetica
quali capacità di comprendere gli eventi sublimi dell'essere e non solo i
fenomeni o i noumeni: o è una metaontologia o transontologica delle singole
ontologie o una teoria ontologica in un’altra. Il
metaontologico
consiste nella costruzione e decostruzione o transdecostruzione della
transontologia delle ontologie come se si utilizzasse il rasoio di Ockham: si
evidenzia la descrizione della transontologia sublime quali “distanze sublimi”
o “buchi sublimi” o “eventi sublimi”, strutture transontologiche sublimi
inerenti al sublime.
Ma c’è anche una
transontologia sublime delle transmonadi e dei transarithmoi: teoria pensata da
Platone e lanciata da Aristotele, è stata dispiegata o evidenziata idealmente o
sviluppata in una
ontologia sublime della matematica sublime in Platone e Aristotele: i numeri
sublimi o tutte le singolarità
sono ontologicamente
duplex, giacchè sono il translogos il concentrarsi o la ri-unione di ciò che è
distinto e a distinguere ciò che è
unito. La
transmonade è ciò che riunifica una molteplicità, o è il concentrarsi della
transinfinità nella transingolarità, il
molteplice che si
kripta nella sublimità numerica o nell'aritmos, ed è anche ciò che
individua-isola la singolarità nel molteplice. Si è immersi nella ormai mitica
distinzione tra
uno-tutto o il tutto nell'uno o il transinfinito nella transmonade o l'apeiron
nell'archè, quale transingolorarità che differenziò la sublime transinfinità
nella transmonade, o l'apeiron nel transarchè.
Ora è un tema
ontologicamente cruciale:
creando unità
dalla molteplicità nei due sensi, c'è un solo nome per una
complessità
eterogenea, c'è qui la connessione
tra transontologia
sublime e ontologie: essere,
numero e
transestetica sublime.
C'è già nella
classicità che lo on debba diventare necessariamente un
en, ancora
ermeneuticamente da svelare! La problematica della numeralità
dell’essere è per
l’ontologia heideggeriana fondamentale, in Heidegger la
numeralità è la
condizione della dicibilità, c'è un nesso tra sublime e matematica.
La riflessione
ontologica di Heidegger è l'unica transontologia sublime metaontologica,
Heidegger pensò esclusivamente della
metaontologia
sublime: ovvero la transontologia sublime dell’ontologia.
Si sa che la
problematica
metaontologica di
Heidegger introduce per prima la sublime “metaontologia”, quale sublime
“metaontologia” per precisare e distinguere l' ontologia fondamentale dalla
metafisica, già nel Sein und Zeit Heidgger distingue le ontologie
regionali, i
fenomena ontologici di ciascuna scienza, e l’ontologia fondamentale,
o la
transontologia del transenso transestetico dell’essere, quale priorità o
premessa o fondamento delle ontologie regionali fenomeniche anche estetiche.
Heidegger transobliò le
problematiche di
fondazione delle scienze o delle estetiche nelle transestetiche e
tranepistemiche ontologiche. Heidegger chiarisce che ci sia all’interno della
metafisica
una distinta o una
differenza ontologica sia transestetica sia transepistemica dell’ontologia
fondamentale connessa transontologicamente alle ontologie scientifiche
fenomeniche o noumeniche regionali: è il transoblio della “metaontologia”. La
metaontologia di Heidegger è precisamente quella parte
della
transontologia sublime che crea le relazioni con le ontologie regionali
fenomeniche della scienza e dell'estetica, a rigore la metaontologia e non
l’ontologia è la sublime transontologia che sveli le problematiche ontologiche
della scienza, le problematiche dell'estetica o della transestetica o della
transepistemica e che cosa è o sia la metaontologia o il nesso tra ontologia e
metaontologia quale transontologia sublime dell’essere o la transestetica dell'
essere
transontologiche.
Ma la comprensione ontologica è possible solo con la
problematica
transontologica sublime, come metaontologia. Con metaontologia Heidegger indica
il
“capovolgimento” o
metabolé sublime dell’ontologia dell’essere sublime, solo così la metaontologia
si
svela quale
transontologia sublime dell'ontologia fondamentale, quale insieme di fondazione
ed elaborazione
dell’ontologia
della sublime transtemporalità Heideggeriana meta-ontologica o transcendenza
metaontologica sublime. Heidegger transoblia dalla metafisica classica la
questione metaontologica e le transepistemiche o transestetiche quali
transontologie sublimi metaontologiche dell’essere: la metaontologia svelò
Heidegger non è
una semplice scienza ontica induttiva, una semplice sintesi kategorica kantiana
che racchiuda
i risultati delle
singole scienze, quello che qui si divide apparentemente tra
diverse
‘discipline’ e etichette è una sola epistemica ontologica sublime, così come la
differenza
ontologica è il
fenomeno originario dell’esistenza
metaontologica
dell’essere, quale nesso tra ontologia e matematica sublime o
l’essere una
singolarità transublime. Heidegger transoblia la sublime metaontologia con il
pensiero di “oltrepassare la
metafisica”, o
l’ontologia della presenza fenomenica e noumenica quale sublime transestetica e
transepistemica meta-ontologica o sublime transontologica transtemporale o
transpaziale Heideggeriana, quale transdecostruzione della metafisica, o
dell’“oltrepassamento
della metafisica”.
Heidegger transoblia la
connessione tra
ontologia e scienze specifiche, ontologia fondamentale e transestetica e
transepistemica, ma la
“metaontologia” è
ancora nell'indeterminatezza ermeneuticare forse perché la sublime
metaontologica è
la bellezza ob-scura del sublime heideggeriano. Heidegger transoblia
l'ontologia fondamentale con la differenza transontologica sublime tra
ontologia e metafisica, o transcronia e transtopia o ontocronia e ontopia quali
transontologia sublime dell’essere in transenso meta-ontologico. Heidegger
distingue sempre l’ontologia dalla meta-ontologia, l’ontologia esistente e
presente, sull’essere in quanto essere nella
sua trascendenza
ontologica o dell’essere in transvisione dell’essere stesso o nella
transontologia squisitamente matematica sublime dell’essere che si dà
nell'esserci o nel discreto dei fenomena o noumena, quale Essere matematica
sublime o transpazialità dell’apertura dell’essere transLichtung sublime, quale
transradura della transpaziotemporalità sublime
......................
La sublymanza è in
sé una ab-scissa nella quale un mondo viene svelato a forza o in dinamica
estatica e, in quanto svelato, gettato in ab-scissa. Ma che cos’è un mondo? Ciò
si lascia dire qui esclusivamente nell’allusione: il mondo non è l’insieme
delle cose-aderenze sussistenti in quanto risultato di un’enumerazione,
eseguita in dettaglio o anche solo pensata, delle medesime. Tuttavia, se non è
la somma di ciò che è sussistente, tanto meno il mondo è l’ambito solamente
immaginato e mentalmente prefigurato per il sussistente.
Il mondo mondifica
e svela il nostro esserci in quanto
è una scorta
all’interno della quale permangono disvelati, l’indugio e la fretta, la
lontananza e la prossimità, l’ampiezza e l’angustia di ogni essente. Quella
scorta non viene mai incontro come oggetto, ma, indiziando, trattiene
estatizzati il fare e lasciare entro una risonanza, dai quali la grazia che chiama
con un cenno e la sciagura che abbatte con un colpo, proprie degli Dèi, hanno
il loro avvento o il restare-assente è una modalità in cui il mondo mondifica.
Quell'indiziante può soccombere al disordine ed essere così un non-mondo: sia
mondo o non-mondo, in
ogni
inoggettualità, più essente di qualsiasi delle cose sussistenti e sussunte,
nelle quali, in modo conforme alla quotidianità, crediamo di essere di casa. Il
mondo, però, è sempre l'indicibile;
mentre sappiamo
ciò, non sappiamo cosa sappiamo in-oggetto, nel senso di in-contrastante o
contrastanza.
Ora, il mondo è
ciò che il sublyme es-pone, esso cioè
e-rompe e conduce
la svelatezza a restare in stabilità, alla dimora mondificante. Extra-ponendo
il sublyme essenziale della svelatezza-di-mondo disvela un vuoto
essere-capace e
forse provoca persino una qualche “impressione”.
Mentre il sublyme
in risonanza, libera e custodisce e cura un mondo, è in ekstasy quel sovrano
rifiuto che allontana il sussistente: l'indicibile che si addensa attorno è
quell’isolamento
nel quale il sublyme si disvela: in virtù della solitudine, in ekstasy riesce
di ergersi-fuori nella svelatezza, e di pro-curarsi la sua dimensione sublyme.
Mentre il sublyme
conduce il suo mondo alla risonanza,
si procura per la
prima volta il compito al servizio del quale sta, crea se stesso, lo spazio che
domina e
determina se
stesso, il luogo nel quale giunge in estasy nel sito-alterezza. L'ab-scissa
come alterezza estatika consacrante dà fondo nella disposizione come disvelata
libertà di un mondo. Quella può sottrarsi
nell’inessenziale
sublime sottrazione-di-mondo
e della
disgregazione-di-mondo certamente sussistente, ma
non c’è più, è in
fuga. Questo essere-via non è però un nulla, bensì la fuga stessa permane nel
sublyme sussistente,
e allora tale fuga
si trova ancora soltanto con l’ab-scissa assentemente presente,
all’essere-sublyme appartiene la risonanza dinamica infinita dell'apeiron
nell'arkè, giacché l’essere-sublyme non può essere afferrato concettualmente a
partire dall’essere-genesi, bensì, al contrario, l’essere-genesi a partire
dall’essere-sublyme. Per contrassegnare il tratto essenziale
nell’essere-sublyme in risonanza è deposta quale pietra, legno, metallo,
colore, suono e lingua. Tutto ciò è l'ilemorfico, condotto entro una morfogenesi.
Successivamente, tale scomposizione del sublyme lascia maturare ancora
ulteriori distinzioni secondo argomento, contenuto e configurazione. L’utilizzo
delle determinazioni di ilemorfia in riferimento al sublyme è possibile sempre
e in qualsiasi momento, di esso si occupano tutti con facilità e per questo, da
secoli, è divenuto corrente: discendono dall’interpretazione del tutto univoca
dell’essente che Platone e Aristotele fecero valere alla fine della filosofia
greca. Secondo di essa, tutto l’essente possiede ogni volta un suo proprio
aspetto, che si mostra nella sua morfologia. Un essente sta all’interno di tale
morfologia in quanto aderente al gegenstand e può essere pro-gettato. L’essente
in quanto essente è sempre il sussistente fondato. Quell’interpretazione
dell’essere dell’essente non è attinta dalla sperimentazione del sublyme, però
la decostruzione è applicabile al sublyme sempre e in ogni momento, in virtù
dell’essere quale essere-sublyme.
Se si delinei
l’essere-sublyme quale alterezza, allora con ciò non può intendersi che sia
costituito da una ilemorfia, o non solo e non tanto giacchè il sublyme è
risonanza dell'a-ilemorfico o immateriale o transcendenza della purezza
dell'ente e del non-ente, quale niente o nulla. Ma che cosa è l'ab-scissa della
risonanza-sublyme ? Così come il sublyme si dà nel mondo, si eventua nella sua
curvatura ellittica o iperbolica o metabolica o nella varietà chiasmale
moebiusiana in relatività monadale delle singalarità virtuali, altrettanto si
risprofonda nella pesantezza
della pietra,
nella durezza e nella lucentezza del metallo, nella compattezza e nella
duttilità del legno, nello sfavillio e nella cupezza del colore, nella
risonanza del suono e nella forza virtuosa della parola. Tutto ciò non viene in
luce per la prima volta nel sublyme, siano gravità, rilucenza, sfavillio,
risonanza? O non è invece il gravare del masso e la lucentezza dei metalli,
l'estasy in alterezza e la duttilità dell’albero, la luce del giorno e il buio
della notte, la fluttuanza delle onde e il bisbigliare tra i rami? Come
potremmo nominare o pensare o intuire, quale cognizione della adeguatezza,
tutto ciò? La singolarità virtuosa di quest’insuperabile completezza lo
chiamiamo sublyme e con ciò non intendiamo il globo planetario, bensì la completezza,
la varietà virtuosa di mare e monti, di
tempeste ed aria, di giorno e notte, gli alberi e l’erba, l’aquila e il
destriero. Quel sublyme che cos’è? Ciò che dispieghi risonanza e completezza e
tuttavia sia reversibile nel chiasma moebiusiano topologico, quale eterno
ritorno nell'essere in vista dell'essere sublyme all'indietro e trattenente e
custodente quale cura autentica ciò che è dispiegato. La pietra grava, mostra
pesantezza e proprio così si ritrae in se stessa; il colore si accende e resta tuttavia
chiuso; il suono risuona e tuttavia non emerge nella svelatezza in completezza. Ciò che emerge nel disvelato,
invece, è esattamente lo schiudersi ed è l’essenza del sublyme. Tutte le cose
rifluiscono nella relativa singolarità virtuale: nell'ontogenesi delle monadi
virtuali che si schiudano c'è il medesimo incompreso o Non-compreso quale
sublyme disvelatezza: qui la sua estasy, là la dà come ciò che nella svelatezza
si schiuda. La sublymanza non è costituita dall'alterezza nel senso di una
ilemorfia, bensì è l'ontogenesi dell' estaticità instabile, eventua il suo
schiudersi come l'a-ilemorfia o la ilemorfica ob-scura o l'invisibile
infinitesima pre-ilemorfica . Mentre in tal guisa la sublymità sveli in sé
l'alterezza, getta se stessa nell'estasy come nel suo schiudentesi fondamento;
un fondamento che, quale schiudentesi sempre e in modo conforme o aderente
all’essenza, è un fondo abissale. Entrambi i tratti essenziali
nell’essere-sublyme, quali alterezza e apertura e risonanza di mondo e
l'alterezza, quale custodia che si schiuda casualmente congiunti nel sublyme e
in una referenza conforme e aderente o inerente kategoricamente
all’essenza:
entrambi sono quello che sono soltanto
mentre prendono
fondo nell’autentico tratto fondamentale dell’essere-sublyme, la
sublyme-bellezza, custodisce e cura si rivolge all'alterezza e non teme
alcunché
di chiuso, di
ascoso anzi svela l'esistenza dell'a-ilemorfico o a-ente, non ente, niente,
nulla. Ma nel suo schiudersi, lascia kriptare vuole essere e riprendersi tutto
in sé: non può fare a meno del mondo ,
se deve
risplendere nella risonanza dello schiudersi e
del trattenersi:
si è nella contesa in contrastanza eristika: quella contesa è l’intimità del
loro controverso coappartenersi: il sublyme è al contempo l'eristika, poiché il
sublyme nel
fondamento della
sua determinazione è contenzione in contrastanza, è per quello che accende e
custodisce la contesa o l'eristika sublyme nella contrastanza. Poiché il tratto
fondamentale dell’essere-sublyme è la
contenzione in contrastanza: perché la sublymanza, nel
fondamento del
proprio essere, dev’essere siffatta contenzione in contrastanza eristika? In
che cosa prende fondo l’essere-sublyme?
Questa è la
domanda sull’origine del sublyme: in che modo il sublyme, in quanto contenzione
in contrastanza eristyka, è in primo luogo completamente presso Di sè e in
secondo luogo è autenticamente in ekstasy sublyme. Come accada la contenzione
di quella contesa? L’oscura asprezza
e l’attrattiva
pesantezza , la sua irrisolta impellenza e il suo
risplendere: la
dissipantesi durezza del suo schiudersi. Ed è quella di avere limite nel taglio
di contorno,
nel taglio
verticale e nel taglio orizzontale. Mentre schiudentesi deve venire
l'autoevento nell’aperto, questo stesso ontoevento deve farsi ritaglio, limite
che tratteggi . Qui, nel tratto fondamentale dell’essere-sublyme quale
contenzione in contrastanza eristika, risieda il fondamento della
necessità e relatività
anamorfica o morfologica. Senza svelare ora l’origine della morfologia: che
cosa viene infatti conquistato, contendendo, in quella contenzione della
contesa in eristika contrastanza?
In tanto il
sublyme è contenzione in contrastanza, in quanto estatizza, aprendosi in un
mondo. Ma quella estatizzazione
che spinge dentro,
sospinge innanzi il sublyme e gli dà la risonanza in una radura. È l'ontogenesi
entro cui l'alterezza è schiusa in modo conforme o aderente o inerente al mondo
e il mondo è svelato in modo con-forme-aderente-inerente.
La sublymanza
fonda l'ontogenesi mentre svela: è la svelatezza della contrastanza in cui le
cose e l'esserci giungono a stabilità, onde sostenerlo: la sublyme-bellezza in
quanto tempio, trattiene la figura del
Dio, al contempo,
attraverso l’aperto porticato, lascia stare fuori nella radura che solo così è
fondata come sacra. Ergendosi in un mondo il tempio si apre . Attraverso il
sublyme, per la prima volta l'alterezza si fa con-forme o inerenza o aderenza
al mondo . Allo stesso tempo, nel sublyme parole accadono virtuose nel nominare
e il dire attraverso i quali l’essere degli enti viene alla parola per la prima
volta e, insieme con il dicibile, viene al mondo l’indicibile: si svela
l'autopoiesis, vengono coniati in anticipo i grandi concetti dell’essente .
Nella sublyme-bellezza del pro-gettare e della poiesis e della morfologia in
senso plastico-figurativo viene conquistato, contendendo, la contrastanza
eristika, l'ontogenesi e fondatezza, in cui si fondi l ' abitare storico
nell’essente, per aderire l'inerenza kategorica con la contrastanza
dell’essere.
L’essenza
dell’essere-sublyme risiede nella contenzione della contesa, la quale conquisti
in sé, contendendo in contrastanza eristika, la svelata intimità del mondo.
Con quella
determinatezza essenziale dell’essere-sublyme
viene in stabilità
l'alterezza della contrastanza che renda possibile la virtosità del sublyme.
Quella sarebbe presenza di qualcosa di aderente o adeguatezza consapevole, o
consapevolezza dell'adeguatezza quale intuità apprensiva dell'essere dell'ente
o sapere per sè . Di certo si è lontani dalla doxa e dall'epistemica per cui il
sublyme sia l’imitazione di qualcosa di sussistente o semplice adeguatezza, o aderenza inerente, o
sapere per sè dell'essere delle entità. Ma con ciò la concezione
del sublyme come
presenza non è in alcun modo superata, bensì soltanto occultata; infatti, sia
che la sublymanza venga nella vivenza come “farsi sensibile dell’invisibile”,
sia, al contrario, come farsi simbolo del visibile in un’immagine-sensibile,
ogni volta, in simili determinatezze,
si insinua la doxa
pregiudiziale, secondo cui la presenza fondamentale del sublyme sarebbe la
presenza intuibile, apprensivamente, del sapere per sè in adeguatezza con le
entità fenomeniche o le intenzionalità dei fenomeni dinamici della purezza.
Secondo tali paradigmi senza dubbio autorevolissimi il sublime della bellezza o
sublime-bellezza significhi sempre “autenticamente”. Allegoria e simbolo si
offriranno quali presenze della bellezza-sublyme, nelle più diverse declinanze,
e venga determinata una più elevata formazione plastico-figurativa. All’interno
del sensibile quale “elemento dell’arte” vengono alla presenza il non-sensibile
e il sovrasensibile. Se l'ilemorfico vale come il sensibile, allora avviene ciò
che cade sotto i sensi, che è tale da divenire accessibile attraverso i sensi
ma sulla modalità della sua appartenenza all’essere-sublyme non viene detto
proprio nulla; infatti il gravare di una pietra, l’opacità di un colore, timbro
e fluidità di una costruzione linguistica certamente non vengono sperimentati
senza i sensi, giammai attraverso di essi soltanto. Nella sua disvelatezza e
completezza, l'alterezza è tanto sensibile quanto non-sensibile o insensibile,
o a-sensibile, o anestetica, quale presenza dell'immateriale o a-ilemorfica, o
an-ilemorfica o an-ente o non-ente o niente o nulla.
L’introduzione del
“sensibile” coglie il poco del qualcosa di essenziale dell’essere-sublyme,
giacchè lì la consapevolezza dell'adeguatezza, o intuire, entra in crisi,
vacilla, è in vertigo per la presenza della profondità infinita della dynamis
virtuosa, quale chiasma dell'anilemorfia, o anentità o non entità o abgrund o
abisso o nullità o senza la fine, apeiron nell'arkè. Fu così che la distinzione
tra sensibile e sovra-sensibile o anestesia o anilemorfia o anentità divenne il
paradigma per i molteplici tentativi di interpretazione allegorica e simbolica
del sublyme in generale. Già la distinzione di ilemorfica
e morfologica
diventa decisiva per ogni successiva posizione occidentale nei confronti
dell’essente, ossia in Platone, l'ilimorfica, intesa come il sensibile, è stata
ritenuta come ciò che è inferiore di fronte all’idea, intesa come ciò che è
superiore e non-sensibile, o insensibile o sovrasensibile o anestetica o
anilemorfica, nel pensiero cristiano, il sensibile sublyme si prende cura così
dell’aderenza o inerenza del sensibile: non presenta nulla, non dà niente, si
eventua nella nullità abissale. In alterità o in eterità o in essere alterità o
alterezza la contrastanza della contesa tra il sublyme conquista contendendo la
svelatezza, ossia la radura alla cui luce l’essente in quanto tale venga
incontro si fa incontro trasformato. La sublymanza si presenta nel nulla o nel niente o nell'anentità o
nell'anilemorfia perché, al fondo, non c'è mai un già stante ed oggettuale o
gegenstand, gettato, naturalmente, che sia sublyme: non presenta mai, o lasci intuire la consapevolezza
dell'aderenza o dell'adeguatezza o il sapere per sè bensì disveli o dispieghi o
disponga fuori il mondo: è l'estasy, è l'estatica alterezza intuita solo quale
intenzionalità fenomenica; entrambe quelle cose perché è contenzione di quella
contesa. In forza della virtuosità il sublyme, è semplicemente e soltanto se stesso
e niente di più.
Ma allora in che
modo è autentico sublyme? Che specie di realtà possiede?
Ad onta di alcuni
mutamenti, predomina ancora, fino ad oggi,
quell’interpretazione
della realtà del sublyme alla quale Platone, ancora una volta, ha dato l’avvio.
In tale contesto, divenne decisiva quell'apriorità preliminare del sublyme. Dà
ciò che si è disvelato intenzionalmente e spontaneamente dal sussistere
naturale, ciò che è autopoiesis dell’esserci è la dinamica virtuosa che si dà
nel fenomeno ontico o ontologico, a maggior ragione se riproduca cose della
natura; infatti, quelle sono già copie di quei modelli che Platone chiama
“idee”. Ciò è adeguatezza all'essere delle entità, e così anche il sublime,
diviene riproducibilità di una copia di un modello o di un paradigma, anzi la
sua autentica verità si dà solo quale adeguatezza ed aderenza alla
paradigmatica purezza della trascendenza fenomenica, poiché le idee
rappresentano l’essente autentico, ciò che le cose sono in verità, e per ciò il
sublime è solamente un’eco, una risonanza paradigmatica in fondo autenticamente
irreale. Platone tenta di rendere reversibile la realtà del sublyme, di contro
alla costituzione sensibile del sublyme, si mette in campo la circostanza per
cui essa presenti un contenuto non-sensibile. Grazie alla presenza ideale il
sublyme risulta volentieri più spirituale delle cose tangibili di tutti i
giorni, stacca l’ombra e tutt’intorno le aleggia “un afflato spirituale”: il
sublyme si sottrae alla realtà propria di ciò che è sussistente: è apparenza;
il blocco di marmo modellato di una statua ci dà ad intendere che
sia un corpo
vivente, laddove, al contrario, esso è in verità soltanto una gelida pietra. La
sublymanza è un’apparenza perché non è essa stessa quello che presenta, e
tuttavia un’apparenza legittima, giacché nella presentazione essa porta pur
sempre alla luce l'insensibilmente spirituale.
Interpretazioni
del sublyme. Ora il sublime non è ancora così reale come le cose sussistenti,
ora non è più così reale. Ogni volta, l’essere il sublyme
interpreta
nell’uno o nell’altro modo sempre l'irreale. E nondimeno è vero il contrario.
Il tempio che si erge su un promontorio o in una valle in vertigo, la statua
che se ne sta lì nella regione sacra,
queste opere sono in mezzo a molto altro: terra e mare, sorgenti e alberi,
aquile e serpenti non solo non sono mai e in ogni caso semplicemente
sussistenti, ma
presidiano il centro nel diradato margine
dell’apparire:
sono più reali di ciascuna cosa, poiché
ciascuno di essi
può annunciarsi per la prima volta come essente soltanto nell’aperto,
contendendo, in forza virtuosa del sublyme. L'ontogenesi di Hölderlin nella sua
poiesis è più reale più di tutti i teatri, i films e le poesiole, più
reale degli
edifici in cui sono sistemate le librerie e le biblioteche, in cui compaiono,
tangibili, i volumi delle sue opere complete. Più reale di tutto ciò è infatti
l'autopoiesis, dacché è gettata
l'ontogenesi inesplorata del mondo, e trattenute in seno nelle
insenature mitiche di Kalypso grandi e sublimi decisioni: è davvero l’essenza
più propria dell’essere-sublyme, incommisurabile a ciò che è di volta in volta
sussistente e a ciò che solo nella presuntiva è autenticamente reale, è
l’essente e l’inessente, è l'essere dell'ente e il nonente, la nonentità, il niente,
il nulla: non esistono sublimità delle
entità, ma soltanto ekstasy tale da sollevare il proprio tempo all’altezza di
sé e da trasformarlo. Più reale di tutto l’essente consueto è il sublyme in
ontogenesi dell’esserci dell’esser-ci.
Quella solitudine
di ogni sublyme è il segno che, nella
contenzione della
contesa, si getti in alterezza nel suo mondo. Il suo starsene lì è la contenuta
discrezione del ritroso restarsene-in-sé. Il che però non significa che il
sublyme si eccepisca dalla realtà; ciò è impossibile, giacché è già sospinto
innanzi entro tale realtà come il suo sovvertimento e la sua confutazione. Se
le manca la forza, la potenza, la dynamis allora non è sublyme: l’origine del
sublyme.
La contesa quale
eristica come tratto fondamentale nell’essere-sublyme ci domanda: perché la
contenzione erystika è l’essenza dell’essere-sublyme? Quella domanda sia ora
presa in cura.
La risposta suona:
l’essere-sublyme possiede
il tratto
fondamentale della contenzione? Dove e in che modo il sublyme è?
Esiste il sublyme
di per sé, in qualche tempo e da qualche parte? Nondimeno è necessario chiarire
che cosa mai il sublyme sia. La parola -sublime- resta sempre e soltanto
un vuoto , è
semplicemente, soltanto e volta
per volta il
sublyme? che cosa è il sublyme? non più nel vuoto. Mentre domandiamo: ha
fondamento l’essere-sublyme? che cosa è sublyme, al principio e alla fine?
Contrastanza, il centro dell’aperto nella cui radura l’essente si mostra: è
come la schiudentesi entra nella svelatezza.
Il mondo si fa
inascoso e si schiude, ma nella disvelanza. E mentre quest’intimità della
svelatezza contenzioso tra il nascondentesi e il disascondentesi accade, ciò
che fin lì valeva come il reale si rende finalmente svelato come l’inessente.
Emerge alla luce del giorno, nella svelatezza, coprimento e distorsione e
contraffazione dell’essente. Nella contenzione accade la svelatezza della
disvelatezza del contenzioso tra
inascoso ed
ascoso, il venir fuori di coprimento e accadere in sé è l’accadere di verità.
L’essenza della verità, non consiste nella concordanza o aderenza inerente di
una proposizione con un fatto, bensì verità è questo accadere fondamentale
della svelatezza in risonanza della disvelatezza dell’essente: in verità
appartiene l’ascoso e il nascondersi, il mistero, così come il coprimento e la
distorsione: la non-verità.
Nel sublyme è in
ekstasy l’accadere della verità, il che significa che, nel sublyme, la verità è
in ekstasy. La sublymanza della verità, questa è l’essenza del sublyme. Verità
non vuol dire qui una qualsiasi verità, un singolo che di vero, qualcosa come
un pensiero e una proposizione, un’idea o un valore,che all’incirca vengano
“presentati” o inerenti nell'aderenza ilemorfica , bensì vuol dire l’essenza
del vero, la svelatezza: prima indicazione dell’essenza del sublyme a partire
dall’essere-sublyme. Nel sublyme, la verità accade come divenire-disvelanza
dell’essente: in che modo il sublyme sia l’origine del sublyme.
La sublymanza è la
verità in ekstasy da
una parte sussiste
il sublime e dall’altra la verità. E questa viene trapiantata in quella per
mezzo del sublyme. Non è in alcun modo così: infatti il sublyme non sussiste
prima della verità, né questa prima del sublyme, bensì:
mentre si dà il
sublyme, la verità accade si dà e si eventua nella disvelanza: perché, affinché
la verità accada, essa deve venire in ekstasy sublyme?
Se la verità viene
in ekstasy per la prima volta con il sublyme e nel sublyme, e non è dapprima
sussistente da qualche parte, allora deve divenire. Donde viene l’originalità e
la singolarità della disvelatezza dell’essente? Forse, dal nulla? In effetti è
proprio così, se con il non-essente si intende quel sussistente che, in forza
del sublyme, viene per così dire sovvertito e confutato come l’essente.
La verità non
viene mai desunta da questo qualcosa di già sussistente: la svelatezza
dell’essente accade mentre viene progettata, in contrastanza eristika.
Tutto il sublyme,
nell’essenza, è ontopoiesis, quale disvelatezza della completezza: è altro dal
consueto. In forza del progetto autopoietico, il consueto e quel che è durato
fin qui si fanno inessenti. L'autopoiesis non è escogitare qualcosa a
piacimento, non è un librarsi nell’irreale. Ciò che l'autopoietica in quanto
progetto, tenendo separato, sveli e progetti in anticipo, disveli, lascia fare
per la prima volta all’essente il suo ingresso e lo esporti ad illuminazione.
La verità in
quanto disvelatezza accade nel progetto, nell'autopoiesis. In quanto estasy
sublyme della verità, il sublyme è, in modo conforme inerente o aderente
all’essenza: non è puro arbitrio ricondurre l'architettonica, la
plastico-figurativa e la musicale all'autopoietica, alla poesia?
Sarebbe così se le
volessimo interpretare a partire dalla parola e come specie di questa: la
parola, la “poesia”, è di per sé tuttavia soltanto una modalità del progettare,
dell'ontopoiesis. La determinazione essenziale del sublime in quanto
autopoiesis: il sublyme è l'ontopoiesis, la determinatezza del sublyme come
espressione possiede una sua correttezza. L’opinione per cui il sublyme sarebbe
espressione è
inoppugnabile . Certamente,
l’Acropoli è
espressione . Altrettanto certamente, il sublyme è una particolare espressione.
Ma il sublyme non è certo sublyme perché è espressione, bensì è espressione
perché è sublyme, non soltanto la caratterizzi in termini di
espressione e non
contribuisca in nulla alla determinatezza dell’essere-sublyme, ma inibisce ogni
domanda genuina su questo essere. La caratterizzazione del sublyme come
espressione, è corretta e inconsistente, non è valida neppure per il
linguaggio. Il linguaggio è certamente al servizio dell’intesa, della
discussione e dell’accordo. Ma non è soltanto, un’espressione fonetica, oppure
scritta, di ciò che dev’essere comunicato, per l’appunto il vero e il non-vero.
Laddove nessun linguaggio, come in pietra, pianta e animale, lì non c'è alcuna
svelatezza dell’essente, e in tal senso neanche una disvelatezza del
non-essente e dell’inessente e del vuoto. Mentre il linguaggio nomina le cose
per la prima volta, il nominare conduce per la prima volta l’essente alla
parola e all’apparire. Il nominare o dire è un progettare, è indetto in quanto
l’essente è indire progettante è al contempo disdetta di ogni opaco disordine.
Il dire progettante è autopoiesis, e con ciò la prossimità e la lontananza
degli Dèi. La lingua originaria è dizione in quanto ontopoiesis originaria ,
c'è l'ontogenesi del sorgente mondo: la poesia, resta la configurazione
fondamentale del sublyme, ma questo perché nel dire ontopoietico per l’esserci
viene in generale progettato e disvelato l’essente in quanto essente e si
perviene al dispiegamento e alla custodia o alla cura. Progettare, costruire e
dare forma in senso plastico-figurativo accadono sempre nel già svelato della
dizione e del dire, per ciò non sono mai, linguaggio, bensì autopoiesis ogni
volta originale nella singolarità: la determinatezza dell’essenza
dell'ontopoiesis in quanto progettare non esaurisce la sua essenza. Senza lo
sguardo o l'essere-in-vista-dell'essere nell’essenza pura dell'autopoiesis, non
si apprende ancora il divenire della verità. Soprattutto, non si afferra
concettualmente in quale senso la sublymità sia necessaria per il divenire
della verità. L’essenza piena dell'ontopoiesis viene in luce nella risonanza:
ontopoiesis – l’essenza del sublyme – è la risonanza ab-scissa dell’essere. Non
produzione dell’essente. Ma che cosa significa essere, a differenza
dall’essente? Quell'essente qui, l’organo, lo cogliamo nella sua differenza .
L’organo è. Ma l' essere lo si percepisce a fatica, sebbene si sia altrettanto
certi che l’organo è e non è, così come si sappia che è un organo, nonostante
tutto il grande buon senso e la sua prossimità alla vita, cos’è più prossimo
dell’essere? Cosa sarebbe l’organo e ciò che è consueto, senza l’essere? Si
percepisce l’essere e il suo concetto se si intuisse quella svelatezza, che
appare nel progetto autopoietico. L’essere è quel che cosa e l’essente, è
disascoso o svelato ed ascoso. L’essente è di per sé soltanto in forza
essenzialmente per l’essere-sublime: l’essere in libertà: essere un fondamento,
la fondatezza, l'evento della singolarità iniziante che si dà o si eventua
quale dinamica ontokronotopia. Con- fondazione, inizio ontogenesi ascoltati
distintamente e compresi nella singolarità in transcendenza sublyme in
autopoiesis della risonanza dell’essere, il progettare la svelatezza come
l’alterezza dal consueto.
Il progetto
rilascia liberamente qualcosa che non soltanto non compare mai a partire dal
sussistente e dal consueto, ma nemmeno può mai essere compreso dal sussistente.
Il progetto è alterezza ab-scissa in quanto gettatezza della fondatezza. Cosa
significa alterezza nell'ontogenesi di fondazione e inizio, e in che modo quel
che con ciò è nominato coappartiene al progetto in modo conforme o aderente in
inerenza all’essenza? La verità in quanto svelatezza è sempre disvelatezza
della contrastanza, eristika in cui tutto l’essente e l’inessente è nella
stabilità strutturale e a partire da cui si kripta o dekripta in quanto
schiudentesi. In tal modo, la contrastanza resta sempre gettata in quell’oscuro
abisso: la contrastanza, in che modo è? Entrambe le modalità dell’essere sono
possibili soltanto se l’esserci-sublyme si getti nella contrastanza, ovvero si
dà nel meson dell’essente in quanto essente e inessente, ovvero per l’esserci.
Mentre l’essere-sublyme è la contrastanza eristika, diviene la risonanza
sublyme. Nel progetto autopoietico, altrimenti dal consueto, la svelatezza si
getta sempre svelata nella contrastanza, sempre progettata in anticipo ciò
significa che il progetto ontopoietico viene aggettato dall’esser-ci-sublyme:
la contrastanza eristica nella sua svelatezza dall’estatizzazione in ciò che è dato-in-attività e dalla
custodia di ciò che è dato-in-risonanza: la sublyme-bellezza: la contrastanza
c' è soltanto se il sublyme saprà essere sublyme. Il sublyme è già sempre
gettato nella sua contrastanza eristica. Hölderlin è colui che autopoietizza il
sublyme. Ma questo aggetto è sublyme, in modo conforme aderente e inerente
all’essenza, è ontopoiesis. Se però il progetto è autopoiesis, allora l’aggetto
non sarà qualcosa di preteso, ma la svelatezza dell’esserci sublyme, già
gettato. Ciò in cui il sublyme è gettato è l'estasy, lo schiudentesi fondamento
su cui il gettato, viene a riposare. Il progetto che conformemente aderisca
all'inerenza dell’essenza è aggetto progetta soltanto se dall’ascoso fondamento
trae fuori una svelatezza, se ciò che è dato-in-dinamica è dato-in-risonanza
nel fondamento in quanto destinanza ascosa e da disascondere. Nel progetto, fa
ingresso nella disvelanza, al fondo, non è un che di estraneo, bensì soltanto
il più proprio, fin qui ascoso, dell’esserci sublyme. Il progetto viene dal
nulla, non discende dal fin qui vigente;non viene dal nulla, perché , in
aggettanza, trae fuori l’ascosa e trattenuta destinanza, la getta nella
fondatezza e la fonda in senso autentico, quale progettare la risonanza è al
contempo, essenzialmente il fondare. La svelatezza può diventare svelatezza
della verità, in tal senso può accadere, soltanto se il progetto è un progetto
fondante. Ma fondante lo è mentre si dà schiudentesi nell’aperto e precisamente
in quanto la schiudentesi, nella sua controversia col mondo progettato. Poiché
il sublyme in quanto autopoiesis è transonanza, progettante fondare, autoevento
della transonanza nell'alterezza e nella svelatezza, cioè la verità, in tale
modalità che venga a contendere il contenzioso . La verità accade soltanto in
quanto svelatezza , viene in ekstasy soltanto nel sublyme.
L’essenza del
sublyme come risonanza dell’essere è il fondamento del sublyme. L’essere del
sublyme non consiste nel fatto che è sussistente come essente, ma che si attiva
in quanto contenzione della disvelanza dell’essere sublyme. Perciò il sublyme
possiede senz’altro quell' eminente alterezza, è stabile in sé e si riprende da
tutto il sussistente.
L’essenza del
sublyme è sublyme perché il sublyme deve essere, la sua essenza nel dire la
verità a del pensiero nel concetto, nel portarla nell’impresa essenziale, nel
sublyme. La sublymanza è l'ontogenesi della verità, è un’essenza, il sublyme è
la verità, è il fondamento del sublime: ma il sublyme c'è?
Esiste il sublyme
di per sé? che cosa è il sublyme?
Nel sublyme è in
ekstasy l’accadere della verità, nel sublyme, la verità è in ekstasy. La
sublymanza della verità, questa è l’essenza del sublyme. La sublymanza è la
verità in ekstasy: il sublime è la verità. Donde viene ? Forse, dal nulla? è
proprio così quest’oscuro abisso inizia l'evento del sublyme. L’inizio del
sublyme è sempre la libertà, quale estasy dell'esserci.
L’essenza del
sublyme in quanto ekstasy che si eventui in verità è l’origine sublyme di
Hölderlin: l’essere-sublime eventua l’aletheia ontologica quale sublymanza
dell’essere nel sublyme. C’è l’interessere tra le tre varietà di verità e c’è
l’interesserci epistemico nel senso che tutte le varietà-verità si danno, si
offrono alla mondità quale comprensione del mondo, mentre l'esserci comprende
l'essere in transcendenza estatica immaginaria, o in transcendenza ontica o
fenomenica o analitica dell’essere delle entità quale prova ontologica o
ontoteologica o ontoteleologica o transontologica dell’esistenza
dell’essere-sublyme o quale transcendenza transepistemica
dell’esser-epistemè-del-sublyme o dell’essere transepistemica transontologica
del sublyme. Anzi solo la verità ekstatika del sublyme discopre sia la
transermeneutica sia la transepistemica transontologica dell’essere sublyme
dell’esseRe, mentre la metafisica della verità o l'analitica o la fenomenologia
o l'ontica della verità si adeguano al paradigma trascendente della metafisica
analitica fenomenica. Qualora si desideri comprendere anche l’essere sublyme
delle entità mondane è consentito anche privarsi dell’ontologia per affidarsi
alla classica ermeneutica epistemica o alla transcendenza epistemica o alla
trascendenza analitica o alla
trascendenza fenomenica per discoprire solo le verità delle entità della
mondanità o le verità metafisiche o le verità trascendenti analitiche fenomeniche:
l’ontologia fondamentale del sublyme, la domanda sull’essere-sublyme dalla
quale il pensiero europeo sorge, viene invece declinata come analitica
esistenziale del sublime, come descrizione accurata del sublime, rigorosa,
ontologica della dimensione ontica del sublime in cui il fare e l’essere-sublyme
quotidiano degli esseri si svolge quale transcendenza del sublime o
transcendenza ontologica immaginaria del sublyme. Esserci nel sublyme, quale
dasein nel sublyme, esistere nel sublime, o abitare poeticamente il mondo-tempo
nel modo sublyme, è declinato da Heidegger in transcendenza exstatica del
sublyme, dopo essere sempre stato solo analizzato in trascendenza dinamica o
trascendenza analitica fenomenica kantiana, lì l'esserci o il dasein o
l’esistenza è una
posizione, è la
condizione per avere predicati, non è un predicato; mentre nella Critica della
ragion
pura, l’esistenza
diventa un concetto puro della categoria di modalità, torna ad essere il
dasein: si può considerare
l’esistere un
predicato? Se sì, si ha una trascendenza epistemica o transepistemica; se no,
non è un predicato, è quindi una problematica anche delle categorie di
Aristotele, tradotte da Boezio con “praedicamenta” o pre-dire o prevedere : la
prima categori
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